Il giudice che ha pronunciato il verdetto era stato inserito nell'elenco delle persone sanzionate negli Usa con il Magnitsky Act, un provvedimento promosso dal dissidente insieme a Nemtsov
Il 'nemico del popolo' Vladimir Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere in Russia per tradimento, diffusione di notizie false sulle forze militari e per aver lavorato per una organizzazione ritenuta indesiderabile dalle autorità.
Il giudice che oggi ha pronunciato la condanna, Sergey Podoprigorov, è stato inserito nell'elenco delle persone colpite dalle sanzioni previste dal Magnitsky Act, la legge introdotta nel 2012 negli Stati Uniti per colpire individualmente i responsabili di abusi dei diritti umani, a partire da chi era coinvolto nella morte in carcere nel 2009 di Sergei Magnitsky, fiscalista arrestato nel quadro di una inchiesta montata dagli stessi funzionari che aveva accusato di essere coinvolti in una frode da decine di milioni di euro.
Era stato Kara-Murza, che oggi ha 41 anni, insieme a Boris Nemtsov, con cui aveva lavorato da quando ne aveva 18, l'oppositore ucciso di fronte al Cremlino nel 2015, a fare attività di lobbying negli Usa per l'adozione della legge che avevano loro stessi ideato. Il carcere in cui è detenuto, fra l'altro, è diretto da Dmitry Komnov, anche lui colpito dal Magnitsky Act, dopo aver diretto il carcere in cui Sergei morì in seguito ad abusi.
Per descrivere Kara-Murza, si può anche parlare della storia della sua famiglia, una famiglia di storici, giornalisti e vittime delle repressioni. Il nonno Aleksei, storico e giornalista di guerra sopravvissuto alla Battaglia di Stalingrado, prima della guerra deportato. Il bisnonno, Sergey Kara-Murza, giurista, opinionista. Il nonno materno, Voldemārs Bisenieks, rivoluzionario lettone, ucciso durante il Terrore. Il prozio Georg Bisenieks, diplomatico lettone, accusato di essere coinvolto nell'assassinio di Sergei Kirov e di aver spiato per la Lettonia e la Gran Bretagna nel 1934, anche lui condannato a morte. Il padre, Vladimir, è stato uno storico e un giornalista, proprio come il figlio che ha studiato storia a Cambridge.
Nel 2010, insieme a Nemtsov e altri l'oppositore Kara-Murza scrive l'appello "Putin deve andarsene". "Crediamo che non sia possibile introdurre nessuna reale riforma in Russia fino a che Putin detiene potere. Sradicare il putinismo è il primo passo necessario per una Russia nuova e libera".
"Dire che Boris Nemtsov abbia avuto un impatto sulla mia vita è un eufemismo. Non sarei chi sono ora. Non avrei fatto molte delle cose che ho fatto nella mia vita, se non fosse stato per lui. E' stato il muo mentore, maestro”, ha scritto di recente per Novaya Gazeta Europe. E pochi mesi dopo l'assassinio di Nemtsov, Kara-Murza viene avvelenato per la prima volta. La seconda sarà nel 2017. In entrambe le occasioni era stato seguito in precedenza da un team di agenti dell'Fsb. Riporterà una polineuropatia che si è aggravata in carcere, dove si trova dall'aprile dello scorso anno.
"Sono certo che il verdetto sarà il peggiore possibile. Questo è un processo spettacolo e l'esito sarà altrettanto emblematico. Ma so anche che il verdetto avrà poco a che spartire con la realtà. I prigionieri politici non scontano il loro tempo in carcere nel quadro di condanne formali, ma in funzione della situazione politica. E nel nostro Paese ha la tendenza a cambiare e a cambiare in modo inatteso", aveva commentato nei giorni scorsi. "La Russia sarà libera: ditelo a tutti", ha dichiarato oggi, dopo la condanna al termine del processo a porte chiuse che si è tenuto a Mosca.