
“Comunicare il gioco responsabile: gli obblighi degli operatori nel gioco legale”. È questa la tematica del convegno che si è tenuto giovedì scorso al Senato, moderato da Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest e nato da un'iniziativa di Massimo Garavaglia, Presidente Commissione Finanze.
“Il decreto sul gioco online ha preso vita nell’ambito della riforma fiscale. Si è fatto un buon lavoro anche se si può sempre migliorare. Ora la partita è sul gioco fisico dove c’è da tanto tempo una discussione in atto che è stata spesso caratterizzata da ideologia", ha detto Garavaglia. "Il tema della distanza è diventato ingestibile e superato dai fatti. Dunque si dovrà trovare una nuova soluzione: si dovrà passare dal concetto di distanza fisica a quello di distanza giuridica. Un tema importante è come far combaciare l’interesse della salute con l’esigenza di consentire di giocare a chi vuole farlo. Ebbene, noi da tempo chiediamo che ci sia la compartecipazione agli enti locali, così da responsabilizzarli con le loro scelte. In tal modo, se una regione decide di vietare il gioco ne subisce direttamente le conseguenze con le mancate entrate. Oltretutto è un tema necessitato dal PNRR che prevede il federalismo fiscale. Dunque, è chiaro che nella partita del federalismo fiscale dovrebbe entrarci anche la compartecipazione degli enti locali dal gettito del gioco. L’accordo si era trovato nella Conferenza Unificata del 2017 e, a mio avviso, alla fine si tornerà a quello poiché era un punto d’incontro molto equilibrato. Credo che si toglierà anche il divieto di pubblicità per il gioco e quindi sarà superato il Decreto Dignità, poiché non è la pubblicità a creare dipendenza. Il tema vero è contrastare le patologie dove si verificano”.
E sul gioco responsabile Adele Minutillo, Ricercatrice del Centro Nazionale Dipendenze ISS, ha sottolineato che: “La distinzione tra giocatore problematico e patologico è molto importante, poiché il giocatore patologico ha consapevolezza della propria difficoltà con il gioco. Avere una diagnosi in questo senso consente di intraprendere diversi percorsi che sono garantiti dal nostro servizio sanitario nazionale. Il giocatore problematico non ha contezza della sua difficoltà e sono quelle persone che non riescono a fermarsi e che li porta a giocare tante ore di seguito. Per questi soggetti, il gioco diventa così importante da distoglierlo da tutte le altre attività. La ricerca ci aiuta tanto in questo caso poiché ci permette di catalogare i giochi anche in base ai giochi scelti. Un esempio banale: il giocatore di slot problematico è tendenzialmente un uomo che va dai 30 ai 45 anni. Conoscere questi identikit potrebbe essere utile anche per gli operatori per dare il proprio supporto, poiché gli addetti delle sale sono il primo contatto che hanno queste persone e potrebbero aiutarli indirizzandoli verso percorsi di cura”, ha detto.
“L’Istituto da quando si è avvicinato a questa tematica, ha fatto diversi studi epidemiologici per avere contezza del fenomeno anche in base alle fasce d’età. Ad esempio, se un minore gioca d’azzardo va monitorato poiché è predisposto verso comportamenti a rischio anche sotto altri punti di vista. Il giocatore problematico è problematico anche per gli operatori perché è una situazione critica da gestire. Lo studio del 2018 dell’istituto dedicato al comportamento di gioco fa emergere che la percentuale di giocatori adulti è del 36%, con il 3% di giocatori problematici con una proiezione di 1,5 milioni di persone con problemi per il gioco. Inoltre avevamo delle proporzioni del 5-6% a rischio di sviluppare delle problematicità”.
“La ludopatia esiste solo in Italia, poiché significa letteralmente una sofferenza intorno al gioco. La ricerca scientifica ci dice che c’è una profonda differenza tra il gioco e gioco d’azzardo. Infatti, nella letteratura troviamo la dicitura di giocatore problematico. Il nostro tentativo è quindi quello di diffondere informazioni corrette e comprensibili per tutti, spazzando via eventuali distorsioni cognitive. L’illusione della vincita, in tal senso, è una delle tante. Abbiamo attivato un numero verde nazionale che accolgono tutte le richieste che molto spesso arrivano più dai familiari che dagli stessi giocatori problematici. Attualmente la frontiera perseguibile per la prevenzione si chiama “prevenzione partecipata” dove gli attori coinvolti possono costruire punti di dialogo. Credo si debba uscire dalle dicotomie come quella del gioco legale e gioco illegale per fare dei passi in avanti su questo tema. Sottolineo che dalle ricerche emerge che molti utenti non avevano neanche contezza se il sito su cui giocano sia legale o meno. Questo dovrebbe far riflettere” ha concluso.
Per Betsson l’impegno al Gioco Responsabile poggia su tre pilastri come ha sottolineato nel suo intervento Dario Evangelista, Deputy General Consuel Betsson Group: “Il nostro impegno verso il gioco responsabile lo possiamo riassumere in tre pilastri: offrire al giocatore un ambiente sicuro, opera di controllo sull’attività del cliente che serve a capire se ci sono delle problematiche e, infine, c’è l’intervento per contrastare queste criticità. Mettere a disposizione un ambiente sicuro significa dare degli strumenti al giocatore per gestirsi, come ad esempio limiti di giocata o di tempo da impiegare sul sito, fino ad arrivare all'autoesclusione che può essere temporanea o permanente. Inoltre, viene anche consentito ai clienti di effettuare un test valutativo per capire se si è a rischio di sviluppare una problematicità col gioco. Tutte queste informazioni si possono trovare nella sezione “gioco responsabile” sul sito. Accanto alle strumentazioni tecnologiche messe a disposizione dei clienti, c’è la formazione ai nostri addetti affinché siano in grado di prevenire e contrastare eventuali criticità. Tutto i nostri dipendenti, a questo proposito, sono obbligati a seguire dei corsi di formazione”, ha detto.
“La fase di controllo e monitoraggio è fatta sia dal nostro personale sia dall’intelligenza artificiale. Abbiamo un tool che analizza il comportamento di gioco dei nostri clienti e registra se ci sono dei cambiamenti sia a livello di tempo che di quantità di denaro investire sul sito. Sono tutti campanelli che, nel caso il cliente sia a rischio medio-alto, scatta la fase di intervento da parte del nostro personale. L’ordinamento giuridico deve introdurre un ordinamento che sia coerente con i gusti dei giocatori e che sia concorrenziale a quello illegale, affinché venga tutelato il gioco legale. Introdurre determinati paletti potrebbe solo favorire l’illegalità” ha chiuso.
Un aspetto importante è quello legato alla prevenzione, tema affrontato da Mara Di Lecce, Direttrice comunicazione Novomatic Italia: “L’azienda investe in formazione e su risorse che hanno contatto diretto con i clienti quotidianamente. Spesso si parla di contrasto del gioco patologico, ma noi miriamo a prevenire che si sviluppi la patologia attraverso degli operatori che sono formati sotto tutti i punti di vista. Le spinte gentili, come i cosiddetti nudges, è quello che i nostri operatori fanno. È chiaro che gli operatori di gioco diffondono la cultura della responsabilità attraverso la formazione di tutti i dipendenti. Le nostre risorse assicurano che situazioni non controllate siano sicure e gestite”, ha detto.
“Questo approccio responsabile può combattere anche tutti gli attacchi strumentali che il settore subisce molto spesso. Sui mezzi di stampa generalisti, non viene mai detto che rappresentiamo un’industria legale e siamo un presidio di un’attività di riserva statale. L’innovazione tecnologica sul gioco fisico può essere molto importante e può rendere concreta l’espressione di gioco responsabile. È necessario che ci sia un approccio corale e che valorizzi tutte le anime in gioco, affinché il giocatore sia formato e informato affinché possa intrattenersi in maniera sana. La comunicazione in questo senso svolge un ruolo fondamentale. La parola che rappresenta questo comunicare il gioco responsabile è la sostenibilità, poiché essa passa esclusivamente dal gioco responsabile”, ha concluso.
E sul tema delle normative è intervenuto anche l’onorevole Ettore Rosato, Vice Segretario di Azione: “Penso che il gioco sia un tema che viene discusso molto più con la pancia che con la testa. Questo tipo di approccio non porta mai da nessuna parte. Ovviamente, è chiaro che esiste un problema di gioco d’azzardo patologico ma va affrontato prevenendo e curando questa patologia attraverso un’alleanza tra lo Stato e l’operatore di gioco che svolge la sua attività in concessione statale”, ha detto.
“C’è da notare che ormai c’è un trasferimento del gioco fisico verso quello digitale, come in tutti gli altri settori economici. Ciò va considerato sia sotto l’aspetto delle entrate erariali sia per contrastare eventuali rischi di sviluppare patologie. Inoltre, non va sottovalutato il contrasto all’illegalità che molto spesso sa inserirsi anche online. Se facessimo un’analisi di quanto spendono i giovani sui vari giochi online, cosiddetti pay to win, che non è diversa dal gioco d’azzardo senza che ci sia nessuna regolamentazione. È un terreno su cui dobbiamo intervenire. La normativa sul gioco legale deve essere coerente. Per principio, sono contrario a normative locali su questi temi poiché le concessioni sono a livello nazionale. È necessaria una unica norma nazionale, altrimenti si crea una frammentazione legislativa inefficace. Dobbiamo ritornare ad avere coraggio e fare una norma nazionale. Bisogna costruire un’alleanza seria con gli operatori perché il giocatore patologico non arricchisce il sistema, ma lo indebolisce. Il tema del gioco illegale viene sempre trascurato, ma è il paradiso della criminalità organizzata poiché lo usa per riciclare i suoi proventi. Ci vuole la consapevolezza che la presenza del gioco legale sul territorio è il primo baluardo contro l’illegalità. Inoltre, quando qualcuno propone di eliminare una tipologia di gioco non pensa alla perdita di gettito e non sa minimamente come coprire questa eventuale mancanza. In questa fase politica, chi sta in maggioranza ha sempre ragione e chi sta all’opposizione ha sempre torto. E viceversa. Dunque, al momento appare difficile un confronto politico su qualsiasi tema. Alcune normative sul gioco non erano basate su ricerche scientifiche. Non so se la maggioranza terrà duro su questo punto, ma se terrà duro, escludendo il mio partito, non troverà nessuno disposto ad accogliere determinate proposte. La distinzione, anche attraverso la pubblicità, tra l’illegalità e il gioco legale è fondamentale non solo dal punto di vista degli operatori ma anche per gli utenti, poiché inserire la carta di credito su un sito illegali comporta rischi importanti” ha chiuso.
“Importante è il contributo alle Regioni” ha detto il Senatore Fausto Orsomarso (Capogruppo Fdl Commissione Finanze Senato). Che poi ha aggiunto: “Rispetto al dibattito sul tema del gioco si sente incertezza, perché da parte di tutti c’è la massima attenzione verso l’1,5 milioni di giocatori problematici. Dobbiamo continuare a ribadire che se non c’è il gioco legale si sviluppa il gioco illegale e lo hanno dimostrato svariate inchieste. La difficoltà su questo tema è quello di scalzare le visioni populiste. L’elemento fondamentale nel confronto con le Regioni sarà capire quanto contributo dare a delle Regioni, poiché sono gli enti più prossimi a cui si rivolgono i giocatori problematici. Tuttavia, non ci possono essere normative differenziate tra i vari comuni poiché su questo argomento è necessaria una uniformazione normativa. A mio avviso, non ci deve essere il timore di regolamentare un fenomeno che esiste e che coinvolge 15-16 milioni di persone e dà un gettito importante per le Casse dello Stato”.
A chiudere l’intervento di Alessio Crisantemi, di GN Media: “Oggi, la tecnologia ci può aiutare dal punto di vista del gioco responsabile sotto ogni punto di vista. Inoltre, è evidente che si stia facendo già tanto in questo senso e gli operatori stanno mettendo in atto diverse azioni per prevenire o intervenire sulle problematicità. Il giocatore problematico non è utile all’operatore, poiché il cliente ideale è chi spende poco ma in maniera continuativa. Anche lo Stato sta facendo importanti cose su questo tema. Nel 2016 il nostro gruppo editoriale pubblico un libro, dove contiamo l’espressione “la questione territoriale”. All’epoca, quando presentammo questo libro, nel raccontare le sue complessità, mi ricordo che citai il libro di Sorrentino dal titolo “Hanno tutti ragione”. Lo ribadisco oggi perché su questo dibattito hanno davvero tutti ragione perché portano avanti tutti interessi costituzionali. Anche io penso che gli enti locali non debbano legiferare sul tema, ma è pur vero che essi rivendichino il diritto di poter dire la propria nei limiti del titolo quinto. Il tema è rendere questa macchina sostenibile. L’errore che è stato fatto fin dal primo momento è quello di incentrare tutto nella dicotomia “gioco sì” e “gioco no”. Non siamo all’anno zero, come non lo eravamo nel 2003 quando è stato legalizzato il gioco, poiché già all’epoca c’erano 800mila videopoker sul territorio. Sono dunque certo che la soluzione passi nell’affrontare l’intero settore nella sua complessità, senza creare interventi spot evitando le scorciatoie. A mio avviso, vanno coinvolti gli esperti e ci dovrà essere una concertazione vera. Al momento abbiamo un riordino fatto a metà, lasciando indietro il gioco fisico. Il tema però è che se non verrà completata anche l’altra parte di riordino verrà vanificata anche la parte relativa al gioco online. È fondamentale quindi arrivare ad un riordino complessivo. In conclusione, siamo di fronte ad una situazione sospesa da troppo tempo perché è ancora in vigore il decreto dignità che impedisce la pubblicità, mentre il riordino del gioco obbliga gli operatori a comunicare in modo responsabile. È evidente anche qui che serve un approccio globale affinché vengano risolti tutti questi problemi”.
Secondo il direttore dell’agenzia di stampa Agimeg, Fabio Felici “il nome giusto per il settore è quello di gioco pubblico, evitando il termine gioco d’azzardo che lo connota in maniera negativa. Nel 2003 il mercato illegale valeva la stessa cifra del legale. Ora, attraverso l’aumento della qualità dell’offerta di gioco è emerso tutto quello che era sommerso nell’illegalità. Questo è stato un passo importante fatto dallo Stato per riappropriarsi di un’attività presente sul territorio”, ha spiegato Felici.
“Tante volte, gli articoli di giornale che riportano dati sbagliati possono avere una presa sulla politica portandola a compiere interventi sbagliati. Strumenti come il distanziometro sono totalmente inutili perché ‘aiutano’ il giocatore problematico allontanandolo dai luoghi in cui può essere visto da amici e familiari. C’è uno stigma negativo sul gioco che va assolutamente superato poiché anche chi gioca in modo sano se ne vergogna.Il gioco è l’ottava dipendenza in Italia, quindi ciò dimostra che ci sono problematiche molto più importanti che arrivano anche a causare la morte delle persone. Dunque, questi numeri vanno visti con la giusta prospettiva senza sottovalutare tutte le criticità”, ha aggiunto.
“Sulla stampa nazionale, anche su giornali importanti, si trova ancora la confusione tra il dato della raccolta e quello della spesa. A mio avviso, mi dispiace dirlo, ma c’è anche della malafede da parte di chi arriva a scrivere dati palesemente erronei. È questa la battaglia che conduciamo noi giornalisti di settore proprio per dare i numeri reali del settore. Il gioco non è il male del terzo millennio, ma è una forma di intrattenimento uguale a tutte le altre. Da giornalista trovo importante che si riportino i dati su questo comparto nel giusto contesto poiché dalla cattiva comunicazione scaturisce anche la cattiva politica”. ha concluso.