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Attacco Iran, Israele prepara risposta: nel mirino raffinerie o impianto nucleare

Il paese guidato da Netanyahu valuta una "rappresaglia significativa" dopo i missili lanciati da Teheran. Il capo dell'Idf: "Sarà una risposta potente"

Netanyahu con soldati israeliani
Netanyahu con soldati israeliani
02 ottobre 2024 | 12.10
LETTURA: 3 minuti

Israele prepara la risposta all'attacco missilistico dell'Iran: la rappresaglia potrebbe puntare sulle raffinerie di Teheran. E' lo scenario che delinea il sito staunitense di news Axios, che analizza il quadro dopo la massiccia azione ieri sera, durante la quale sono stati lanciati circa 180 missili balistici su Tel Aviv e altri obiettivi in tutto il Paese.

Funzionari israeliani stanno valutando una "rappresaglia significativa" all'attacco iraniano entro pochi giorni, che potrebbe colpire gli impianti di produzione di petrolio all'interno dell'Iran e altri siti strategici.

Si ritiene che Israele si stia consultando con gli Stati Uniti su come calibrare la risposta militare, che potrebbe spingere il Medio Oriente sempre più sull'orlo di una guerra regionale. Gli analisti hanno anche ipotizzato che Tel Aviv potrebbe prendere di mira gli impianti del programma nucleare iraniano, anche se gli Stati Uniti potrebbero voler escludere tale opzione a causa della probabilità di un'ulteriore escalation del conflitto.

''Risponderemo, sappiamo come individuare obiettivi importanti, sappiamo come colpire con precisione e in modo potente" ha detto il capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, il generale Herzi Halevi. "L'Idf è in grado di "raggiungere e colpire qualsiasi punto del Medio Oriente". In una dichiarazione video ha poi aggiunto che ''quei nostri nemici che non lo hanno capito fino a ora, lo capiranno presto".

"Ieri l'Iran ha lanciato circa 200 missili contro lo Stato di Israele. L'Iran ha attaccato aree civili e ha messo in pericolo la vita di molti civili. Grazie al comportamento civile appropriato e alla difesa di alta qualità, il danno è relativamente piccolo", ha affermato Halevi.

"Ci saranno gravi conseguenze per questo attacco e lavoreremo con Israele per far sì che ciò accada", ha affermato ieri sera il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, aggiungendo che gli Stati Uniti avrebbero avuto presto "consultazioni in corso con gli israeliani".

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza ieri sera per discutere di una risposta militare all'attacco. Secondo Axios, i funzionari israeliani hanno concordato in linea di principio di lanciare una rappresaglia, ma hanno dovuto conferire con i funzionari statunitensi sulla cooperazione difensiva del Comando centrale degli Stati Uniti, nonché sulle forniture di munizioni e altro supporto operativo.

"L'Iran ha commesso un grosso errore e ne pagherà le conseguenze", ha detto Netanyahu in un incontro del gabinetto di sicurezza. "Il regime in Iran non capisce la nostra determinazione a difenderci e la nostra determinazione a vendicarci contro i nostri nemici… Lo capiranno".

I legislatori statunitensi hanno sostenuto un attacco contro la produzione petrolifera iraniana. Il senatore Lindsey Graham, della Carolina del Sud, ha affermato che avrebbe "sollecitato l'amministrazione Biden a coordinare una risposta schiacciante con Israele, a partire dalla capacità dell'Iran di raffinare il petrolio". In una dichiarazione, ha affermato che le raffinerie di petrolio iraniane dovrebbero essere "colpite duramente".

Iran, nuove minacce a Israele

Da Teheran, intanto, arrivano nuove minacce. "Se il regime sionista (così le autorità iraniane definiscono Israele, ndr) commette un errore, riceverà una risposta molto più schiacciante", dice il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, durante una riunione del governo all'indomani dell'attacco missilistico lanciato dalla Repubblica islamica contro lo Stato ebraico.

Nel suo intervento, riporta l'agenzia di stampa Irna, Pezeshkian elogia l'operazione di ieri sera e accusa il primo ministro "criminale di questo regime", Netanyahu, di avere "le mani insanguinate da decine di migliaia di donne e bambini palestinesi oppressi".

Secondo Pezeshkian, a Netanyahu è stato consentito di "minacciare pubblicamente il nostro Paese e gli altri sono rimasti in silenzio di fronte a tale comportamento. È davvero vergognoso -aggiunge- che i forum internazionali ed i Paesi occidentali permettano a un criminale di commettere i crimini più atroci e di violare i diritti umani".

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