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"Attenzione a quel laboratorio", esperti Usa a Wuhan nel 2018

(Afp)
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14 aprile 2020 | 15.57
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Due anni prima dell'inizio della pandemia di coronavirus, funzionari dell'ambasciata americana in Cina sono entrati in un laboratorio di Wuhan e hanno inviato due comunicazioni a Washington per segnalare le misure di sicurezza della struttura ritenute inadeguate, soprattutto se collegati agli studi sui coronavirus associati ai pipistreli che venivano condotti. Lo scrive il Washington Post, facendo riferimento ad episodi avvenuti a gennaio 2018. L'ambasciata degli Stati Uniti con un ''passo inconsueto'' inviò ripetutamente scienziati al Wuhan Institute of Virology, dal 2015 il primo laboratorio cinese a raggiungere i livelli più alti secondo gli standard internazionali di sicurezza nella bioricerca.

L'ultima visita ebbe luogo il 27 marzo 2018: a compierla, una delegazione guidata dal console generale a Wuhan, Jamison Fouss. Secondo il Washington Post, il WIV all'epoca diffuse un comunicato relativo alla visita. Il documento sarebbe stato rimosso dal sito dell'istituto ma sarebbe reperibile nel web. I funzionari americani, dopo la visita, hanno inviato due cablogrammi a Washington -materiale classificato come sensibile ma non top secret secondo il WP- evidenziando i rischi legati alla sicurezza e le carenze del laboratorio. L'autore dell'articolo evidenzia che la prima comunicazione, "che ho ottenuto, avvertiva che il lavoro in corso nel laboratorio sui coronavirus dei pipistrelli e sulla potenziale trasmissione umana rappresentava un rischio di una nuova pandemia simile alla Sars".

Nelle interazioni con i colleghi cinesi, i funzionari americani -si legge ancora- "hanno notato che nel nuovo laboratorio c'era carenza di tecnici adeguatamente preparati ed erano necessari ricercatori per operare in modo sicuro in questo laboratorio ad alta contaminazione".

Il Dipartimento di Stato americano non ha fornito commenti. Nell'articolo si fa riferimento in particolare alla segnalazione relativa ad attività di ricerca che "mostrava come i vari coronavirus potessero interagire con il recettore Ace2".

Il laboratorio cinese riceveva assistenza dal Galveston National Laboratory dell'University of Texas Medical Branch ed altre organizzazioni americane, ma i ricercatori cinesi chiedevano ulteriori aiuti. Ed i messaggi dei diplomatici americani concludevano che gli Stati Uniti avrebbero dovuto dare questi aiuti perché la ricerca sui coronavirus dei pipistrelli era importante ma anche pericolosa.

Ricordando come in questi mesi è stata più volte definita priva di fondamento la teoria complottistica di virus creato appositamente in laboratorio, e come tra gli scienziati vi sia ampio consenso sulla sua origine animale, il Post cita Xiao Qiang, ricercatore dell'università di Berkeley, che non esclude che il virus possa essere venuto da un laboratorio in cui da anni venivano studiati i coronavirus riconducibili ai pipistrelli.

"I cablogrammi ci dicono che da tempo vi erano preoccupazioni riguardo alla possibilità che una minaccia alla salute pubblica potesse venire dalla ricerca di questo laboratorio se non fosse stata condotta in modo adeguato e protetto", ha affermato ancora il ricercatore aggiungendo che vi sono preoccupazioni simili anche per un altro laboratorio di Wuhan, che opera con livelli di biosicurezza 2, quindi inferiori rispetto a quelli della struttura visitata dai diplomatici americani che, pure, chiesero maggiore aiuto ed assistenza agli Usa.

Aiuti ed assistenza che al momento non arrivarono, riferisce il Post rendendo noto che i messaggi di allarme lanciati oltre due anni fa dai diplomatici sono stati recuperati ed hanno iniziato a circolare tra chi, in seno all'amministrazione, sta cercando di ricostruire l'origine della pandemia. Shi Zhengli, a capo del laboratorio di Wuhan, ha negato categoricamente che il suo centro - che è stato il primo il 3 febbraio scorso a riportare pubblicamente che virus noto come 2019-nCov era un coronavirus derivato dai pipistrelli - possa essere stata l'origine della diffusione del virus.

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