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Libri, in 'Donnaregina' Teresa Ciabatti narra l'umanità del superboss Peppe Misso

L'incontro tra la protagonista e il boss - uomo spietato che alleva colombi e crede negli Ufo - si trasforma in un viaggio tra ricordi, confessioni, fraintendimenti e proiezioni, ma soprattutto rivelazioni

Libri, in 'Donnaregina' Teresa Ciabatti narra l'umanità del superboss Peppe Misso
09 aprile 2025 | 14.25
LETTURA: 2 minuti

Chi è davvero Giuseppe Misso, 'o Nasone, accusato di rapina a mano armata, associazione a delinquere, associazione mafiosa, 182 omicidi commessi e commissionati? Se lo chiede la scrittrice a cui il giornale dà l'incarico di intervistare proprio lui, il superboss. A lei che di criminalità non sa niente, che si è sempre occupata di adolescenti, tutt'al più cantanti, attrici, gente dello spettacolo. Il loro è l'incontro di due mondi lontanissimi che tali devono rimanere, almeno nelle intenzioni della protagonista. Eppure, quando lui inizia a parlare, qualcosa cambia. A raccontare la vita affettiva di 'o Nasone - entrato in carcere la prima volta a 14 anni, boss della Camorra, e poi collaboratore di giustizia - è Teresa Ciabatti, che a quattro anni dal suo ultimo romanzo torna con 'Donnaregina', appena uscito in libreria per Mondadori (228 pgg, 19 euro), un'opera tra fiction, realtà, cronaca e invenzione, raccontato con l’intensità e l’anticonformismo, la lucidità e l’ironia che le sono proprie.

L'autrice in 'Donnaregina' conduce la protagonista che le somiglia, in una Napoli sospesa tra mito e cronaca, in territori a prima vista remoti e indecifrabili, per riportarla a casa più dolente e saggia, capace di riconoscere il baluginare dell’umano ovunque si presenti. La narratrice racconta un uomo spietato che alleva colombi e crede negli Ufo e che comincia a interessarla. Non tanto quando si sofferma sulle cronache di furti, sparatorie e vendette, piuttosto per la nostalgia che vibra nei racconti delle donne incontrate e perdute, degli amici morti ammazzati, degli affetti famigliari. Quando insomma, pur non rinnegando il proprio passato, il boss si mostra vulnerabile. Il dubbio: forse la sta manipolando? È sul piano dei rapporti affettivi che boss e scrittrice si incontrano: nelle ferite di genitori incerti, forse sbagliati. Nel mistero dei figli con cui non sanno più comunicare e che temono di aver perso per sempre.

Il confronto tra loro, pur sempre carico di diffidenza, si trasforma allora in un viaggio tra ricordi, confessioni, fraintendimenti e proiezioni, ma soprattutto rivelazioni su figli che non sono quello che loro credono. Così, quando la protagonista si trova a cercare le tracce del figlio di Misso nelle strade di Napoli, capisce di cercare qualcun altro: sua figlia che le sta sfuggendo.

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