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Gas dalla Russia, a cosa serve un tetto Ue al prezzo

La proposta italiana prevede un limite a 80 euro, oggi è a 127. Sarà portata al prossimo Consiglio europeo

Gas dalla Russia, a cosa serve un tetto Ue al prezzo
20 giugno 2022 | 12.24
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Se ne parla ormai da mesi. Con maggiore insistenza da quando si è capito che la guerra in Ucraina sarebbe durata a lungo. Il tetto europeo al prezzo del gas è una misura indispensabile per fermare la corsa al rialzo delle quotazioni ma è anche uno strumento importante per affermare una posizione netta, e univoca, dell'Europa nella guerra del gas che Putin sta combattendo con quotidiane restrizioni alle forniture di Gazprom. Mosca chiude a suo piacimento i rubinetti per alzare la pressione e aumentare la sua capacità negoziale, già forte visto il ricatto sul grano, fermo nei porti ucraini, e l'andamento del conflitto sul campo. E serve una risposta che possa arginare il costo enorme che si sta pagando.

Sono questi i principali argomenti che ha usato il premier Mario Draghi per portare dalla sua parte il presidente francese Emmauel Macron e, soprattutto, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche sul treno di ritorno da Kiev, dove i tre leader hanno incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio ha insistito sulla necessità di stringere su una misura ormai indispensabile. La proposta sarà portata al prossimo Consiglio europeo, in programma giovedì e venerdì.

Questa volta lo spazio per arrivare a un primo passo sostanziale verso un accordo sembra esserci. Soprattutto perché lo scenario sta cambiando rapidamente. Putin ha alzato la posta e ha ottenuto che anche a Berlino cadessero le resistenze residue. Non ha senso difendere forniture che arrivano a singhiozzo e le strade alternative diventano obbligate. Va bene aumentare le forniture alternative, ma non basta.

L'altro fattore che spinge verso il tetto al prezzo del gas è proprio il prezzo del gas. La settimana è partita con un ulteriore, forte, rialzo sulla piazza di Amsterdam: i contratti futures sul mese di luglio salgono del 7,86% a 127 euro al MWh. Sono dati che dimostrano tutta la speculazione in atto, perché il costo del metano è artificialmente più alto del suo effettivo valore di mercato. Di qui, la richiesta italiana di limitarlo unilateralmente con un tetto stabilito a livello Ue. Una misura che non avrebbe senso prendere a livello nazionale, perché creerebbe una distorsione asimmetrica del mercato, penalizzando i singoli paesi che decidessero di adottarla. Il piano italiano prevede il divieto di commerciare gas tra operatori in tutti i paesi europei a un prezzo superiore agli 80 euro per megawatt ora (MWh). In questo modo, nessuno vorrebbe importarlo a cifre superiori, perché sarebbe un’operazione in perdita.

Lo scenario è complicato e servono contromisure. Sull'entità e sulla quantità di misure necessarie c'è ancora da discutere, come dimostrano valutazioni diverse anche rispetto alle ripercussioni sui consumi. L'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, è stato più ottimista. "In questo momento non bisogna temere nulla, bisogna solo temere l'inazione". Per questo, "non dobbiamo allarmarci per cose che possono accadere tra 4-5 mesi, dobbiamo fare in modo oggi che queste cose non accadano". Descalzi parla, ovviamente, dati alla mano. "In questo momento l'offerta è superiore alla domanda: 200 milioni di offerta, 150/160 di domanda". Parlando con l'Adnkronos, ha utilizzato parole diverse Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Con il taglio delle forniture di gas dalla Russia "ci saranno rialzi sulle bollette ed è una certezza la possibilità di interruzione" dei flussi, per cui "dobbiamo cominciare a considerare la possibilità di un razionamento, che è un'arma a doppio taglio da utilizzare con estrema delicatezza" e sulla quale "serve preparare la gente, dobbiamo dirglielo e non svicolare. Ma si tratta di un'azione importante che inizierà a calmierare i mercati".

Intanto, il governo punta ad accelerare sulle riserve: ora gli stoccaggi sono pieni fino al 54%, ma si punta ad arrivare all'80-90% entro l'estate. Se ne parlerà domani al Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del gas naturale, istituito al ministero della Transizione Ecologica, che discuterà anche della possibilità di innalzare l'attuale stato di preallarme ad allarme.

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