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Addio a Zucconi, penna dalla prosa garbata ma pungente

Ereditò la passione per carta stampata dal padre Guglielmo, firma elegante e dissacrante

Vittorio Zucconi (Fotogramma/Ipa)
Vittorio Zucconi (Fotogramma/Ipa)
26 maggio 2019 | 11.52
LETTURA: 4 minuti

di Paolo Martini
Ha raccontato l'America attraverso molti presidenti e le sue corrispondenze dagli Usa sono state autentica letteratura grazie a una prosa garbata ma pungente, elegante e dissacratoria, a volte cruda, ironica, spesso divertente. Graffiante e diretto negli interventi televisivi, elegante e godibile negli innumerevoli saggi che ne hanno consacrato il successo anche come scrittore, Vittorio Zucconi è stato una firma storica di 'Repubblica' e prima ancora del 'Corriere della Sera' e della 'Stampa'.

Aveva iniziato la carriera come cronista di nera al quotidiano 'La Notte' di Milano, ereditando la passione per la carta stampata dal padre Guglielmo, che è stato direttore di vari giornali, da 'Il Corriere dei piccoli' a 'La Domenica del Corriere', da 'Tempo illustrato' a 'La Discussione', fino a 'Il Giorno'.

Zucconi è stato direttore dell'edizione web di 'Repubblica' dalla creazione fino al 2015 e per molti anni direttore dell'emittente Radio Capital fino al 2018, quando ha lasciato il timone a Massimo Giannini. Esperienze che hanno testimoniato la sua poliedricità, che lo ha caratterizzato tra i più apprezzati giornalisti italiani.

Nato a Bastiglia (Modena) il 16 agosto 1944, dopo l'infanzia trascorsa a Modena, Vittorio Zucconi si trasferisce con la famiglia a Milano e studia al liceo Parini, dove collabora al giornalino scolastico "La zanzara", fino a diventarne direttore e convincendo a scrivere Walter Tobagi, futuro giornalista del "Corriere della sera", poi assassinato dai terroristi il 28 maggio 1980, a scrivere una serie di articoli. Si iscrive, quindi, all'Università Statale di Milano, dove si laurea in lettere e filosofia con una tesi in storia sui movimenti anarchici italiani.

La sua carriera giornalistica inizia già nel 1963, quando diciannovenne lavora come redattore a "La Notte", il quotidiano del pomeriggio milanese molto diffuso tra gli anni '50 e '70. Nel 1969 viene assunto a "La Stampa", dove in breve tempo diviene corrispondente da Bruxelles (1970) e da Washington (1973). Nel 1977 passa al "Corriere della sera" come articolista e inviato speciale a Mosca, seguendo tutte le fasi cruciali della Guerra Fredda al tempo di Breznev.

Dopo aver aperto per "La Stampa" la redazione di Tokyo nel 1982, Zucconi passa a "Repubblica" come capo della redazione di Parigi (1985) e poi (1986-92) diventa inviato speciale a Washington. Una sua controversa corrispondenza, che porta la data del 14 settembre 1989, fa clamore a livello mondiale e scatena un caso politico e diplomatico: Zucconi descrive la visita negli Stati Uniti dell'astro nascente della perestrojka Boris Eltsin dandone una pessima immagine di uomo dedito all'alcol. L'articolo viene ripreso anche dalla "Pravda" sollevando aspre polemiche in Unione Sovietica tanto che l'organo ufficiale del Pcus è costretto, dopo la smentita dell'entourage di Eltsin, a scusarsi.

Vittorio Zucconi è tornato a "La Stampa" nel 1994, e poi di nuovo a "Repubblica" (1996), sempre come inviato speciale negli Stati Uniti. Nel 2002 Zucconi ha ottenuto seconda cittadinanza statunitense, dopo che si era stabilito in modo permanente a Washington. Dal 2007 teneva corsi estivi di storia italiana contemporanea e di giornalismo per post laureati al Middlebury College (Vermont, Usa). Nel 2008 viene nominato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana.

Vittorio Zucconi è anche autore di numerosi saggi e si è cimentato nella narrativa per ragazzi scrivendo un'antologia per le scuole intitolata "Stranieri come noi" (Einaudi, 1993). Ha ricevuto vari riconoscimenti giornalistici tra i quali il Premiolino, il Premio Trento, il Premio Max David, il Premio Estense", il Premio Luchetta alla carriera e il principale premio nazionale, il Saint-Vincent. Nel 2015 gli è stato conferito il Premio America della Fondazione Italia Usa.

Tra i suoi libri figurano: "I cinque cerchi rossi" (Rizzoli, 1980); "Il Giappone tra noi" (Garzanti, 1986); "Si fa presto a dire America" (Mondadori, 1988); "Parola di giornalista" (Rizzoli, 1990) - nato dall'esperienza del suo lavoro come corrispondente e inviato speciale; "Si fa presto a dire Russia" (Mondadori, 1992); "Viaggio in America" (Rizzoli, 1993); "La scommessa. Cento giorni per amare l'Italia" (in collaborazione con il padre Guglielmo, Rizzoli, 1993); "Gli spiriti non dimenticano. Il mistero di Cavallo Pazzo e la tragedia dei Sioux" (Mondadori, 1996); "Storie dell'altro mondo. La faccia nascosta dell'America" (Mondadori, 1997); "L'aquila e il pollo fritto. Perché amiamo e odiamo l'America" (Mondadori, 2008); "Il caratteraccio. Come (non) si diventa italiani" (Mondadori, 2009); "Il lato fresco del cuscino. Alla ricerca delle cose perdute" (Feltrinelli, 2018).

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