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Il Gattopardo, Deva Cassel: "Non mi sono ispirata a Claudia Cardinale"

La vicepresidente per i contenuti italiani Netflix Tinny Andreatta: 'La serie rispecchia la nostra ambizione artistica e produttiva'

Una scena de 'Il Gattopardo
Una scena de 'Il Gattopardo" - Netflix
25 febbraio 2025 | 17.13
LETTURA: 3 minuti

Arriva su Netflix la miniserie 'Il Gattopardo' ed è Deva Cassel a ereditare il ruolo di Angelica, che nell'omonimo film del 1963 diretto da Luchino Visconti fu di Claudia Cardinale. "Per me è stato un onore incarnare il personaggio che ho letto nel libro, ci siamo ispirati a quello. Ho preferito non ispirarmi al lavoro fatto da Claudia Cardinale, avevo visto il film tanti anni fa e non l’ho voluto riguardare, ho voluto affidarmi ai registi e alla loro idea", dice l'attrice, sintesi perfetta di mamma Monica Bellucci e papà Vincent Cassel.

Netflix, insieme ai produttori Indiana Production e Moonage Pictures, non ha badato a spese (ma il budget non è dato saperlo) per la miniserie ispirata al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: oltre 100 giorni di riprese, 70 attori, 300 stunt, 5.000 comparse, circa 100 animali (tra cavalli, muli, asini, animali da fattoria) e 12 addestratori, quasi 10 giorni per girare le scene di ballo (Ballo della Liberazione e Ballo Ponteleone), circa 130 mezzi di scena (tra carrozze, carretti e barche). E ancora: 3.500 metri di tessuti ricamati e realizzati appositamente per i costumi delle donne (cast e figurazione) e 100 parrucche per gli attori e attrici protagonisti (ogni personaggio ha circa 6 cambi di look di acconciature), e molto altro. "Rappresenta la nostra ambizione artistica e produttiva", dice la vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix Tinny Andreatta, in occasione della conferenza stampa al Grand Hotel Plaza a Roma (location di uno dei balli).

Diretta da Tom Shankland (episodi 1-2-3-6), Giuseppe Capotondi (episodio 4), Laura Luchetti (episodio 5) e scritta da Richard Warlow e Benji Walters, la serie esplora il potere, l'amore e il cambiamento nella Sicilia dei moti del 1860 attraverso la storia di Don Fabrizio Corbera, per tutti il Principe di Salina. "Quando ho letto la sceneggiatura mi sono subito scontrato con quest’immagine di un uomo alto e forte, io invece mi percepisco fragile. Per me è stato un triplo salto mortale, per interpretarlo non solo mi sono avvicinato al suo intelletto sopraffino ma ho dovuto prendere un po' di massa muscolare e lavorare su una voce profonda", racconta Kim Rossi Stuart, interprete del Principe di Salina. "C’era qualcosa in questo personaggio - aggiunge - che mi ha emotivamente trascinato. In questa sala del Plaza abbiamo girato la scena del ballo del sesto episodio ed è stata molto emozionante".

Nei panni di Concetta, la figlia del Principe di Salina, c'è Benedetta Porcaroli. "Nel romanzo il mio personaggio non ha uno sviluppo narrativo", quindi "ho lavorato molto di immaginazione, l'ho pensata come una ragazza che si porta dentro una rivoluzione per quell’epoca e che fa da contraltare alla figura maschile e ingombrante del papà, con il quale cerca di instaurare un dialogo con lui", spiega l'attrice.

Mentre l'Angelica di Deva Cassel "è un personaggio con tanti strati, viene da un passato umile che avuto un’educazione per entrare in questa cerchia nobiliare, prova in ogni modo a entrare in questo mondo", infatti, "è cresciuta seguendo le indicazioni del padre ed ha iniziato a usare la sua bellezza non solo per rispondere ai voleri del papà ma anche per trovare una sua indipendenza", ma la realtà "è che lei sta vivendo una battaglia interna, prova di tutto per attaccarsi a qualcuno, in questo caso a Tancredi per avere il suo posto in quel mondo". Nei panni di Tancredi c'è Saul Nanni. Amanti non solo nella serie, ma anche nella vita. Durante le riprese tra lui e Deva è sbocciato l'amore: i due, in conferenza, non hanno smesso di scambiarsi sguardi di intesa. Tornando alla serie, "il mio Tancredi (nel film interpretato da Alain Delon, ndr) rappresenta un ragazzo che vuole prendere la vita a morsi per trovare il suo posto nel mondo", spiega l'attore.

Alla domanda sul perché una storia che rappresenta l'italianità sia stata scritta da sceneggiatori inglesi, Andreatta risponde: "Mi ha convinto la loro visione, così come quella del regista. Attraverso gli attori e al resto del cast abbiamo immerso il progetto nell'italianità".

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