Natalizia e Mazziotti scrivono per l'Atlantic Council: la questione del 2% del Pil dedicato alla Difesa non può essere rimandata
L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha riacceso le preoccupazioni tra gli alleati europei della Nato, Italia compresa, che temono un'accresciuta pressione per rispettare gli impegni di spesa militare. Già nel 2014, al vertice di Galles, gli alleati avevano promesso di destinare almeno il 2% del Pil alla difesa, ma l'Italia è rimasta ferma all'1,5% e rischia di subire critiche più aspre se questo tetto verrà alzato al 3%.
Gabriele Natalizia, professore alla Sapienza, e Matteo Mazziotti di Celso, ricercatore di Geopolitica.info, hanno scritto un articolo per l’Atlantic Council, uno dei principali think tank americani, in cui spiegano come l’Italia potrà muoversi in questo nuovo scenario.
Negli ultimi dieci anni, scrivono i due esperti di relazioni internazionali, Roma ha adottato una strategia alternativa per compensare la spesa militare limitata: inviare un alto numero di truppe nelle missioni Nato e a guida statunitense. Nel 2014, mentre il budget della difesa si fermava all'1,14% del Pil, l'Italia aumentò i contingenti all'estero fino a 7.500 unità, contribuendo a missioni come Baltic Air Policing e Enhanced Forward Presence. Questa politica ha evitato critiche, come dimostrò Barack Obama che accusò Germania e Francia di "free-riding", di scroccare le capacità belliche americane, risparmiando però l'Italia.
Durante il primo mandato di Trump, l'Italia riuscì nuovamente a evitare l'attenzione negativa, pur ricevendo avvertimenti informali. Grazie a un incremento temporaneo della spesa all’1,59% e all'invio di quasi 9.500 soldati, Roma ha mantenuto il suo status di alleato affidabile.
Oggi, scrivono Natalizia e Mazziotti, questa tattica appare insostenibile. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Carmine Masiello, ha evidenziato che le Forze Armate italiane sono già al limite delle proprie capacità operative. La combinazione tra carenza di personale e l'invecchiamento dei militari rende difficile aumentare ulteriormente i contingenti. Con 12.000 truppe autorizzate all'estero e l'impegno su operazioni interne come Strade Sicure (6.800 uomini), l'Italia non può spingersi oltre.
Se l'amministrazione statunitense manterrà la linea dura sul burden-sharing, la condivisione dei compiti, Roma avrà due opzioni: sperare in una maggiore flessibilità da Washington o aumentare finalmente il budget della difesa al 2% del Pil. La prima opzione, che al momento si basa sul buon rapporto tra Giorgia Meloni, Elon Musk e la Casa Bianca, è però soggetta a volatili rapporti personali e avrebbe come contropartita una serie di concessioni a Trump, noto per il suo approccio transattivo alla politica.
La seconda opzione deve tenere conto dell’opinione pubblica italiana, che secondo i sondaggi è in buona parte contraria a nuovi investimenti militari.
L’Italia, concludono gli autori, rischia di trovarsi isolata se non riuscirà a bilanciare contributi militari e finanziari. Per mantenere il proprio ruolo nella Nato e nelle missioni internazionali, sarà necessario uno sforzo concreto, pena il deterioramento della sua reputazione tra i policymaker americani.