Ricercatori delle università La Sapienza e Tor Vergata di Roma rilevano che diarrea, nausea, vomito e fastidio addominale spesso compaiono prima dei sintomi respiratori e in alcuni casi restano gli unici sintomi del virus
Non solo febbre, tosse e perdita di olfatto, sintomi più noti di Covid-19. Gli scienziati, con il passare del tempo, registrano e studiano sempre più spesso anche altri 'segnali' della malattia, come quelli gastrointestinali. E' il caso di uno studio italiano, condotto da ricercatori dell'Università Sapienza e Tor vergata di Roma, pubblicato sul 'Cureus journal of medical science' - che ritiene questi sintomi una importante 'spia' del coronavirus, dal momento che in alcuni casi compaiono prima ancora dei classici problemi respiratori o addirittura restano gli unici sintomi di Covid-19. Da qui l'invito dei ricercatori a non sottovalutarne la comparsa, come spesso accade.
"Prima della manifestazione dei sintomi respiratori, una parte significativa dei pazienti con Covid-19 può presentare diarrea, nausea, vomito e fastidio addominale - afferma Massimiliano Cipriano del Dipartimento di Chirurgia laparoscopica del Policlinico Umberto I di Roma - pertanto i medici dovrebbero valutare sempre la presenza di questi sintomi nelle persone che sono state a contatto con un paziente positivo per Covid-19 o potenzialmente a rischio di averlo contratto e non fermarsi alla presenza o all'assenza dei sintomi respiratori" anche perché, sostiene, "in alcuni casi potrebbe essere il solo sintomo della malattia".
"E' necessario, dunque, monitorare i pazienti con disturbi gastrointestinali iniziali in modo da diagnosticare per tempo il contagio e intervenire in anticipo iniziando prima le cure e la quarantena per controllare la diffusione del virus", aggiunge Cipriano, autore dello studio insieme a Enzo Ruberti, del Dipartimento di Neurologia della Sapienza di Roma e ad Andrea Giacalone del Dipartimento di Ingegneria industriale dell'università capitolina di Tor Vergata. Non solo. I dati analizzati dalla ricerca hanno dimostrato inoltre che l'Rna virale è presente nelle feci di individui infetti e che può persistere anche dopo la scomparsa dei sintomi respiratori e quando i tamponi oro-faringei risultano negativi. "Questi risultati evidenziano la possibilità di un contagio oro-fecale anche quando il virus è scomparso dal tratto respiratorio", sottolineano i ricercatori e pertanto, "se l'ipotesi fosse confermata, la ricerca del virus nelle feci potrebbe rivelarsi ancora più efficace nel segnalare la definitiva scomparsa del virus dall'organismo limitando così la possibilità di ulteriori fonti di contagio per la comunità", concludono.