Sono 104 le persone tratte in salvo. A bordo dell'imbarcazione ci sarebbero stati oltre 400 migranti
E' salito a 79 il numero dei corpi recuperati dalla guardia costiera greca dopo il tragico naufragio di un barcone carico di migranti al largo di Pylos, sulla costa del Peloponneso. Lo riferisce l'agenzia stampa greca Ana-Mpa, aggiungendo che continuano le ricerche dei dispersi.
Sono 104 le persone tratte in salvo dalle autorità greche, quattro delle quali sono state portate in elicottero all'ospedale di Kalamata. Nessuno dei sopravvissuti indossava un giubbotto salvagente. Tutti i migranti sono stati condotti al porto di Kalamata, dove è stata attivata la protezione civile per accoglierli. Secondo Ekathimerini, a bordo del barcone ci sarebbero state oltre 400 persone.
Nelle operazioni di ricerca e soccorso sono impegnate due navi pattuglia e una di soccorso della guardia costiera, una fregata della marina greca, sette imbarcazioni che si trovavano in zona, un elicottero della marina e un drone.
"Il numero di dispersi è certamente molto alto", ha affermato un portavoce della guardia costiera greca all'emittente ellenica Ert. "La gente era stipata insieme sul ponte della nave, sospettiamo lo stesso per l'interno", ha aggiunto, sottolineando che circa 400 persone potrebbero essere coinvolte nell'incidente.
Tre sopravvissuti al naufragio, sospettati di essere tre scafisti, vengono interrogati dalle autorità di Atene. Lo riporta l'emittente Ert.
Le persone a bordo, riferisce ancora la guardia costiera, hanno rifiutato l'assistenza offerta dalle autorità ieri sera. Poche ore dopo l'imbarcazione si è capovolta ed è affondata.
L'emittente televisiva di stato greca Ert riferisce che il barcone di migranti era partito da Tobruk, in Libia, a sud di Creta, con a bordo soprattutto giovani uomini ventenni. Le autorità greche non hanno confermato il luogo di partenza, né fornito indicazioni sulla nazionalità dei migranti.
“La tragedia dell’imbarcazione inabissata nel Mediterraneo al largo della Grecia sarà alla fine una delle più gravi degli ultimi dieci anni se si confermerà il numero di coloro che viaggiavano sull’imbarcazione partita dalla Libia”, denuncia Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di migranti nonché presidente di Migrantes, in una dichiarazione all’Adnkronos. “La tragedia - osserva l’esponente della Cei - ripropone la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa e un’operazione come ‘mare nostrum’: due temi assenti nella recente proposta dei Ministri dell’interno in Europa. I morti nel Mediterraneo crescono mentre cala la solidarietà europea. È un sogno e al tempo stesso una vergogna per le democrazie in Europa pensare di fermare i migranti in fuga -110 milioni ormai lo scorso anno- in campi profughi al di là del Mediterraneo o in presunti paesi sicuri”.
"La più grave strage del Mediterraneo Orientale", sottolineano Maurizio Acerbo, segretario nazionale, e Stefano Galieni, responsabile immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare.