
Il premier israeliano: "Trump miglior amico di Israele alla Casa Bianca, insieme contro Iran". E invia delegazione al Cairo per i negoziati con Hamas. L'inviato speciale Usa: "In settimana al via colloqui per fase 2 dell'accordo". In Israele "arrivate mega bombe Usa"
Senza il rilascio di tutti gli ostaggi si apriranno certamente le porte dell'inferno. Così il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che oggi a Gerusalemme ha incontrato il segretario di Stato Usa, Marco Rubio. "Abbiamo una strategia comune", ha detto Natanyahu aggiungendo: "Non possiamo sempre condividere i dettagli di questa strategia con l'opinione pubblica". Poi ha parlato "di quando si apriranno le porte dell'inferno". "Perché - ha affermato - si apriranno certamente se tutti i nostri ostaggi non saranno stati rilasciati, fino all'ultimo di loro".
Netanyahu ha affermato di avere il "sostegno inequivocabile" degli Stati Uniti e ha sottolineato che sta "lavorando in piena cooperazione, in pieno coordinamento" su Gaza con il presidente americano, Donald Trump. Il premier ha anche ringraziato Rubio per "il sostegno inequivocabile dell'America alla politica di Israele a Gaza".
Israele farà "il necessario" affinché sia rispettato il cessate il fuoco in Libano, ha detto ancora Netanyahu durante l'incontro. "Hezbollah deve essere disarmato. E Israele preferirebbe fosse l'esercito libanese a fare il lavoro, ma nessuno dubiti che Israele farà quanto necessario per far rispettare le intese per il cessate il fuoco e per difendere la nostra sicurezza".
Quanto all'Iran, "non ho dubbi sul fatto che possiamo finire e che finiremo il lavoro". "Israele e America sono fianco a fianco nel contrastare la minaccia dell'Iran", ha aggiunto il premier israeliano sottolineando che "negli ultimi 16 mesi Israele ha inferto un colpo duro all'Iran per il suo ricorso al terrorismo. Sotto la guida forte del presidente Trump e con il vostro sostegno incrollabile, non ho dubbi che possiamo portare a termine il lavoro, che finiremo il lavoro".
Hamas "va eliminato", ha detto dal canto suo Rubio in Israele per la sua prima missione in Medio Oriente. Dopo il colloquio con Netanyahu sul futuro della Striscia di Gaza, ha affermato che "Hamas non può continuare come forza militare o di governo". "Vanno eliminati", ha detto incontrando la stampa con il premier israeliano.
L'Iran "è la più grande fonte di instabilità nella regione", ha detto ancora il segretario di Stato Usa. La Repubblica Islamica, ha affermato, "è la più grande fonte di instabilità nella regione, è dietro a ogni gruppo terroristico, dietro a ogni atto di violenza, dietro a ogni attività destabilizzante, dietro a tutto ciò che minaccia la pace e la stabilità per milioni di persone che vivono in questa regione". "E per Iran - ha puntualizzato - intendo gli ayatollah". E ha aggiunto: Non potrà mai esserci un Iran nucleare, un Iran nucleare che possa ritenersi immune da pressioni e azione. Non potrà mai accadere".
Quanto alle autorità libanesi devono ''affrontare Hezbollah e disarmarlo''. Questo è quello che gli Stati Uniti e Israele si aspettano che faccia il Libano, ha aggiunto.' 'Parlando del Libano, i nostri obiettivi sono identici'' a quelli per la Striscia di Gaza, ha affermato Rubio. Ovvero ''uno Stato libanese forte, in grado di affrontare e disarmare Hezbollah'', ha dichiarato Rubio.
Gli Stati Uniti inoltre ''stanno monitorando con grande attenzione'' gli sviluppi in Siria, dopo la deposizione del regime di Bashar al-Assad lo scorso dicembre: "Sebbene la caduta di Assad sia certamente promettente e importante, la sostituzione di una forza destabilizzante con un'altra da parte della Siria non è uno sviluppo positivo, e questo è qualcosa che seguiremo con molta attenzione", ha affermato Rubio.
''Gli ostaggi sono la priorità'', ha detto poi Rubio al presidente israeliano Isaac Herzog incontrato a Gerusalemme. Trump è "profondamente e fortemente impegnato a far sì che ogni singolo ostaggio torni a casa", ha detto Rubio. "Questa resta una priorità molto importante", ha continuato.
"A nome del presidente posso dirvi che è fortemente e profondamente impegnato nell'obiettivo di far tornare a casa ogni singolo ostaggio, ognuno, e di non stare in silenzio, di non dimenticare, finché tutti non saranno a casa", ha detto Rubi dopo gli incontri con il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar. "Come sapete, lavoriamo in stretto coordinamento con il governo israeliano per rendere ciò una realtà, e questa rimane una priorità molto forte", ha aggiunto.
E' arrivata intanto nella notte in Israele una fornitura di bombe Mk-84 sbloccata di recente dall'amministrazione Trump. Lo ha reso noto il ministero israeliano della Difesa, come riporta il Times of Israel.
Nei giorni scorsi i media americani avevano riferito della revoca delle restrizioni sulla fornitura a Israele di 1.800 bombe Mk-84 (circa 900 chilogrammi di peso). "La fornitura di munizioni arrivata nella notte in Israele, sbloccata dall'amministrazione Trump, rappresenta un asset significativo per l'aeronautica e le Idf ed è un'ulteriore prova dell'alleanza forte tra Israele e gli Stati Uniti", ha commentato il ministro della Difesa, Israel Katz.
La consegna di queste munizioni era stata bloccata lo scorso maggio dall'allora amministrazione Biden nel mezzo delle massicce operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Netanyahu invierà domani una delegazione di negoziatori al Cairo per proseguire i colloqui sulla prima fase dell'accordo con Hamas, rende noto il suo ufficio spiegando che la decisione è stata presa "in coordinamento" con l'inviato speciale degli Stati Uniti per il Medioriente Steve Witkoff che ha parlato al telefono con Netanyahu questa mattina.
Dopo la riunione del gabinetto di sicurezza di domani, il team negoziale "riceverà istruzioni sulla prosecuzione dei negoziati sui temi della fase due", prosegue il comunicato. Della delegazione israeliana che sarà domani al Cairo faranno parte l'ex capo dello Shin Bet, il coordinatore dell'ufficio del primo ministro per i prigionieri e le persone scomparse, Gal Hirsch, il consigliere politico di Benjamin Netanyahu, Ofir Falk, e i rappresentanti del'Idf, Shin Bet e del Mossad.
L'inviato speciale degli Stati Uniti Witkoff nel corso di una intervista a Fox News aveva già anticipato che i colloqui sulla seconda fase dell'accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas sarebbero proseguiti questa settimana "in una località da definire".
Witkoff ha spiegato di aver avuto oggi delle conversazioni telefoniche "molto produttive e costruttive" con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il direttore dell'intelligence egiziana.
Le forze israeliane (Idf) confermano intanto di aver effettuato stamani un raid aereo sul sud della Striscia di Gaza. Sono stati presi di mira, hanno riferito via X, "uomini armati" che si stavano avvicinando alle forze israeliane. Secondo notizie diffuse da Gaza e rilanciate dalla tv satellitare al-Jazeera, sarebbero stati uccisi due "agenti di polizia" dell'enclave palestinese che nel 2007 finì in mano a Hamas. Un terzo, stando alla ricostruzione, sarebbe rimasto ferito a causa del raid scattato mentre si trovavano nella zona di al-Shawka, a est di Rafah, per la consegna di aiuti umanitari. L'operazione, secondo fonti palestinesi rilanciate dai media israeliani, sarebbe stata effettuata con un drone.
L'Egitto starebbe facendo "forti pressioni" per impedire un controllo di Hamas sulla ricostruzione nella Striscia di Gaza, che nel 2007 finì in mano al movimento e che dall'ottobre 2023 è stata martellata dalle operazioni militari israeliane scattate in risposta all'attacco in Israele. A scriverne è il giornale israeliano Haaretz, che cita notizie diffuse da media egiziani che lascerebbero intendere che Hamas abbia accettato di non avere un rappresentante nel comitato per la ricostruzione di Gaza.
Diversi media egiziani, ricostruisce il giornale, hanno riferito di "forti pressioni" del Cairo su Hamas affinché accetti la creazione di un comitato temporaneo per supervisionare l'attuazione del piano di ricostruzione e di garanzie fornite dal gruppo a funzionari egiziani che il movimento non sarà coinvolto nell'operato della commissione, che al momento non è chiaro come opererà, così come non è chiaro quale ruolo avrà l'Autorità palestinese. L'altro nodo è la gestione della sicurezza a Gaza.
L'Egitto, hanno sottolineato funzionari a Haaretz, lavora con altri Paesi arabi alla presentazione di un'iniziativa, in vista del summit arabo previsto a fine mese al Cairo, che vuole essere un'alternativa al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il futuro di Gaza e che - almeno nelle intenzioni - dovrebbe servire a incoraggiare Israele ad andare avanti con i negoziati. "Ci sono molte questioni per le quali non abbiamo risposte, ma è chiaro che c'è un impegno per definire un piano che porti alla creazione di una commissione temporanea per la supervisione della ricostruzione di Gaza", ha detto al giornale israeliano un funzionario egiziano.