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Migranti, Giorgia Meloni all'Onu: "Guerra globale ai trafficanti, Italia in prima linea"

Il presidente del Consiglio all'Assemblea delle Nazioni Unite: "Trafficanti non dicono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo"

Giorgia Meloni - Afp
Giorgia Meloni - Afp
21 settembre 2023 | 01.48
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L'Onu deve condurre una guerra globale ai trafficanti di esseri umani. L'Italia vuole essere in prima fila in questa battaglia. E' un passaggio dell'intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. "Sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. E per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l'Italia intende essere in prima fila su questo fronte", dice Meloni.

Dietro la guerra in Ucraina, il ragionamento della presidente del Consiglio, c'è "una scelta. Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili. Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell'immigrazione illegale di massa".

"Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l'Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l'importante per loro è solo il margine di guadagno", prosegue.

"E' questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa. Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite", la convinzione della premier.

"Perché davvero - chiede Meloni - una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo 'la fede nella dignità e nel valore della persona umana' può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio? Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto per volumi di denaro il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi?".

"Davvero questa Assemblea - incalza la presidente del Consiglio -, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata?".

"Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere in via prioritaria non chi ne ha davvero diritto ma piuttosto chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no", e per questo la premier 'chiama' le Nazioni unite a una "guerra globale i trafficanti di vite umane".

L'ITALIA E IL PIANO MATTEI PER L'AFRICA

Occorre "offrire un’alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile. Saremo i primi a dare il buon esempio con il 'Piano Mattei per l'Africa', un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l'interesse nazionale italiano con il diritto degli stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso", dice.

"Il punto centrale - prosegue - è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l'uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più. Nazioni vengono invase, la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù, tutto sembra voler mettere a repentaglio la sacralità dell'essere umano".

Con l'Africa l'approccio è stato "spesso predatorio", ora "occorre invertire la rotta". "Il Processo di Roma, avviato a luglio con la Conferenza su Migrazioni e Sviluppo, abbiamo coinvolto le nazioni mediterranee e diverse nazioni africane su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali - dice Meloni -: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altro, con l’obiettivo di garantire il primo dei diritti, che è il diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, trovando nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione".

"Anche qui - va avanti la presidente del Consiglio - bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. L'Africa non è un continente povero. E' al contrario un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L'Africa non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l'approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico. Occorre invertire la rotta. L'Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi".

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