Il leader della Lega Matteo Salvini: "Cosa c'entra con la Regione?". Il deputato del M5S Francesco Sapia all'Adnkronos: "Non serve un salvatore della Patria"
La candidatura di De Magistris a presidente della Regione Calabria divide la politica. L'annuncio con una nota del sindaco di Napoli. "Mi candido per amore" della Regione "e ringrazio le calabresi e i calabresi che in questi giorni mi hanno mostrato affetto e stima esortandomi ad affrontare una sfida tanto difficile quanto straordinariamente affascinante". Molte le reazioni, in gran parte contrarie.
"Il sindaco in carica di Napoli ieri si è candidato alla presidenza della regione Calabria. Ma come si fa? Dov'è il rispetto per i napoletani e per i calabresi?" ha domandato il segretario della Lega, Matteo Salvini. "Se sei il sindaco di Napoli e lavori a Napoli cosa ne sai della Calabria, cosa c'entri tu con la Calabria?" si chiede Salvini.
"La candidatura di Luigi de Magistris alla presidenza della Regione Calabria sa molto di carriera politica" ha detto il deputato calabrese del M5s Francesco Sapia all'Adnkronos. "È comunque un pieno diritto dell’ex pm, che manca da 10 anni dalla Calabria e dunque non ne conosce a fondo problemi e risorse, anche umane e sociali. L’attuale sindaco di Napoli, che aveva lasciato per sempre la magistratura nel 2009, ha motivato la sua scelta di presentarsi alla guida della Calabria con una dichiarazione molto centrata sulla sua persona più che sui bisogni e le priorità dei calabresi. Questo non mi sembra un buon biglietto da visita".
Soprattutto, aggiunge Sapia, "il futuro presidente della Regione, chiunque sarà, non avrà compiti da procuratore della Repubblica ma dovrà assicurare un’amministrazione, intanto degli uffici, imparziale e capace di utilizzare i fondi disponibili per sostenere il rilancio della sanità, lo sviluppo delle imprese, l’occupazione e lo Stato sociale".
"C’è bisogno di una proposta politica aperta e credibile per la Calabria, che riunisca le intelligenze, le energie e le coscienze presenti sul territorio. Non credo che possa servire lo schema, oggi ancora di moda, del singolo, del taumaturgo, del salvatore della Patria", sottolinea.
"Non mi convince - aggiunge il deputato M5s - la narrazione propagandistica di de Magistris, fondata sulla sua lotta al sistema che a suo avviso si sarebbe vendicato mandandolo al confino. Se così fosse, egli non avrebbe avuto spazio e posto in politica, che invece ha trovato anche grazie al racconto che ha saputo fare di sé, senza riconoscere gli errori personali, propri di ogni uomo".
"In Calabria occorre anzitutto formare il soggetto, che manca. Questo significa che la dirigenza regionale va rivista come primo punto di programma di ogni forza politica che si ritenga innovativa. Vuol dire, poi, che bisogna responsabilizzare la società. Non è più tempo per deleghe in bianco e ciascuno deve fare la sua parte, dare il suo contributo, investire tempo, saperi ed esperienze nel futuro comune. De Magistris si propone come soggetto carismatico, esattamente come Tansi, con cui condivide una semplificazione estrema della realtà, molto utile a produrre consenso e aspettative. La politica è invece impegno, testimonianza, umiltà e partecipazione, cioè tutt’altro rispetto al metodo che dalle prime battute sta mostrando de Magistris".
"De Magistris ha scelto di fare politica, è giusto che continui, gli faccio gli auguri" dice all’AdnKronos Gioacchino Genchi, che fu consulente informatico dell’ex pm oggi sindaco di Napoli. Genchi si sofferma, innanzitutto, sulla circostanza che De Magistris si candida in Calabria pur non essendo calabrese: "De Magistris conosce la Calabria, ci ha vissuto, la moglie è in Calabria, i figli sono nati là, quindi non capisco la contestazione, non c’è un limite territoriale. E può darsi anche che venga eletto".
Per Genchi, infatti, "non ci sarebbe da meravigliarsi se De Magistris venisse eletto, non ho feedback recenti della Calabria, ma penso che la situazione politica sia molto confusa dopo la morte di Jole Santelli. Il centrodestra, infatti, potenzialmente vincente, ha puntato su persone come il vicepresidente rischiando così di far votare persino per Rifondazione comunista. Non ne azzecca una. E impresentabile. Poi magari si proporranno i soliti fratelli Gentile, che non mancano mai".
La sinistra, aggiunge Genchi, "non esiste, perché quello che la esprime nelle sue manifestazioni radicali ha fatto pessime figure, anche loro sono impresentabili con o senza mascherine. Insomma, c’è il ‘vuoto torricelliano’ e in questa situazione De Magistris potrebbe farcela, ma dovrebbe cercare di fare riferimento a circuiti completamente nuovi, perché c’è molto poco da prendere dalla politica calabrese, sotto tutti i punti di vista, dal M5S fino alle espressioni nominali di Fi e di altri".
Infine, Genchi conclude: "Se De Magistris avrà la capacità di porsi in maniera nuova e innovativa, potrà farcela. Anche perché in Calabria ci sono tante persone perbene, laboriose, di grande intelligenza e di profonda onestà, quindi perché De Magistris non ce la dovrebbe fare?".
"Mi pare che sia una decisione di de Magistris, non è frutto di un accordo di tutta la sinistra più il M5S. Credo che de Magistris l’abbia fatto di sua iniziativa" commenta all’AdnKronos la deputata calabrese del M5S Federica Dieni.
"Credo che gli accordi, se ci saranno, dovranno essere condivisi prima da chi sta seguendo la cosa – spiega Dieni -, ci si deve confrontare prima di prendere una decisione del genere. Certo non sono io quella che decide per il M5S, né tantomeno credo si possa essere trascinati da decisioni prese in maniera unilaterale, dunque occorre sedersi intorno a un tavolo e valutare che cosa poi il M5S ha intenzione di fare".
"A me avevano detto che ‘candidato’ è participio passato del verbo ‘candidare’, e mi pare che richiederebbe un complemento d’agente, vale a dire che tizio viene candidato da quel gruppo o da quel partito a una certa funzione. Quando non c’è l’agente che candida, e uno si candida da solo, viene dimostrata l’insignificanza della cosa". A dirlo all’AdnKronos, commentando l’ufficializzazione della candidatura alla presidenza della Regione Calabria del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, è l’ex presidente della Calabria Giuseppe Chiaravalloti, indagato dall’allora pm di Catanzaro nell’inchiesta "Poseidone" e più volte prosciolto e assolto.
"Non ho mai dato molto peso alle sue inchieste sul mio conto, ero sicuro della mia correttezza", chiosa Chiaravalloti.
"Vedo malissimo la candidatura di Luigi De Magistris in Calabria, e non perché è stato il pm che mi ha indagata, ma perché le posizioni che esprime sono populiste e da Mezzogiorno piagnone. Ma soprattutto De Magistris arriva da un fallimento nell’amministrazione della città di Napoli. In più, non è neanche calabrese. Che cosa bisogna aggiungere?" si interroga, parlando con l’AdnKronos Enza Bruno Bossio, deputata calabrese del Pd che venne indagata dall’allora pm di Catanzaro nell’inchiesta 'WhyNot?' e assolta sia in primo grado che in appello perché il fatto non sussiste. "Non credo che la candidatura di De Magistris in Calabria possa avere successo – aggiunge Bruno Bossio -, ma siccome si è aperta una discussione all’interno del centrosinistra, in cui questo tipo di forze sono state coinvolte, oggi rischia di rappresentarsi come una rottura all’interno del centrosinistra, dunque, oggettivamente, il centrosinistra si indebolisce. Però – conclude - mi auguro che il mio partito mantenga le posizioni avute finora, di contrarietà a questa candidatura. Ma siccome non so cosa farà il M5S, che non si è ancora espresso, non vorrei che in nome di questo asse Pd-M5S, si arrivi anche a questo tipo di scelta. E evidente che a quel punto ognuno prenderà le sue decisioni".
"Venga pure a candidarsi in Calabria, De Magistris, solo che così la regione verrebbe considerata una colonia d’Oltremare" commenta all'Adnkronos l’ex presidente della Calabria Agazio Loiero, indagato dall’allora pm di Catanzaro sia nell’inchiesta "Poseidone", e poi assolto, che in una seconda indagine sulla sanità, anche in questo secondo caso finita con l’assoluzione. "Sarebbe immaginabile che un calabrese, stabilmente residente in Calabria, andasse a fare il presidente in Campania? Ecco, questa è la sola domanda che voglio porre".
"Sono paradossalmente contento che De Magistris si candidi come governatore della Calabria, perché la Calabria, evidentemente, merita questo. Penso che se uno facesse una proposta del genere a un sardo, a un siciliano o a un pugliese, ne ricaverebbe una pernacchia, ma evidentemente la Calabria è considerata una discarica. Mandare in Calabria un politico fallito, che ha distrutto Napoli e che quindi in Campania non vuole più nessuno, significa che tutto fa brodo". A dirlo all’AdnKronos, commentando l’ufficializzazione della candidatura alla presidenza della Regione Calabria di Luigi De Magistris, è Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria e principale indagato dell’inchiesta 'WhyNot?', condotta proprio dall’ex pm di Catanzaro ora sindaco di Napoli.
"Sono stato l’accusato numero 1, il capo della ‘Loggia di San Marino’, dove addirittura Romano Prodi sarebbe stato un mio adepto - racconta Saladino -, ma è finita che sono stato assolto, perché il fatto non sussiste, al Tribunale di Salerno, dove si è celebrato il vero processo ‘WhyNot?’, che non è stato fatto a Catanzaro, ma a Salerno. Il dottor De Magistris, infatti, pensava a un complotto pluto-massonico-giudaico contro di lui, e aveva accusato me e una serie di magistrati che nemmeno conosco. E questo processo, più di cento udienze in 5 anni, si è concluso con l’assoluzione di tutti. A Catanzaro c’è stata, invece, la prescrizione, ma attenzione, una prescrizione per un processo con rito abbreviato. Perché io a Catanzaro ho scelto il rito abbreviato e hanno mandato il processo in prescrizione dopo circa 13 anni, mentre a Salerno il processo con rito ordinario è durato 5 anni".
"La Calabria ha bisogno che a sinistra si recuperi un’identità ed una progettualità intorno a valori riconoscibili, leggibili da tutti, da tutti recepibili perché vissuti, e non di affermazioni politichesi per addetti ai lavori, che sempre più sono assimilabili a manutentori di palazzi anziché a costruttori di comunità. In questo quadro, credo che le autocandidature e le diverse fughe in avanti a cui stiamo assistendo non vadano in una direzione di reale e autentica attenzione alla Calabria. Piuttosto, intravedo affermazioni di un ‘io’ e non certo di un ‘noi’, progetti singoli e non di comunità". Lo afferma in una nota Jasmine Cristallo, coordinatrice calabrese delle Sardine.
"Il racconto, finora – aggiunge -, è sempre in prima persona e mai declinato dentro le fragilità e le risorse della mia terra, lontano dalla Calabria reale, che vive, combatte e si sacrifica ogni giorno. Forme di leaderismo più o meno spinto la fanno da padrona ed occupano lo spazio del dibattito pubblico che, invece, dovrebbe nutrirsi di una tensione collettiva. La personalizzazione non è mai foriera di buone pratiche e l'attualità politica nazionale ce lo testimonia di continuo. Invoco un primato della responsabilità, perché ad essere candidato - prima ancora che un nome- deve essere un progetto, un orizzonte d'azione verso cui indirizzare ogni sforzo possibile, tutti insieme".
Subito dopo Cristallo evidenzia: "Si abbia il coraggio di stare in campo al di là della propria ambizione, al di sopra di ogni singolo protagonismo: è ora di costruire. C’è bisogno di cooperazione, di autorevolezza, del saper essere pazienti, saper mettersi in ascolto, senza orgogli spesso appoggiati su blasoni virtuali. Se la sinistra vuole esserci ci sia per tutti. Parli a tutti quelli che ne condividono la storia e i valori fondanti. Certe candidature vanno incontro all’indole calabrese di affidarsi a un uomo della provvidenza, una pratica che alla lunga si è rivelata dannosa e autolesionista".
Infine, Cristallo conclude: "In taluni progetti elettorali, a dispetto dei propositi sbandierati, il grande assente è il popolo calabrese. In politica deve ritornare ad essere prioritaria la pratica di cercare i punti che uniscono e non quelli che dividono, senza per questo negare le proprie sensibilità le proprie specificità culturali e di riferimento ideologico, o peggio chiedere di negare la propria storia".