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Lanciati 5mila razzi, incursioni e scontri. Hamas rivendica. Netanyahu: "Siamo in guerra". La Russia chiede il cessate il fuoco immediato. Presidente Usa Biden: "Siamo al fianco di Gerusalemme"
Attacco a Israele, oggi 7 ottobre 2023. Oltre 5mila razzi sono stati lanciati sul territorio israeliano dalla Striscia di Gaza con diverse incursioni e scontri armati. I morti sarebbero 100 per ora, ma il bilancio delle vittime è destinato a salire, mentre i feriti sarebbero al momento 740. "Cittadini di Israele, siamo in guerra. Non è un'operazione, non è un'escalation: è guerra", dice il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. "Stamani Hamas ha commesso un errore grave e ha iniziato una guerra contro lo Stato di Israele", dice il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, in dichiarazioni riportate dal Times of Israel. "I soldati delle Idf stanno combattendo contro il nemico in tutti i punti in cui si è infiltrato - aggiunge - Lo Stato di Israele vincerà questa guerra". Gallant, ha approvato il richiamo dei riservisti, ha reso noto una portavoce del ministero israeliano.
"Cittadini di Israele, siamo in guerra. Non è un'operazione, non è un'escalation: è guerra. Stiamo richiamando un gran numero di soldati riservisti", dice il premier Netanyahu in un videomessaggio in cui ha promesso che "il nemico pagherà un prezzo altissimo".
"Il popolo di Israele è stato attaccato. Siamo in guerra e vinceremo", ha ribadito facendo appello ai cittadini israeliani a "obbedire agli ordini dell'esercito e delle forze di sicurezza".
E' "il giorno della grande rivoluzione", afferma Mohammad Deif, comandante militare di Hamas in una dichiarazione in cui rivendica l'attacco e dichiara l'inizio di una "operazione militare" contro Israele. L'obiettivo dell'operazione 'Alluvione al-Aqsa', spiega, è porre fine alle "violazioni" israeliane. Il movimento palestinese ha "colpito obiettivi del nemico, aeroporti e postazioni militari con 5.000 razzi", spiega in una breve dichiarazione registrata.
Deif chiama poi alla rivolta generale contro Israele: "Se avete un'arma tiratela fuori. Questo è il momento di usarla. Tirate fuori camion, auto, asce, oggi inizia la storia migliore e più onorevole", afferma nel messaggio. Il comandante chiede di "liberare al-Aqsa" e afferma che l'attacco a Israele è una risposta a quelli che denuncia come attacchi alle donne, profanazione della moschea di al-Aqsa e assedio di Gaza.
Il leader di Hamas, Ismail Haniye, descrive l'attacco lanciato dal braccio armato del movimento contro Israele come una "battaglia per la dignità" di fronte ai "crimini" di Israele. In un messaggio di cui ha dato notizia al-Jazeera, Haniye afferma che l'operazione 'Alluvione al-Aqsa' è rivolta contro "un nemico che assedia Gaza, unito all'aggressione e al colonialismo che va avanti in Cisgiordania e che mira a sradicare il nostro popolo e allontanarlo dalla sua terra".
Per Haniye, l'attacco è una risposta ai "crimini dell'occupazione contro il nostro popolo dal 1948". Il leader di Hamas accusa Israele di aver "rinnegato gli accordi" sui prigionieri "tornando ad arrestare coloro che erano stati liberati nell'ambito di processi di scambio". "Per tutto questo - afferma - stiamo combattendo una battaglia per l'onore, la resistenza e la dignità e per difendere al-Aqsa sotto il nome annunciato dal nostro comandante in campo: un'alluvione iniziata a Gaza che si estenderà alla Cisgiordania e oltre, dove il nostro popolo e la nostra nazione sono presenti".
Le forze israeliane (Idf) fanno sapere che stanno effettuando raid aerei contro obiettivi nella Striscia di Gaza. Lo riporta il Times of Israel. Le Idf hanno iniziato a operare nella Striscia di Gaza, riferisce anche il Jerusalem Post dopo la pioggia di razzi lanciati dall'enclave palestinese in direzione di Israele e l'"infiltrazione di terroristi in Israele da Gaza".
Secondo il ministero della Sanità palestinese le vittime del raid israeliano sarebbero 198 e 1.610 i feriti.
I militanti della Jihad islamica si sono uniti ad Hamas nell'attacco lanciato contro Israele. Lo ha riferito il gruppo di resistenza islamica, secondo quanto riferiscono i media dello Stato ebraico. Secondo quanto riporta, poi, la Bbc i suoi combattenti avrebbero catturato "molti" soldati israeliani. Su Telegram un portavoce, che si presenta come Abu Hamza, afferma: "Confermiamo nelle Brigate al-Quds che in questo momento, grazie a Dio, abbiamo molti soldati (israeliani) prigionieri nelle nostre mani".
Si tratta di "un'operazione combinata", riferiscono le forze di sicurezza israeliane (Idf). "Terroristi si sono infiltrati in Israele da Gaza. Agli abitanti nell'area è stato chiesto di rimanere nelle loro case", si legge in un messaggio. Militanti palestinesi si sono infiltrati in alcune città nel sud di Israele, prendendo in ostaggio alcune persone. Una fonte di polizia citata da Haaretz riferisce che hanno preso in ostaggio civili nella città di Ofakim. "Siamo in uno stato di guerra. Siamo sotto un attacco massiccio dalla Striscia di Gaza. Ci sono attualmente situazioni di confronto attivo nel sud di Israele", dice in una nota il capo della polizia israeliana.
Circa 50 israeliani sono tenuti in ostaggio dai miliziani di Hamas nel kibbutz di Beeri vicino al confine con la Striscia di Gaza. Lo ha riferito l'emittente israeliana N12. "Abbiam un gran numero di prigionieri israeliani, tra loro anche alti ufficiali" ha sostenuto in dichiarazioni ad al-Jazeera il numero due di Hamas, Saleh Al-Arouri.
L'esercito di Tel Aviv, tramite il suo portavoce Daniel Hagari, ha ammesso che Hamas ha preso in ostaggio dei civili e ucciso soldati. Lo riporta il Times of Israel, precisando che Hagari non ha reso noto né il numero degli ostaggi né quello dei militari uccisi, ma ha sottolineato che si combatte ancora in 22 località nel sud di Israele. Il portavoce ha anche confermato che ci sono notizie di ostaggi a Beeeri e Ofakim.
La Russia parla di "preoccupazione" per le notizie che arrivano dal Medio Oriente. "Chiediamo alle parti palestinese e israeliana di cessare immediatamente il fuoco, rinunciare alla violenza e dare prova della moderazione necessaria per avviare, con l'aiuto della comunità internazionale, un processo negoziale con l'obiettivo della tanto auspicata pace globale e duratura per il Medio Oriente", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiamato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e ha sottolineato che gli Stati Uniti sono al fianco di Israele e sostengono pienamente il diritto dello Stato ebraico di difendersi. Lo ha riferito l'ufficio di Netanyahu, secondo quanto riporta il Times of Israel. Netanyahu ha ringraziato Biden per il suo sostegno, sottolineando che "sarà necessaria una campagna prolungata e potente", ma alla fine Israele "vincerà". "Il sostegno della mia amministrazione alla sicurezza di Israele è solido e incrollabile" dice. "Gli Stati Uniti condannano inequivocabilmente questo scioccante attacco contro Israele da parte dei terroristi di Hamas, provenienti da Gaza, e ho chiarito a Netanyahu che siamo pronti a offrire al governo e al popolo di Israele tutti i mezzi di sostegno adatti", ha proseguito Biden, secondo cui "il terrorismo non è mai giustificato". "Israele ha il diritto di difendere se stesso e il suo popolo. Gli Stati Uniti mettono in guardia contro qualsiasi altra parte ostile a Israele che cerchi di trarre vantaggio da questa situazione", ha aggiunto Biden che, insieme al suo team, sta seguendo da vicino la situazione e rimarrà in stretto contatto con il primo ministro israeliano.
Gli Stati Uniti daranno a Israele tutto il necessario per difendersi. Lo ha sottolineato in una nota il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, dopo l'attacco su larga scala lanciato da Hamas contro lo Stato ebraico. "Sto monitorando da vicino gli sviluppi in Israele. Resta incrollabile il nostro impegno a favore del diritto di Israele a difendersi e porgo le mie condoglianze alle famiglie di coloro che hanno perso la vita in questo abominevole attacco contro i civili - ha dichiarato Austin -. Nei prossimi giorni il dipartimento della Difesa lavorerà per garantire che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi e proteggere i civili dalla violenza indiscriminata e dal terrorismo".
In precedenza gli Stati Uniti avevano condannato "inequivocabilmente gli attacchi non provocati dei terroristi di Hamas contro i civili israeliani" ha dichiarato la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, secondo cui "non c'è mai alcuna giustificazione per il terrorismo. Siamo fermamente al fianco del governo e del popolo israeliano ed esprimiamo le nostre condoglianze per le vite israeliane perse in questi attacchi".
Esattamente 50 anni dopo la guerra dello Yom Kippur, Israele viene nuovamente attaccato di sorpresa, questa volta da Hamas. Era il 6 ottobre 1973 quando una coalizione di stati arabi guidata da Egitto e Siria lanciò un attacco a sorpresa nel giorno più sacro del calendario ebraico, lo Yom Kippur. Gli israeliani si trovarono inizialmente in difficoltà, ma poi respinsero i siriani e penetrarono in Egitto. Il conflitto si concluse il 25 ottobre con un cessate il fuoco. Il calendario religioso ebraico è lunare e quest'anno lo Yom Kippur è stato celebrato dal tramonto del 25 settembre a quello del 25 settembre. L'attacco di Hamas è però scattato durante lo shabbat, il giorno del riposo ebraico.
E mentre gli israeliani, come 50 anni fa, si stringono per respingere l'attacco, c'è chi si chiede come abbiano potuto le autorità farsi prendere di sorpresa. "Tutta Israele si chiede: dov'è l'Idf (l'esercito, ndr.), dov'è la polizia, dov'è la sicurezza?", ha detto Eli Maron, ex capo della marina israeliana, intervistato da Channel 12. Un altro attacco dopo un "fallimento di intelligence", ha aggiunto Amos Yadin, ex capo dei servizi israeliani, secondo quanto scrive Times of Israel.
Soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro miliziani del gruppo libanese filo iraniano Hezbollah che cercavano di infiltrarsi in Israele. Lo scrive il Jerusalem Post, precisando che "i terroristi si sono avvicinati al confine nord a bordo di motociclette".
" La situazione è molto brutta, nessuno sa dove si arriverà". Padre Gabriel Romanelli, parroco latino di Gaza, guarda con preoccupazione all’attacco a Israele dalle prime luci dell’alba con Hamas che annuncia 'il giorno della rivoluzione'. Interpellato dall’Adnkronos, padre Romanelli descrive una situazione preoccupante, "molto brutta. Io - dice - mi trovo a Betlemme perché dovevo aspettare dei medicinali ma dovrei tornare domani a Gaza". "I nostri a Gaza - spiega - stano bene. Però la situazione è molto brutta. Nessuno sa dove si arriverà". Intanto, la parrocchia della Sacra Famiglia di padre Romanelli si è mobilitata per offrire riparo alle famiglie: "Abbiamo incominciato a ricevere i parrocchiani con le loro famiglie. Potranno rifugiarsi qui. Stiamo anche allestendo spazi in una scuola per ulteriori rifugiati".