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Libia, i dubbi di Serraj

Il capo del governo di Tripoli oggi alla Conferenza di Berlino sulla crisi libica: scetticismo sulle intenzioni di Haftar e critiche all'Ue. L'incontro internazionale si apre all'insegna della preoccupazione dopo il blocco dei terminal petroliferi nell'est della Libia voluto dal generale. Nella bozza delle conclusioni previste sanzioni per chi viola l'embargo delle Nazioni Unite sulle armi. Erdogan: "Turchia chiave per la pace". Di Maio: "Risposta non è altra guerra".

(Fotogramma)
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19 gennaio 2020 | 10.02
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A poche ore dall'inizio della conferenza di Berlino sulla Libia, il capo del governo di Tripoli, Fayez Serraj, fa mostra di tutto il suo scetticismo sulle reali intenzioni del generale Khalifa Haftar, che non cita mai per nome. In dichiarazioni alla Dpa, dice: "La lunga esperienza ci fa dubitare delle intenzioni, della serietà e dell'impegno dell'altra parte, che tutti sanno che vuole il potere ad ogni costo". Serraj ricorda che il generale della Cirenaica "ha rifiutato di firmare l'iniziativa russo-turca nonostante già conoscesse i termini prima di andare a Mosca". Parlando dell'offensiva del generale Haftar e di una possibile ripresa degli scontri in caso di fallimento della conferenza di Berlino, Serraj sottolinea: "Se l'aggressione riprenderà, continueremo a difenderci con forza fino a quando non sarà sconfitta. Noi non abbiamo attaccato nessuno".

Serraj chiede l'intervento di "truppe di protezione" internazionali nel caso in cui il generale continui la sua offensiva. "Una tale forza di protezione deve operare sotto gli auspici delle Nazioni Unite - ha detto oggi al giornale Die Welt - gli esperti dovranno consigliare chi vi dovrà partecipare, se la Ue o l'Unione Africana o la Lega Araba". Sarraj ha avuto poi parole critiche verso la Ue, affermando che non si sta mostrando abbastanza attiva per la Libia. "Sfortunatamente il ruolo della Ue finora è stato molto modesto - ha affermato - anche se alcuni Paesi hanno una relazione speciale con la Libia, noi siamo Paesi vicini ed abbiamo molti interessi comuni".

Il capo del governo di Tripoli ha poi difeso gli accordi con la Turchia. I due memorandum firmati lo scorso novembre con il Paese non comprendono "concessioni" e non violano la sovranità nazionale della Libia, ha spiegato alla Dpa. Per Sarraj il primo memorandum sui diritti marittimi "preserva la sovranità della Libia e protegge il suo patrimonio". "Le consultazioni su questo accordo sono iniziate nel 2010, chiunque vi si opponga ha il diritto di rivolgersi alle corti internazionali", aggiunge il capo del governo di Tripoli. "Per quanto riguarda il memorandum sulla sicurezza - continua - noi pensiamo che Turchia e Libia abbiano il diritto come Paesi indipendenti e internazionalmente riconosciuti a concludere ogni accordo che considerino appropriato per i propri interessi". Riguardo, infine, alle accuse rivolte ad Ankara di aver inviato centinaia di combattenti dalla Siria in Libia, come denunciato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, Sarraj taglia corto: "Non abbiamo mercenari tra le nostre forze, queste accuse sono fuorvianti".

Per quanto riguarda invece i rapporti con i leader dei Paesi europei, "abbiamo sentito da parte della cancelliera Angela Merkel un reale interesse a trovare una soluzione alla crisi libica".

"Noi - ha poi avvertito, rivolgendosi ai Paesi che sostengono il generale Khalifa Haftar. - ci aspettiamo che i Paesi che sostengono l'aggressione comprendano che scommettere sul ribelle, che ha acceso la guerra, è una scommessa perdente che non fa altro che prolungare la guerra".

"Sfortunatamente, questi Paesi hanno aumentato il loro sostegno in denaro, armi e mercenari a lui", ha detto ancora nell'intervista alla Dpa, sottolineando che questo comportamento è "una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglo di Sicurezza". "Questo ci ha spinto a rivolgerci a Paesi amici per fornirci armi per difenderci", ha aggiunto il capo del governo di Tripoli.

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