"Programma di screening scade 31 dicembre e il Governo ha appena rifiutato di approvare un emendamento a costo zero per proroga e ampliamento test"
Le epatiti virali rappresentano uno dei principali problemi di sanità pubblica. Secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, circa 80 milioni di persone nel mondo sono affette dal virus dell’epatite C (Hcv), pari all'1,1% della popolazione mondiale, e nel nostro Paese si stima siano circa 200.000 gli individui portatori inconsapevoli del virus. "Per eradicare l’epatite C entro il 2030, come ci chiede l’Oms, è necessario trasformare lo screening per l’Hcv da sperimentale in strutturale. Dunque, ci chiediamo per quale motivo ogni anno bisogna sudare sette camicie per avere una proroga, esattamente come è successo anche quest’anno". Così Ivan Gardini, presidente Associazione EpaC-Ets, in occasione dell'incontro 'Epatite C: Obiettivo eliminazione, il momento è adesso. Strategie e modelli organizzativi per riscrivere la storia delle epatiti virali', promosso oggi a Roma da Gilead Sciences.
"Lo screening scade il 31 dicembre 2024 e il Governo ha appena rifiutato di approvare un emendamento a costo zero, firmato in larga parte da esponenti della maggioranza, sull'ampliamento della popolazione e delle fasce di età più a rischio – lamenta Gardini – Dunque, che intenzioni ha il Governo? Questa è la domanda che ci poniamo, quando dall'altra parte si chiedono ai gruppi di lavoro di fare una strategia nazionale con Hcv, Hiv e malattie sessualmente trasmesse". Tra le azioni da mettere in campo, secondo Gardini "sicuramente convincere i parlamentari a continuare a presentare degli emendamenti. Qui ci vuole la volontà politica di inserire l'epatite C come priorità nazionale. Questa è la vera prevenzione".
Il presidente dell’Associazione dei pazienti con Epatite C alle Regioni chiede di fare la loro parte: "Che fine faranno i soldi che hanno in cassa? Chi verifica che quei test acquistati non siano nel frattempo scaduti? Sono tante le domande alle quali la politica deve rispondere". Quindi sulle infezioni scoperte, "siamo fermi a 13.000 ma probabilmente ce ne sono molte di più, soprattutto nella fascia di età sopra i 60 anni. Il vero problema è il sommerso, difficile da stimare – evidenzia Gardini - perché parliamo anche di persone detenute in carcere, di persone che si rivolgono ai Serd per dipendenze. Ma secondo me si può pensare di identificare altre 100.000 infezioni". Tra le Regioni 'più virtuose' in fatto di screening per l’Hcv "sicuramente troviamo Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto", conclude.