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'Malamore' arriva nelle sale, una storia tra relazioni tossiche e criminalità

Le protagoniste Giulia Schiavo e Antonella Carone e la regista Francesca Schirru raccontano il film all'Adnkronos

da sinistra: l'attrice Giulia Schiavo, la regista Francesca Schirru e l'attrice Antonella Carone
da sinistra: l'attrice Giulia Schiavo, la regista Francesca Schirru e l'attrice Antonella Carone
28 aprile 2025 | 18.59
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"Siamo partiti analizzando dei fatti di cronaca per poi sviluppare una storia totalmente nuova che racconta le relazioni disfunzionali. Un tema che abbiamo inserito nella criminalità organizzata, un contesto secondo me giusto per portare all'estremo il racconto e che rispecchia la disfunzionalità sotto ogni punto di vista". A parlare all'Adnkronos è la regista e sceneggiatrice Francesca Schirru, che arriva dall'8 maggio nelle sale con 'Malamore' (distribuito da 01 Distribution). Il film - prodotto da Altre Storie con Rai Cinema - segue Mary, interpretata da Giulia Schiavo: è la giovane amante del pregiudicato Nunzio, interpretato da Simone Susinna, sposato a sua volta con la capoclan Carmela, interpretata da Antonella Carone. Quando la ragazza incontra Giulio, interpretato da Simon Grechi, il nuovo insegnante di equitazione del maneggio che frequenta, trova la forza di troncare questa relazione tossica. Nunzio, in attesa di uscire dal carcere da dove continua a gestire i suoi business e traffici illeciti, invia il suo sgherro Michele (Antonio Orlando), amico d’infanzia di Mary, per metterla in guardia e cercare di farle cambiare idea. Ma Mary vuole finalmente sentirsi libera e decide di partire per qualche giorno con Giulio. Una scelta che scatena l'ira di Nunzio portando a tragiche conseguenze.

"L'emancipazione passa anche attraverso il superamento di tante attitudini quotidiane che noi donne, in primis, mettiamo in atto anche senza volerlo, come alcune piccole forme di autosabotaggio. Nel caso di Carmela è il sentirsi in colpa o inadeguata di fronte ad una maternità mancata. Mi auguro che un giorno riusciremo a liberarci da certi pesanti stigma sociali", sottolinea Antonella Carone, che torna sul grande schermo dopo il successo di Perfidia, la villain della saga cinematografica dei Me Contro Te: "In questo punto della mia carriera, Carmela ha rappresentato una bellissima sfida professionale. Con 'Malamore' ho fatto un viaggio nella fragilità di questa donna inserita nel contesto della mafia pugliese, avendo la possibilità di esplorare le zone grigie, i confini sfocati tra bene e male. E la vita è proprio così", spiega l'attrice, che sottolinea come oggi più che mani "le parole sono importanti. Spesso sento parlare di 'amore tossico', ma è un ossimoro. L'amore non può essere tossico. Piuttosto dovremmo parlare di relazione tossica, che non ha nulla a che fare con l'amore". Malamore' "pone l'accento sulla solitudine che rende ancora più indecifrabili le relazioni, che sfociano nella disfunzionalità tra violenza e ghosting. Ma anche sull'incapacità di guardarci negli occhi e costruire un dialogo". Per questo "penso che sia una storia che può e deve parlare alle nuove generazioni", dice Carone.

"Oggi leggiamo notizie di relazioni tossiche" e "penso che 'Malamore' sia uno specchio in cui guardare sé stessi e ciò che ci circonda, con la speranza che le donne, ma anche gli uomini, possano trovare un'occasione per riflettere". Alle donne "dico che c'è sempre una via di fuga possibile, il senso di colpa è distruttivo", dice Giulia Schiavo, che ha accolto questo ruolo "a braccia aperte. E' stata una sfida complicata, intensa e dolorosa". Per la regista "noi donne finiremo di sentirci sbagliate quando riusciremo ad abbandonare il senso di colpa che abbiamo innato dentro di noi". Con 'Malamore' "voglio mostrare un'altra strada che possiamo percorrere: arrivare alla consapevolezza del nostro valore, che non deve essere quantificato dagli altri ma da noi stesse".

Per Schirru, Carone e Schiavo oggi "è fondamentale che venga introdotta nelle scuole l'educazione sentimentale". Prima di fare questo film "pensavo che fosse un problema legato alla sessualità", dice la regista. Lavorando su 'Malamore' "mi sono confrontata con diverse psicologhe, che mi hanno posto la questione delle relazioni: c'è un senso di inadeguatezza nella gestione dei rapporti umani". L'atto violento "sembra quasi l'unica via possibile per sostenere certe emozioni fortissime che investono anche i giovanissimi". L'educazione ai sentimenti ma anche alla fragilità "è un buon punto di partenza per cambiare rotta", dice la regista, che aggiunge: "Noi oggi siamo abituati a ottenere ciò che desideriamo, siamo figli del capitalismo. Però questo non funziona anche con i rapporti umani, creando così una frustrazione nella gestione delle relazioni". Su questo "c'è ancora molta strada da fare, sulla figura femminile qualcosa sta cambiando. Un esempio? Il recente successo delle donne dietro la macchina da presa", nota Schiavo.

Il cinema "può essere un valido strumento per alimentare il dibattito. Oggi sentiamo e leggiamo tante notizie legate alla violenza di genere. Averne a che fare quotidianamente rischia di normalizzare il tema e non renderlo più straordinario, ma è importante continuare a parlarne", conclude Schirru. di Lucrezia Leombruni

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