Alla fine ha forzato il blocco ed è entrata nel porto di Lampedusa Carola Rackete. Dopo aver trascorso 3 giorni ferma al largo dell'isola, la capitana invocando lo stato di necessità per i 40 migranti a bordo ha attraccato. Arrestata in flagranza di reato per violazione dell’Articolo 1100 del Codice della Navigazione, resistenza o violenza contro nave da guerra, che prevede una pena dai tre a 10 anni di reclusione, è accusata anche di tentato naufragio della motovedetta della Guardia di Finanza, speronata durante la manovra di attracco.
Rackete non andrà in carcere, almeno per il momento. Ora è agli arresti domiciliari come deciso dalla Procura di Agrigento che coordina l'indagine. Per la Sea Watch, grazie al dl Sicurezza bis, scatteranno il sequestro amministrativo e una sanzione pecuniaria da 20mila euro che, in caso non venisse pagata nei termini, potrà arrivare fino a 50mila euro.
La 31enne tedesca è tra l’altro indagata da ieri per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave militare. In un video pubblicato sui social Carola Rackete aveva detto: "Ho deciso di entrare da sola nel porto che di notte è libero".
Statement of our Captain, #CarolaRackete, before entering Port with the #SeaWatch3.
— Sea-Watch International (@seawatch_intl) 29 giugno 2019
“We are proud of our captain, she did exactly the right thing. She upheld the law of the sea and brought people to safety." – #SeaWatch chairman Johannes Bayer pic.twitter.com/lfZ16Pq9F1
"Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti", ha commentato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio parlando dello speronamento da parte della Sea Watch nei confronti della motovedetta della GdF.