
Il vino italiano si trova oggi a un bivio cruciale. In occasione dell’evento organizzato da Federvini nel corso della 57esima edizione di Vinitaly, esperti, imprenditori e rappresentanti istituzionali hanno discusso le nuove sfide che il comparto vitivinicolo è chiamato ad affrontare: dalla minaccia dei dazi Usa alla trasformazione radicale dei consumi tra i giovani.
"Il clima di escalation non aiuta le relazioni diplomatiche e allontana qualunque possibilità di negoziazione. I dazi del 20% sui vini italiani rischiano di estrometterci dagli scaffali americani a vantaggio di altri competitor. Allo stesso tempo, anche la platea dei consumatori sta cambiando e con loro i criteri di scelta dei prodotti. Dobbiamo essere in grado di intercettare ed agganciare i gusti in evoluzione per poter garantire un’offerta in linea con le nuove tendenze" ha dichiarato la Presidente di Federvini Micaela Pallini. "Oggi serve una visione strategica: il tempo delle reazioni isolate è finito. Serve una regia, una visione di ampio respiro. Difendere il vino oggi significa salvaguardare una delle colonne portanti della nostra economia e dell’immagine dell’Italia nel mondo" ha continuato Pallini. L’export di vino italiano verso gli Stati Uniti vale quasi 2 miliardi di euro l’anno, con una netta prevalenza di vini Dop, secondo i dati elaborati dal Nomisma Wine Monitor per Federvini. Il mercato statunitense rappresenta da solo il 24% dell’export mondiale del vino italiano.
L'introduzione di dazi fino al 20% metterebbe a rischio l'equilibrio competitivo del Made in Italy, con un aumento dei prezzi medi all'importazione dei vini Dop che potrebbe variare di +0,90 euro/litro per il Prosecco e fino a +2,60 euro/litro per i vini rossi piemontesi e +2,40 euro/litro per i rossi toscani.
Tenendo conto che dalla dogana allo scaffale il prezzo del vino aumenta mediamente di 4 volte (alla luce del sistema distributivo statunitense, che per legge stabilisce tre passaggi intermedi - importatore, distributore, dettagliante - prima di arrivare al consumatore) e in un contesto di mercato dove paesi come Cile, Australia e Argentina ma soprattutto i produttori californiani offrono vini a prezzi più bassi, il rischio di disintermediazione del vino italiano dai canali distributivi americani è concreto.
L’evento promosso da Federvini, intitolato "Tra dazi e rivoluzione dei consumi: il vino a una svolta storica?", ha visto la partecipazione insieme alla presidente Pallini del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, di Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini, di Bruna Boroni, Director Industry Away From Home di Tradelab, di Stevie Kim, Managing Partner di Vinitaly, di Alberto Mattiacci, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università La Sapienza di Roma e di Denis Pantini, Responsabile Agrifood & Wine Monitor di Nomisma.