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Ghemon: "Nella scena musicale mi spaventa l'omologazione"

L'artista torna con il nuovo album 'Una cosetta così' dove unisce musica e stand up comedy, 'la trap? Deve uscire da stereotipi, resterà solo chi ha qualcosa di importante da dire

Ghemon (Foto di Danijel Cvijic Dic)
Ghemon (Foto di Danijel Cvijic Dic)
14 gennaio 2025 | 13.19
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"Non mi piace l'omologazione. In un mondo quasi monoculturale, in cui le cose vanno fatte solo in una maniera, quello che mi spaventa è la mancanza di spazio per chi sceglie di andare controcorrente". Così Ghemon, all'anagrafe Giovanni Luca Picariello, racconta all'Adnkronos il suo ultimo progetto artistico che sfida le convenzioni unendo musica e stand up comedy. 'Una cosetta così' è il nuovo album dell'artista di Avellino, classe 1982. Dopo oltre 70 repliche dello spettacolo dal quale prende il titolo, scritto dallo stesso cantautore insieme a Carmine Del Grosso, e a distanza di quattro anni dal suo ultimo lavoro discografico, Ghemon torna con un progetto unico in Italia, ma ben radicato nella tradizione degli album comici americani. Attraverso questo lavoro, Ghemon non solo segue le orme di grandi nomi italiani come Gaber e Jannacci, ma implementa anche un'impronta personale che mescola hip hop, neo-soul e jazz contemporaneo con esilaranti performance live.

"Sono sempre stato appassionato di comicità e stand-up. Dopo anni importanti, due festival di Sanremo e due dischi, ho avvertito il bisogno di esplorare questa passione, iniziando da zero nei locali piccoli, a volte sotto un nome finto", racconta Ghemon. Il risultato è stato un tour di successo che ha culminato in una performance esaurita al Teatro Arcimboldi di Milano l'8 novembre. "Volevo aprire quella porta che mi avrebbe permesso di avere un formato nuovo, più libero, con cui non dovevo per forza inseguire la logica delle playlist e del mercato. Volevo creare uno spazio tutto per me".

La cosa più difficile? "Fare tutta la trafila provando a essere credibile per il pubblico e sentire che questo può essere una parte importante della mia carriera". Ghemon ricorda poi la sua esperienza con il Festival di Sanremo, la prima nel 2019 con 'Rose Viola' e nel 2021 con 'Momento Perfetto' quando arriva solo al 21esimo posto: una grande delusione per l'artista. "Credevo fermamente nella mia canzone e mi sentivo in ottima forma, soprattutto dopo il Sanremo precedente che era stato brillante. Avevo speranze di confermare quel successo. Tuttavia, le cose non sono andate come previsto. Sono cose che capitano nella vita. Bisogna accettarle, adattarsi e andare avanti. Ho scelto di parlarne apertamente nel mio spettacolo per rompere la 'quarta parete', per rimuovere il velo su un mondo che può sembrare perfetto e luccicante dall'esterno, ma che in realtà è soggetto a cadute proprio come qualsiasi altro settore", racconta l'artista che al momento esclude un ritorno alla kermesse canora: "A meno che non mi chiamino a condurre il dopo festival".

E Ghemon è stato anche tra i primi artisti ad accendere un faro sul tema della salute mentale. "Il continuo confronto con i numeri, come le visualizzazioni su YouTube o gli ascolti in streaming, mette pressione sugli artisti, specialmente i nuovi, che vedono altri raggiungere milioni di ascolti e si sentono inadeguati con i loro 5.000 streaming iniziali. Questa costante competizione è problematica e può distorcere il valore reale dell'arte e del talento". E confessa: "Grazie alla mia passione per la corsa, ho imparato che non ha senso competere sempre per essere il primo. Piuttosto, il vero obiettivo dovrebbe essere migliorare le proprie prestazioni rispetto alle gare precedenti. Questa realizzazione richiede di affrontare direttamente le sfide, anche se significa inciampare lungo il percorso".

Purtroppo, sottolinea Ghemon, "viviamo in un mondo che tende a uniformare tutto, e chi propone qualcosa di diverso rischia di non trovare spazio. Ad esempio, la stand-up comedy ha ancora una sua scena e un pubblico, ma nel mondo della musica, i generi come il rap o l'indie rock stanno convergendo sempre di più verso il pop, rendendo difficile distinguere e sostenere scene musicali diverse". Riguardo alle controversie sui testi rap e trap, Ghemon risponde: "Non è corretto etichettare il rap come un genere misogino per sé; piuttosto, riflette la misoginia prevalente nella società che si esprime attraverso stereotipi. È fondamentale che il rap si evolva per rimanere al passo con i tempi, ampliando i suoi orizzonti e sfidando questi stereotipi".

"Come la comicità ha molteplici forme, così il rap e suoi derivati come la trap, che è una forma più moderna del rap, hanno diversi aspetti e sfaccettature - spiega l'artista -. Anche se la trap porta con sé alcuni stereotipi, credo che con il tempo questi verranno superati e resteranno in evidenza solo quelle personalità che hanno veramente qualcosa di importante da dire". Infine, progetti futuri: "Sto scrivendo un libro e continuo a esplorare il mondo della stand-up e sto componendo nuova musica. In un mondo in cui è possibile finire una canzone e pubblicarla online in pochi minuti, o scrivere un pezzo di stand-up nel pomeriggio e esibirsi la sera stessa, scelgo il riscontro immediato della risata e non so se mi bastano i like". di Loredana Errico

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