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Conto alla rovescia per la vendita dell'Ex Ilva, si attende scelta dei Commissari

Oggi scade la deadline per gli ultimi rilanci dei player in gara ma ai Commissari straordinari potrebbe servire qualche giorno in più per scegliere l'offerta migliore. Sul tavolo c'è l'ipotesi di un tandem Baku-Jindal, si cerca una quadra sul possibile assetto societario.

(Fotogramma)
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14 marzo 2025 | 19.17
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Il tempo dell’attesa è quasi finito, per l’ex Ilva. Le lancette dell’orologio corrono, oggi scade la ‘deadline’ che aveva dato l’esecutivo ai player in gara per gli ultimi rilanci delle rispettive offerte. Ma, a quanto si apprende, non è escluso che i Commissari straordinari potrebbero aver bisogno di qualche giorno in più per segnalare al governo la scelta del miglior offerente, con cui far partire poi la trattativa in esclusiva.

Sarebbe ancora in corso, infatti, il confronto tra Baku e Jindal circa la possibilità di entrare in tandem nel capitale delle acciaierie. Come e in che termini, tuttavia, non è chiaro: alcune indiscrezioni di stampa parlano di una partnership con gli azeri in maggioranza ma il controllo operativo (e la scelta dell’amministratore delegato) in mano agli indiani, mentre altre fonti vicine al dossier riferiscono all’AdnKronos di un assetto societario “ancora incerto”, su cui quindi si continua a cercare la quadra. C’è poi la questione della partecipazione di Invitalia. Si tratterebbe, in caso, di una presenza largamente minoritaria, da predisporre tramite emendamento o decreto, su cui il ministero dell’Economia starebbe lavorando.

In ogni caso, restano ferme le tempistiche delineate dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Nel corso dell’ultimo incontro con i sindacati lo scorso 11 marzo a Palazzo Chigi, il ministro Adolfo Urso aveva confermato che entro la metà del mese sarebbero state valutate le proposte e aperto il negoziato in esclusiva con il soggetto ritenuto migliore, per far partire poi la procedura Antitrust ed esercitare il golden power come strumento di presidio e salvaguardia dell’azienda. I tempi però sono stringenti e preoccupano le tute blu: il piano è quello di chiudere entro giugno, mese in cui si esauriranno le risorse messe a disposizione dallo Stato, dando così ai metalmeccanici solo pochi mesi per trattare con la nuova proprietà sui punti cardine, cioè gli aspetti industriali e il lavoro. Tutti aspetti che l’esecutivo tiene davanti agli occhi: gli obiettivi strategici dell'operazione – avevano ribadito fonti di governo al termine della riunione a Chigi – sono la “massima occupazione lavorativa possibile” sia per gli impianti che per l’indotto, e la “piena decarbonizzazione della produzione”.

Due partite centrali. In totale gli occupati delle acciaierie sono circa 10mila (di cui oltre 8mila a Taranto); attualmente, dopo l’accordo raggiunto poche settimane fa tra ministero del Lavoro e sindacati, 3062 sono in cassa integrazione. Nel primissimo giro di offerte, il piano proposto da Jindal ipotizzava una sforbiciata dei dipendenti più ampia, secondo le ricostruzioni, rispetto a quella di Baku. Poi però la multinazionale indiana aveva rialzato la posta da 2 a 4 miliardi, aumentando il numero di occupati da tenere negli impianti e avvicinandosi ai competitori. D’altro canto, il consorzio azero conta su una minore ‘expertise’, soprattutto sul fronte della siderurgia green: Jindal ha un know-how acclarato nella produzione d’acciaio con una specializzazione nell’uso della gassificazione per produrre il Dri (Direct Reduced Iron), centrale nei processi di decarbonizzazione perché funzionale alla produzione di acciaio verde. (Martina Regis)

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