I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso, presentato dalla difesa dell'ufficiale di Marina
Diventa definitiva la condanna a 29 anni e due mesi per Walter Biot, il capitano di fregata, arrestato dai carabinieri del Ros il 30 marzo 2021 con l'accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di cinquemila euro. I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’ufficiale di Marina contro la sentenza della Corte militare di Appello di Roma che lo scorso gennaio aveva sostanzialmente confermato il giudizio di primo grado.
Una sentenza che ha accolto la richiesta di conferma della condanna arrivata dal sostituto procuratore generale militare della Cassazione. “Biot aveva accesso sia alla documentazione cartacea che a quella in formato digitale - ha sottolineato nel corso della requisitoria il sostituto procuratore generale militare Francesco Ufilugelli - Se non ci fosse stato l’intervento della polizia giudiziaria la sua attività sarebbe andata avanti. E sia i giudici di primo grado che quelli di secondo grado hanno ritenuto che gli accertamenti sulla scheda sd e sul telefono siano avvenuti correttamente”.
Biot nel processo militare è accusato di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all'estero di notizie non segrete ne' riservate. Nei confronti di Biot, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, oltre alla procura militare ha proceduto anche la procura ordinaria dopo che i giudici di piazza Cavour hanno ritenuto legittima la "doppia" giurisdizione considerata la diversità delle due incriminazioni. L’ufficiale, in seguito all'inchiesta dei magistrati Gianfederica Dito e Michele Prestipino, è stato condannato lo scorso 19 gennaio dai giudici della Corte di Assise di Roma a 20 anni per le accuse di spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione.