
Parlano i militari ucraini che si ritirano dal fronte nella regione russa
"Come un film dell'orrore". Non un ritiro verso "posizioni più favorevoli". Parlano così i soldati ucraini che si ritirano dal fronte nella regione russa del Kursk, teatro dell'offensiva lanciata nell'agosto dello scorso anno dalle forze di Kiev che non hanno più il controllo di Sudzha, la città più grande finita nelle loro mani. Un ritiro "catastrofico" tra fuoco incessante, colonne militari distrutte, attacchi continui di droni russi, secondo cinque testimonianze raccolte dalla Bbc. C'è chi parla di "crollo" del fronte, nell'impossibilità di avere un quadro completo e chiaro della situazione. Secondo gli esperti militari, la Russia potrebbe aver ammassato fino a 70.000 soldati, compresi 12.000 nordcoreani, per riprendersi il Kursk, mentre ufficiali occidentali stimano che qui l'offensiva ucraina abbia visto coinvolte circa 12.000 truppe, alcuni tra i soldati con l'addestramento migliore, equipaggiati con armi fornite dall'Occidente, anche tank e mezzi blindati. Video pubblicati da blogger russi mostrano alcuni di questi equipaggiamenti distrutti o finiti in mano ai russi.
Il 9 marzo 'Volodymyr', nome di fantasia, invia alla Bbc via Telegram la conferma di essere ancora a Sudzha, tra "panico e crollo del fronte" con le forze ucraine che "cercano di andar via" e i droni russi che prendono di mira le colonne militari. "Impossibile andar via durante il giorno". Secondo la testimonianza la strada utilizzata tra Sudzha e Sumy era relativamente sicura fino a un mese prima del 9 marzo quando risultava "tutta sotto il controllo del fuoco nemico" con droni in volo "24 ore su 24". "Abbiamo tutta la logistica qui lungo la strada Sudzha-Sumy e tutti sapevano che i russi avrebbero cercato di tagliarla, ma - è l'accusa - anche questa volta è stata una sorpresa per il nostro comando".
Sempre via Telegram, 'Maksym', racconta che l'11 marzo le forze ucraine combattevano per impedire l'interruzione della strada. "Qualche giorno fa abbiamo ricevuto l'ordine di lasciare le linee di difesa con un ritiro organizzato", ricostruisce, confermando che la Russia ha ammassato forze - "compresi molti soldati nordcoreani" - per riprendere il controllo della città. E ha anche messo in campo le migliori unità di droni, compresi gli Fpv, i droni 'first person view'. Così, è il racconto di 'Masksym', la Russia "è riuscita a distruggere decine di unità di equipaggiamento" e quello che ne è rimasto ha "congestionato le rotte di rifornimento". L'11 marzo la situazione è "catastrofica", secondo le parole di 'Anton', soldato impiegato nel quartier generale per il fronte del Kursk. "La logistica non funziona più, non sono più possibili consegne organizzate di armi, munizioni, cibo e acqua". E' comunque riuscito, dice, a lasciare Sudzha a piedi, di notte.
Post sui social media pubblicati tra l'11 e il 12 marzo da 'Dmytro', un altro soldato, paragonavano il ritiro dal fronte a "scene da film horror" e parlavano di "molti feriti e caduti", tra "strade piene di centinaia di auto, mezzi e mezzi blindati distrutti". Confermava una "situazione difficile e critica" diventata "catastrofica". Un quinto soldato, 'Artem', parla via Telegram da un ospedale militare, dopo essere rimasto ferito. Spiega che era dispiegato nei pressi della località di Loknya, dove le forze ucraine opponevano resistenza "combattendo come leoni". "E' importante che ad oggi le Forze Armate ucraine abbiano creato questa zona cuscinetto, grazie alla quale i russi non possono entrare a Sumy", è la sua versione. Il 13 marzo la Russia ha fatto sapere che la situazione nel Kursk era "pienamente" sotto il suo "controllo".
Gli analisti stimano che gli ucraini abbiano perso i due terzi dei mille chilometri quadrati conquistati all'inizio dell'offensiva. Il comandante delle forze ucraine, generale Oleksandr Syrskyi, ha insistito sul ritiro dei militari verso "posizioni più favorevoli", ancora nel Kursk, affermando che i russi hanno subito più di 50.000 perdite durante l'operazione, tra soldati feriti, caduti e catturati.