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Pescatori Libia, l'ammiraglio De Giorgi: "Stop politica passiva, schieriamo navi a difesa"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
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19 dicembre 2020 | 13.46
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"Basta con la politica della passività dettata dalla paura". A dirlo è l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina Italiana dal 2013 al 2015, dopo il rilascio dei due pescherecci di Mazara del Vallo, sequestrati dalle milizie del generale Haftar lo scorso primo settembre e liberati dopo oltre 100 giorni di prigionia. "E' tempo che le nostre navi tornino a presidiare il Mediterraneo, in numero adeguato e con regole d'ingaggio che consentano loro di essere efficaci. La difesa della flotta mercantile e di quella peschereccia è uno dei compiti istituzionali della Marina militare. Proteggere i nostri cittadini è un dovere". "Il rapimento degli equipaggi dei due motopescherecci - osserva - era la punizione di Haftar al ministro Di Maio e all'Italia, colpevoli di trascurarlo dopo la sua sconfitta per mano turca nell’assedio di Tripoli e la sua rotta disordinata in Cirenaica. L'Italia dopo aver abbandonato Al Serraji nel momento del bisogno aveva tentato di salire sul carro di Haftar quando questi sembrava vincente, per poi tentare di recuperare il rapporto con Al Serraji quando Haftar sembrava un cavallo azzoppato".

Per De Giorgi "questo pendolare inconcludente fra le due Libie ha continuato a demolire la credibilità e il pur minimo prestigio residuo del nostro Paese a livello internazionale, lasciandoci sostanzialmente alla deriva. Per ristabilire la nostra posizione a livello internazionale servirebbero una strategia di ampio respiro e anni d’impegno in politica estera", conclude.

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