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Mantovani (Cida), 'su green pass direttori personale attendono chiarimenti'

"Tra i direttori delle risorse umane c'è chi sta prendendo la posizione espressa anche dal professor Ichino, e che, cioè, già oggi sia possibile chiedere il certificato vaccinale come elemento di accesso al luogo di lavoro, ma la maggior parte è in attesa di chiarimenti che ancora non ci sono".

Mario Mantovani, presidente Cida
Mario Mantovani, presidente Cida
14 settembre 2021 | 17.56
LETTURA: 3 minuti

"Al green pass siamo favorevoli, ma deve essere applicato in maniera chiara: chiediamo un quadro chiaro per poter controllare in azienda il green pass perché oggi è abbastanza dubbio che lo si possa fare. Tra i direttori delle risorse umane c'è chi sta prendendo la posizione espressa anche dal professor Ichino, e che, cioè, già oggi sia possibile chiedere il certificato vaccinale come elemento di accesso al luogo di lavoro, ma la maggior parte è in attesa di chiarimenti che ancora non ci sono". Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Mario Mantovani presidente di Cida. "Non tutti i casi sono uguali -sottolinea Mantovani- ma un direttore del personale, laddove necessario, deve poter essere in grado di controllare il green pass. Ma questa chiarezza ancora purtroppo non c'è". "L'idea che il Green Pass debba essere preceduto dall'obbligo vaccinale mi sembra un po' un modo di scaricare le responsabilità cioè 'non prendiamo posizione' e non scontentiamo quei (pochi) che non si vaccinano. La nostra è una posizione chiara -afferma Mantovani-: il green pass è uno strumento necessario per garantire la salute ed evitare altre chiusure".

Pa e smart working: una discussione spesso fuorviante

Mantovani interviene anche su Pa e smart working: una discussione "che rischia di ridursi a 'orario di lavoro da casa o da ufficio" e che "come tale è fuorviante perché elude il problema vera ossia bisogna riorganizzare il lavoro". Mario Mantovani, presidente della Cida confederazione che riunisce le associazioni dei manager, parla con Adnkronos/Labitalia dell'ipotesi della fine dello smart working nella Pa e non nasconde le sue perplessità. Insomma la dicotomia 'in ufficio o da casa' "è proprio sbagliata nella filosofia dello smart working perché il concetto è cambiare, è una nuova modalità organizzativa che deve essere tagliata su ciascuna tipologia di attività e che, a tendere, è un mix che prevede tempo in ufficio e tempo a distanza", precisa Mantovani. "La preoccupazione vera è che il rinnovamento in atto nella Pa non è guidato da esperti organizzativi. Non a caso, la cosa che abbiamo detto fin dall'inizio è: assumete nel settore pubblico persone con competenze organizzative -ricorda Mantovani- cioè ridisegnate le organizzazioni degli uffici. E poi si potevano anche ridisegnare gli orari la presenza e lo smart working". C'è poi un altro aspetto fondamentale per lo smart working anche nella Pa: "Deve basarsi su sistemi informatici adeguati perchè si può certo chiedere all'impiegato di portarsi i faldono a casa", conclude.

Smart working nella Pa occasione da non perdere

"Lo smart working nella Pa? E' un'occasione da non perdere proprio in termini di riorganizzazione del lavoro e per avere nel lavoro a distanza una leva in più". Ne è convinto il presidente di Cida, Mario Mantovani che ad Adnkronos/Labitalia dice: "Se non si segue questa linea stiamo nel dibattito ideologico 'è un privilegio/non è un privilegio' che francamente non porta da nessuna parte".

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