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Sinner, lo sfogo del fisioterapista Naldi: "Io professionale al 100%"

Il fisioterapista allontanato dopo il caso doping: "Fa male"

Giacomo Naldi
Giacomo Naldi
25 agosto 2024 | 11.44
LETTURA: 2 minuti

Giacomo Naldi, ex fisioterapista di Jannik Sinner, si congeda con un lungo post su Instagram dopo il caso doping che ha coinvolto il numero 1 del tennis mondiale. Sinner, positivo a due controlli in primavera, non è stato sanzionato perché la positività è stata provocata da una contaminazione accidentale. Naldi, che ha utilizzato uno spray contenente clostebol su un proprio dito, ha trattato l'atleta senza utilizzare guanti: da qui, la positività di Sinner. Il fisioterapista, come il trainer Ferrara, non fa più parte del gruppo di lavoro dell'azzurro.

"Un anno e mezzo fa mi sono unito ad un gruppo di lavoro fantastico, composto da brave persone, grandi professionisti, compagni di viaggio. Con loro ho vissuto momenti di gioia e dolore, condiviso emozioni, assaporato vittorie e sconfitte. Con le persone di questo gruppo, ho creato un legame forte, ma soprattutto ho potuto raggiungere traguardi storici, che ci hanno portato nella storia del tennis italiano. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questo grande Team, consapevole di aver dato il massimo, di essere stato professionale al 100% ma anche di aver dato di più, perché quando ci metti il cuore è certo che dai di più. Fa male pensare di non esserne più parte, dura non essere nel box con voi e tifare per Jannik, ma dovrò abituarmici in fretta", dice Naldi nel post.

Il fisioterapista ringrazia per il "viaggio bellissimo", che definisce "una storia indimenticabile", e fa l'in bocca al lupo al tennista numero 1 al mondo "per una grande carriera". Ringrazia anche "tutte le persone che in questi giorni non hanno giudicato superficialmente" e sottolinea: "E' proprio vero che esistono due binari della giustizia: quella vera sancita dai Tribunali e quella (purtroppo più efficace) sancita dai media. Quest’ultima troppo spesso superficiale e raramente basata sui fatti concreti, che in questo caso, peraltro, sono pubblici. Da spettatore mi sono sempre chiesto quale fosse l’obiettivo di spettacolarizzare le vicende giudiziarie, se non quello di giudicare, creare o distruggere le persone e la loro reputazione. Oggi che ne sono protagonista, ne ho la conferma!".

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