L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano teme, inoltre, che l'attuale momento politico possa complicare ulteriormente la gestione della pandemia. "La cosa peggiore possibile è avere una stanza dei bottoni depotenziata in una situazione emergenziale" dice all'Adnkronos Salute
Vaccinare contro Covid-19 le persone che da Covid sono guarite potrebbe essere inutile - almeno per alcuni mesi finché dura l'immunità acquisita dopo essere entrati in contatto con il coronavirus Sars-CoV-2 e averlo vinto - ma forse anche rischioso. L'avvertimento arriva da Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano, che in queste ore ha messo il tema 'sul piatto' anche in tv e su Twitter, e che all'Adnkronos Salute spiega: "Io non ho notizie dirette perché non ho avuto direttamente casi di questo tipo, però cominciano a esserci delle segnalazioni di qualche effetto collaterale in più" per i vaccinati che avevano già avuto l'infezione.
"Magari anche semplicemente disturbi nel sito di inoculo - precisa l'esperto - Ma se uno ha già un'immunità attivata, e tu gli fai il vaccino" che gliela attiva ancora di più, "è più facile che a distanza anche di un tempo ragionevole ci sia un po' di reazione, perché quella persona l'immunità attivata contro Sars-CoV-2 ce l'ha già".
Galli risponde al telefono mentre sfoglia le pagine di diversi studi, alcuni già pubblicati e altri in pre-print, che analizzano la durata della risposta anticorpale anti-Covid nei pazienti guariti dall'infezione: uno dei lavori che cita, comparso su 'Science' e condotto negli Usa su oltre 30mila persone, conclude che "la vasta maggioranza degli infettati che hanno avuto un'infezione da lieve a moderata, quindi la stragrande maggioranza di chi si ammala, manifesta la capacità di una robusta risposta anticorpale contro la proteina Spike del coronavirus; i livelli di anticorpi risultano stabili per almeno 5 mesi, e correlano significativamente con la neutralizzazione di virus Sars-CoV-2 reali. Più del 90% dei sieroconvertiti produce anticorpi neutralizzanti - sottolinea l'infettivologo - Qualcuno che non li fa c'è sicuramente, ma se non li fa dopo l'infezione naturale non è neanche detto che li faccia dopo il vaccino".
Legge, poi, il titolo di un altro articolo pre-print, sempre del Qatar, che analizza l'impatto epidemiologico di una strategia vaccinale in cui le priorità di vaccinazione vengono decise in base allo stato anticorpale delle persone. "Qualcuno che va a vedere se magari hanno già gli anticorpi anti-Covid c'è - commenta l'esperto - mentre invece dalle parti nostre qualcuno ha deciso che non era importante farlo perché troppo scomodo". Invece basterebbe "fare alla persona da vaccinare un test sierologico rapido, un pungidito a risposta immediata: se il test è negativo lo vaccini, se è positivo per ora non lo vaccini. Poi magari qualcuno non ha gli anticorpi anche se si è già ammalato e lo vaccineremo ugualmente, ma il concetto è di dare almeno una regolata generale al discorso".
Ma anche non volendo fare il sierologico, si potrebbe cominciare a non vaccinare subito i cittadini che sanno di avere contratto Sars-CoV-2 e di averlo battuto: "Visto che abbiamo 2 milioni e 200mila italiani che sono felicemente viventi e sono certi di avere avuto un tampone positivo - è la proposta dell'infettivologo - quelli li metti in fondo alla lista e intanto vedi di saperne dei più, di avere dei dati prima di vaccinarli". A maggior ragione pensando al rischio di maggiori effetti collaterali: "Se uno parte sempre e soltanto da un'idea di medicina difensiva, pensando che 'se io uno di questi non lo vaccino e poi sta male dicono che è colpa mia', allora forse conviene ragionare sulla medicina difensiva da un altro punto di vista - ammonisce Galli - Perché se lo vaccino e poi ha una reazione avversa?". Il medico invita a pensarci, anche considerando che, "almeno per il vaccino di Pfizer, lo studio sul quale si è basata la sua approvazione dice chiaramente che erano escluse dalla sperimentazione le persone con una storia clinica di Covid. Il vaccino è stato fatto agli altri".
"Credo che questo sia l'ultimo dei momenti per mettersi a fare quello che", comunque andrà a finire, "sarà un ulteriore rallentamento delle cose" che aiuterebbero a lasciarci alle spalle l'incubo Covid-19. "E' evidente - dichiara l'esperto all'Adnkronos Salute a proposito della crisi di governo - che la cosa peggiore possibile in una situazione emergenziale è avere una stanza dei bottoni depotenziata, dai poteri limitati e di conseguenza amputata nella sua efficienza".
"Qualcuno - osserva Galli - dice che il Governo attuale non è l'espressione migliore perché questa cosa", la gestione dell'epidemia di coronavirus, "venga fatta al meglio. Però la mia esperienza di persona che ha lavorato nel settore pubblico per tutta una vita mi porta ad affermare che, in determinate situazioni, i tempi e i modi di adeguamento legati ai cambiamenti rischiano di essere tali da rendere più pericoloso il cambiamento rispetto alla stabilità. E lo dico - tiene a precisare il medico - anche se non sono mai stato per il mantenimento a oltranza di nessuna cosa, anzi ho sempre avuto un forte interesse a possibilità migliorative e meritocratiche".
"Qui ci sono delle decisioni fondamentali da prendere", avverte Galli, "in termini di misure di restrizione dei movimenti da una parte, da accompagnare auspicabilmente con la campagna vaccinale più vasta possibile e con la campagna di diagnostica più vasta possibile. Queste" secondo l'infettivologo "sono le 3 cose che, messe assieme, potrebbero portarci in un periodo ragionevolmente breve fuori da questo maledetto guaio. Però bisogna avere anche gli attributi per farle", aggiunge.
"E magari bisogna essere capaci di ragionare - ma questo vale anche e soprattutto per le stanze dei bottoni periferiche, visto che gli interventi di tipo sanitario competono prevalentemente alle Regioni - mostrando un po' meno sensibilità all'influenza di gruppi di interesse, lobby e quant'altro, che poi per certi versi fanno il loro stesso danno. Perché a furia di aprire e chiudere, di chiudere e aprire - conclude il medico - va male per tutti".
Vaccinare contro Covid-19 le persone che da Covid sono guarite potrebbe essere inutile - almeno per alcuni mesi finché dura l'immunità acquisita dopo essere entrati in contatto con il coronavirus Sars-CoV-2 e averlo vinto - ma forse anche rischioso. L'avvertimento arriva da Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano, che in queste ore ha messo il tema 'sul piatto' anche in tv e su Twitter, e che all'Adnkronos Salute spiega: "Io non ho notizie dirette perché non ho avuto direttamente casi di questo tipo, però cominciano a esserci delle segnalazioni di qualche effetto collaterale in più" per i vaccinati che avevano già avuto l'infezione.
"Magari anche semplicemente disturbi nel sito di inoculo - precisa l'esperto - Ma se uno ha già un'immunità attivata, e tu gli fai il vaccino" che gliela attiva ancora di più, "è più facile che a distanza anche di un tempo ragionevole ci sia un po' di reazione, perché quella persona l'immunità attivata contro Sars-CoV-2 ce l'ha già".