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Acqua, nel 2019 bollette più salate (+2%): Toscana la più cara

I dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva: cittadini soddisfatti del servizio ma vorrebbero più trasparenza su qualità e bollette. I livelli di soddisfazione diminuiscono spostandosi dal Nord verso il Centro e il Sud

Acqua, nel 2019 bollette più salate (+2%): Toscana la più cara
12 giugno 2020 | 11.02
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Aumenta il costo dell’acqua: +2% rispetto al 2018. Nel 2019 una famiglia italiana ha speso in media 434 euro per il servizio idrico integrato e la regione più cara è la Toscana. A scattare la fotografia è l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva realizzato nell'ambito del progetto 'Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino', finanziato dal ministero dello sviluppo economico (DM 7 febbraio 2018). Le tariffe sono indicate rispetto ad una famiglia tipo di tre componenti ed un consumo annuo di 192 metri cubi.

Le regioni centrali confermano il primato per le tariffe più alte con 595 euro annuali (+2,7% rispetto al 2018) ma l’incremento maggiore si rileva nel Sud e Isole (+3,1%). A livello regionale, le famiglie più 'tartassate' risiedono nell’ordine in Toscana (688 euro), Umbria (531 euro), Marche (527 euro) ed Emilia Romagna (511 euro). La regione più economica resta il Molise con 163 euro l’anno. Il maggior incremento tariffario (+6,3%) si registra in Abruzzo; scende invece dell’1,8% la tariffa media in Veneto. Costi invariati in Emilia Romagna, Liguria, Molise e Puglia.

Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all'interno delle stesse regioni. Ad esempio, in Sicilia, tra Enna (748 euro in media) e Catania (224 euro) intercorre una differenza di 524 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Lazio, Toscana, Lombardia, Liguria e Calabria. Fra i capoluoghi di provincia Grosseto e Siena si confermano le più care con una spesa media a famiglia di 781 euro, Isernia resta ancora la più economica con 130 euro. Gli incrementi più elevati si registrano a Crotone (+13,5%) e Varese (+12,3%), seguono Roma (+10,7%) e Palermo (+10,5%).

“Quello che emerge è un quadro che ancora una volta denuncia profonde differenze nell'erogazione del servizio idrico tra aree geografiche dell'Italia, confermando in maniera opprimente la questione irrisolta del 'water service divide': una parte del nostro Paese, in prevalenza Nord e Centro, in grado di realizzare investimenti e con elevate capacità gestionali, e un’altra parte invece, collocata principalmente nel Sud e nelle Isole, in cui l’inerzia e la mancanza di soggetti con le necessarie capacità economiche e gestionali hanno generato condizioni di stallo, che si ripercuotono sulla qualità e la disponibilità stessa del servizio offerto ai cittadini", dichiara Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva.

SPRECHI - Gli italiani detengono il primato europeo per il consumo pro capite di acqua al giorno (237 litri a fronte di una media europea di 120 litri). Con un uso più consapevole e razionale di acqua, quantizzato in 150 metri cubi invece di 192 metri cubi l'anno (pari a una differenza di 42 mila litri) l’anno, una famiglia spenderebbe 319 euro anziché 434 euro, con un risparmio medio di 115 euro circa a livello nazionale e fino a 211 euro per una famiglia toscana e 150 euro per una pugliese. Ad esempio, in un anno si possono risparmiare 42mc di acqua con questi piccoli accorgimenti: sostituendo, una volta su due, la doccia al bagno (risparmio di 4,5mc), riparando un rubinetto (21mc), usando lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico (8,2mc), chiudendo il rubinetto mentre si lavano i denti (8,7mc). Sul fronte della dispersione idrica, in riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, dagli ultimi dati Istat disponibili (2018) emerge che a livello nazionale va perduta il 37% dell'acqua immessa, con evidenti differenze nelle differenti aree geografiche e singole regioni: si va dal 45% nel Sud e isole, al 40% al Centro e al 29% al Nord. In testa per livelli di dispersione il Lazio con il 56%, segue la Sardegna con il 52% e l'Abruzzo con il 51%. Le cause sono da ricercare nella vetustà delle reti e degli impianti che, soprattutto nei grandi centri urbani, sono stati realizzati da oltre 30 anni nel 60% dei casi e da oltre 50 anni nel 25%.

SERVIZIO - Secondo dati Istat, l’86,6% delle famiglie si dichiara molto (22,2%) o abbastanza soddisfatto (64,4%) del servizio idrico, contro un 13,3% poco o per niente soddisfatto. I livelli di soddisfazione espressi dalle famiglie italiane diminuiscono spostandosi dalle aree del Nord verso il Centro e quindi al Sud e nelle Isole. Le criticità più marcate riguardano soprattutto Calabria, Sardegna e Sicilia, dove le famiglie poco o per niente soddisfatte rappresentano rispettivamente il 36%, il 35,1% e il 29,1% del totale.

In particolare una famiglia su tre si dichiara poco soddisfatta della comprensibilità delle bollette, quasi una su quattro di odore, limpidezza e sapore dell'acqua di rubinetto. Dalla analisi dell'Osservatorio delle Carte dei servizi, emerge inoltre che nel 63% non viene data alcuna informazione sul bonus sociale a disposizione delle famiglie e in un caso su tre nemmeno sulla qualità dell’acqua erogata. Nel 49% dei casi si fa riferimento a forme di coinvolgimento delle Associazioni di Consumatori nella redazione della Carta. Tuttavia, i contatti delle stesse associazioni appaiono solo sul 7,5% delle Carte esaminate.

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