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Banche, il gioco dell'Opa punta a tre poli: dove va il risiko

Monte dei Paschi di Siena, in caso di matrimonio con Mediobanca, si attesta intorno ai 24,4 miliardi

Banche, il gioco dell'Opa punta a tre poli: dove va il risiko
21 marzo 2025 | 18.29
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Se il risiko va in porto, che succede? L'universo bancario italiano si riconfigurerebbe su tre grandi poli, notevole il potenziale di capitalizzazione. Secondo gli analisti contattati da Adnkronos, ai prezzi attuali, Unicredit e Banco Bpm insieme raggiungono una market cap stimata di 98,2 miliardi di euro, seguiti da Intesa Sanpaolo con 85,9 miliardi. Monte dei Paschi di Siena, in caso di matrimonio con Mediobanca, si attesta intorno ai 24,4 miliardi. "La somma delle loro capitalizzazioni evidenzia la possibilità di creare poli bancari competitivi su scala europea - dice l'analista finanziario Pietro Calì all'Adnkronos - ma il polo più competitivo sarebbe senz'altro Unicredit-Banco Bpm, anche perché Unicredit è sempre più internazionale come business e anche come struttura".

Oltre al potenziale di capitalizzazione, un altro elemento chiave riguarda le sinergie previste in caso di fusioni. Per Unicredit e Banco Bpm si stimano sinergie complessive per 1,2 miliardi di euro, di cui 300 milioni derivanti da maggiori ricavi e 900 milioni da riduzione dei costi. Monte dei Paschi di Siena ha fissato l’obiettivo di ottenere 700 milioni di sinergie annue sui costi in caso di integrazione con Piazzetta Cuccia, a fronte di un costo iniziale di integrazione di circa 600 milioni, "rendendo così l’operazione più che sostenibile nel tempo", dicono alcuni analisti.

Un cambio di paradigma, quello del gioco dell'Opa, che andrà a ricostruire lo scheletro dell'intero sistema bancario. "La tendenza, a mio avviso - spiega all'Adnkronos l'economista dell'Università Cattolica di Milano Andrea Monticini - è quella di avere grandi banche, che adottano approcci basati sull’innovazione tecnologica, sull’intelligenza artificiale, sull’efficienza nella gestione delle risorse e nell’erogazione del credito, con una gestione dei risparmi che tende a essere sempre più standardizzata e automatizzata".

A fianco, prosegue, "esiste anche un modello bancario più piccolo, quello degli istituti territoriali e locali, che vanno a soddisfare una domanda di credito che necessita di una valutazione più specifica, basata sulle caratteristiche e le necessità delle singole imprese". In pratica ci saranno due modelli distinti: uno più grande e innovativo, gestito da banche nazionali o sovranazionali che automatizzano la gestione del credito e la consulenza, e uno più locale e personalizzato, rappresentato dalle banche territoriali che si concentrano sulle specificità delle aziende, magari focalizzandosi sui distretti produttivi locali. "La domanda di credito nel breve e medio termine sarà soddisfatta", dice Monticini.

Nel lungo periodo, conclude il professore, sarà interessante vedere come evolverà l’economia italiana: "Se ci sarà un aumento della dimensione delle aziende, è probabile che ci sarà un adeguamento del modello verso banche più grandi, nazionali o anche sovranazionali. Se la struttura economica dovesse rimanere legata principalmente alle piccole imprese, ci saranno certamente anche sviluppi nell’offerta di credito da parte delle banche territoriali, con vantaggi e svantaggi legati a entrambe le soluzioni". (di Andrea Persili)

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