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Moses Pendleton: "Negli Usa ormai viviamo in un reality, democrazia invecchiata"

Il grande regista e coreografo, fondatore dei Momix, sarà all'Olimpico per la Filarmonica Romana dall'1 aprile: 'In molti cercano un leader forte che li guidi', stiamo scivolando verso l'autocrazia. E ripensando la parola 'libertà', quella di decidere, di votare, di scegliere. Ma spesso si sceglie...di non scegliere".

Il regista e coreografo americano Moses Pendleton
Il regista e coreografo americano Moses Pendleton
28 marzo 2025 | 18.32
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"Stiamo vivendo, oggi, negli Stati Uniti un momento molto difficile, come all'interno di un reality. Tutto deve essere 'sensazionale', stupefacente nel mio Paese. C'è il timore, a mio avviso, che questa situazione possa però trasformarsi una sorta di droga". Così Moses Pendleton, regista, coreografo, tra i maggiori illusionisti dello spettacolo dal vivo, rispondendo a una domanda sulla situazione negli Usa, alla presentazione dello spettacolo 'Momix', in scena dal primo al 13 aprile, al Teatro Olimpico di Roma, con l'omonima compagnia, ospite dell'Accademia Filarmonica Romana.

"E' un periodo oscuro e pericoloso per il mondo, uno stravolgimento tellurico - ha aggiunto Pendleton -. La democrazia negli Stati Uniti ha circa 250 anni di vita, forse è invecchiata. E' come una casa che deve essere rimaneggiata, restaurata. Da una parte ci sono i Democratici, dall'altra i Repubblicani, bisogna trovare un dialogo, un compromesso come nei rapporti con la Russia e la Cina, perchè la casa non crolli del tutto. Negli Stati Uniti tutti i cittadini hanno votato liberamente e democraticamente - ha proseguito - ma a volte penso che la maggior parte di loro abbia bisogno piuttosto di un leader forte, di un capo, di un re che prenda decisioni al loro posto, una democrazia, in pericolo, insomma che sta scivolando verso l'autocrazia, l'oligarchia. Stiamo ripensando la parola 'libertà', quella di decidere, di votare, di scegliere. Ma spesso si sceglie...di non scegliere".

Secondo Moses Pendleton, anche gli artisti devono potersi 'schierare'. "Io lo faccio attraverso i miei spettacoli. Anche una messa in scena è un atto politico, comunicando e interagendo con il pubblico. Quando preparo un debutto - ha ricordato ancora - mi chiudo in me stesso, silenzio e solitudine, mi 'infilo' sotto terra per recuperare radici ed energia, per poi poter germogliare e rinascere quando sarà il momento". Poche parole su Elon Musk. "E' un uomo della Silicon Valley e vorrebbe cambiare il mondo".

Poi, sullo spettacolo 'Momix' in arrivo a Roma: "Ritorno volentieri nella vostra città, solare, vitale, energia allo stato puro. Il segreto del mio successo e della mia longevità. Energia da cercare, afferrare, desiderare anche con l'aiuto degli amici", ha aggiunto. Grandi classici e alcune novità in programma nella Capitale, dove Pendleton ritorna ogni stagione dal 1980, tra leggerezza e spensieratezza, trasformismi, acrobazie e sfide alla gravità ma soprattutto con spettacoli ironici e surreali. Sono questi alcuni degli ingredienti delle creazioni in cartellone all'Olimpico. Una carrellata di evergreen, brani estratti da 'Bothanica', ispirato alle Quattro Stagioni di Vivaldi, 'Table Talk', 'Baths of Caracalla', l'omaggio a Roma, 'Sun Flower Moon', 'Red Dogs' che prende spunto dai Balloon Dogs dell’artista statunitense Jeff Koons e 'Floating', una novità per la capitale, nato sulle sonorità trance degli Shpongle. Due coppie realizzano effetti a specchio in sensuali sculture che si muovono al rallentatore come fluttuando nell’aria. E proprio oggi Moses Pendleton ha festeggiato 76 primavere, portati magnificamente. "Riscopro la forza vitale nella natura, tra gli animali, tra i miei amati fiori. Mi hanno chiamato 'alchimista' - ha ricordato il coreografo americano - un appellativo che mi si addice. In fondo il nome della compagnia e dello spettacolo 'Momix', significa proprio questo, scegliere, mettere insieme, miscelare, centrifugare, quasi un principio alchemico".

E sul futuro del teatro, Moses Pendleton ha sottolineato: "Le nuove generazioni sono dipendenti dagli smartphone. Forse sarà quello il futuro dello spettacolo dal vivo, a mio avviso non una rivoluzione ma una 'devoluzione' e ricordiamoci che all'interno di questa parola c'è il suffisso 'devil', diavolo. Ma chissà se un giorno non sarà l'intelligenza artificiale a rispondere a tutti i nostri quesiti", ha concluso.

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