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Ilaria Salis: "Occupare case non è da furbetti, ma è logorante"

Sui social il lungo post della neo europarlamentare: "Essere occupante è uno stigma sociale, vuol dire essere trattati come criminali per aver cercato di vivere in modo dignitoso"

Ilaria Salis - Fotogramma
Ilaria Salis - Fotogramma
24 giugno 2024 | 08.05
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"Vivere in una casa occupata non è una svolta, non è qualcosa da 'furbetti'. E' logorante". Così Ilaria Salis in lungo post sui social per parlare di case popolari, occupazioni e questione abitativa. Dopo le polemiche, la neo europarlamentare scrive - "come promesso" - sulla questione occupazione a Milano.

"Davvero è tutta colpa degli occupanti?", chiede Salis nel post dopo aver snocciolato una serie di dati sulla città e le assegnazioni mancate degli alloggi. "Innanzitutto - si risponde -, si sappia che le case occupate – circa tremila (dati Confedilizia, sett. 2023) – rappresentano solo una piccola parte delle case sfitte, un numero di gran lunga inferiore a quello di abitazioni lasciate vuote. L'abbandono è letteralmente ovunque. Tutti abbiamo gli occhi per vedere, ma non tutti hanno l’onestà intellettuale di ammettere questa verità, triste e scomoda per chi è incaricato di gestire l'edilizia pubblica".

"Quando viene occupata una casa non assegnata, che generalmente si trova in condizioni fatiscenti ed è abbandonata da anni - scrive ancora -, l’accusa di sottrarre il posto ad una persona in lista d’attesa semplicemente non regge. Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket o ai palazzinari. Affermare il contrario, è bassa retorica politica volta a mettere gli uni contro gli altri, affinché nulla cambi".

Perché "qualsiasi abitante di un quartiere popolare di Milano sa benissimo che a seguito di uno sgombero non avviene mai una riassegnazione. Le case vengono chiuse, murate e lamierate, alle volte sono anche distrutte dagli addetti agli sgomberi. Di regola, fanno il deserto e lo chiamano legalità", continua Salis.

Dunque, spiega, "incolpare gli occupanti per il dissesto dell'edilizia popolare pubblica sottolinea o la malafede di chi ben conosce il vuoto pneumatico delle politiche sull'abitare, l’incompetenza degli enti gestori e la speculazione sul mattone, o l'ignoranza abissale di chi non ha mai messo i piedi fuori dalla circonvallazione. Delle due, francamente non so quale sia peggio. Vivere in una casa occupata non è una svolta, non è qualcosa da "furbetti". E' logorante".

Il motivo? "Ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa, o di ritrovare tutte le tue cose sul marciapiede al ritorno dal lavoro, sempre che le ritrovi. Occupare vuol dire entrare in una casa abbandonata, murata, coi sanitari rotti e i buchi nelle pareti, lasciata al degrado anziché essere assegnata. Essere occupante vuol dire abitare questo spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa, cercando di sistemarlo coi pochi mezzi a disposizione che si hanno".

Essere occupante, continua più avanti l'europarlamentare, "è uno stigma sociale, vuol dire essere trattati come criminali per aver cercato di vivere in modo dignitoso. Mettetevelo in testa, nessun occupante vuole essere occupante. In questo contesto di strutturale emergenza abitativa, i movimenti di lotta per la casa agiscono per aiutare il prossimo, con costanza e dedizione, senza scopo di lucro, perché il valore che li anima e guida è la solidarietà. Aiutano individui e famiglie in stato di forte bisogno e recuperano luoghi abbandonati da anni, ristrutturandoli e rivalorizzandoli. Promuovono la diffusione di una cultura della partecipazione, del rispetto e del mutuo aiuto".

"Sono in prima linea a scontrarsi con il racket che specula sulla povertà, così come a prendersi le denunce quando si tratta di difendersi dalla violenza degli sgomberi. Non mi stancherò mai di dirlo: tali movimenti rappresentano un baluardo di resistenza contro la barbarie della nostra società, ed è da qui che dobbiamo ripartire", spiega ancora.

E a chi dice che occupare è illegale, Salis ribatte: "Il concetto di legalità, nella sua versione più rozza e strumentale, diventa spesso il buco nero dove collassano i discorsi pubblici sulle grandi questioni sociali che riguardano le classi popolari e i giovani, come l’emergenza casa. D’altro canto, si sente parlare molto poco di legittimità. La legittimità riguarda la giustificazione etica, morale e politica dell'azione. Come ci insegna la Storia, non sempre le azioni legittime sono necessariamente anche legali in quel dato momento – ma in una società sana possono diventarlo successivamente. Spesso, infatti, sono proprio azioni oltre la Legge a spingere la Legge stessa a mutare, a modificarsi in meglio, prendendo in considerazione le istanze di bisogno e desiderio che vengono poste dai gruppi subalterni".

"Il movimento di lotta per la casa ha sempre agito con la forza della legittimità data dal semplice principio che tutte e tutti dobbiamo avere un tetto sulla testa. Questo è il nocciolo della questione, l'argomento su cui tutti siamo chiamati ad esprimerci e a decidere cosa vogliamo collettivamente. Vi piaccia o meno, c’è chi continuerà a lottare in nome di tale principio, richiamandosi alle lotte del passato ed entrando in contatto con quelle del futuro", conclude.

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