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L’economia italiana, come si chiude l’anno

08 gennaio 2025 | 10.40
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L'andamento del Pil, con le stime che per la chiusura del 2024 sono state ridimensionate dall'Istat allo 0,5%, dice che la crescita in Italia si sta nuovamente fermando. E anche la situazione nel resto d'Europa non è incoraggiante, considerate soprattutto le gravi difficoltà della Germania. Dalla crescita e soprattutto dall'inflazione, che invece si è assestata stabilmente sotto l’1%, dipendono anche le scelte di politica monetaria. La Bce ha iniziato la discesa dei tassi di interesse e i mercati sono sostanzialmente positivi. Reggerà questo scenario o arriveranno nuove fibrillazioni? Gli ultimi dati Istat disponibili segnalano luci e ombre per l’economia italiana e i conti pubblici. Resta molto negativo l’andamento dell’industria, con 21 mesi consecutivi di calo della produzione. A incidere in maniera notevole è il settore auto che, più degli altri, sta scontando il costo, e le contraddizioni, della transizione green. Concorrono una serie di fattori: le regole troppo rigide che dovrebbero portare allo stop di benzina e diesel al 2035; le scelte industriali sbagliate; una corsa dei prezzi, causato anche dall'aumento dei costi delle materie prime, che ha reso il prodotto poco accessibile ai ceti medi. La crisi è conclamata e può avere gravissime conseguenze sociali. A meno che non si trovino le giuste contromosse.

Sul fronte dei conti pubblici, la stretta imposta dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sta funzionando. L’obiettivo di deficit del 2024, il 3,8% del Pil, sembra alla portata, stando ai dati Istat di ieri. Nei primi nove mesi dell’anno scorso l’indebitamento netto era sceso al 4,6%, rispetto al 7,4% di dodici mesi prima. Nel solo terzo trimestre il deficit è stato del 2,3%, contro il 6,3% del 2023. La riduzione si deve sia alla riduzione delle spese che all'aumento delle entrate. Quest'ultimo dovuto in gran parte alle maggiori tasse versate dai lavoratori a tempo indeterminato, cresciuti di quasi un milione. La pressione fiscale complessiva nel terzo trimestre è salita al 40,5%, lo 0,8% in più rispetto al 2023, nei nove mesi si attesta al 39,6%, quasi un punto in più rispetto all’anno prima.

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