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Sanità, in continua crescita le aggressioni a medici e operatori dell'emergenza

Balzanelli (Sis118): "Cittadini e sanitari sono entrambi vittime. Da anni il sistema è lasciato in condizioni di abbandono, senza mezzi e con il personale in fuga"

Sanità, in continua crescita le aggressioni a medici e operatori dell'emergenza
26 agosto 2024 | 17.42
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"Le aggressioni al personale medico e sanitario, particolarmente quando in servizio nel Sistema dell’emergenza-urgenza, sia territoriale sia ospedaliero, rappresentano un fenomeno di inquietante degrado, riscontrato ormai a livello pressoché ubiquitario nelle varie regioni. Un fenomeno che, purtroppo, non solo non tende a ridursi ma, anzi, evidenzia un andamento statistico in netta crescita". Lo afferma Mario Balzanelli, presidente nazionale Sis118, dopo l'ennesimo caso, l'aggressione a una dottoressa durante il turno in guardia medica nel presidio estivo di Maruggio, Taranto. "Si impone una riflessione che possa, in concreto, stimolare il legislatore a tradurre le varie analisi delle possibili cause, perlomeno di quelle prevedibili, in soluzioni concrete e prontamente attuabili. Solo così queste aggressioni sarebbero più facilmente prevenibili".

Fatti, dunque, e non parole. "Rallieta ben poco chi è stato aggredito - aggiunge Balzanelli - ricevere attestazioni di solidarietà morale e autorevoli e ferme prese di posizione, che vengono puntualmente rinnovate, ad ogni nuovo e brutale episodio, da parte delle Istituzioni e dei numerosi colleghi emotivamente partecipi. E le stesse misure repressive previste dall’attuale ordinamento giuridico, tra cui la procedibilità di ufficio, nulla possono sul piano della deterrenza, se non vengono sistematicamente e rigorosamente applicate, come sovente non si fa".

Per il numero 1 della Sis118, "le cause del fenomeno risiedono, prevalentemente, in due motivi. Innanzitutto un presunto eccessivo ritardo temporale nella erogazione della risposta richiesta dal cittadino-utente per un problema di salute: questo ritardo viene sistematicamente imputato al medico o al sanitario, che quindi viene aggredito in quanto ritenuto 'colpevole'. C'è poi una presunta inadeguatezza complessiva della risposta fornita, che viene emotivamente ritenuta, da parte di chi aggredisce, non soddisfacente rispetto alle aspettative o, comunque, non all’altezza". Ma è davvero così? "Il Sistema di emergenza territoriale 118, più di ogni altro, patisce l’accusa di ritardo temporale - risponde Balzanelli - che peraltro nella maggior parte dei casi, guardando alle tempistiche oggettive di arrivo dei nostri mezzi sui vari scenari più critici, si dimostra davvero infondata".

"Documentiamo questa triste realtà con i numerosissimi e assurdi episodi di aggressione a medici, infermieri ed autisti-soccorritori, puntualmente riportati nelle cronache. Questi episodi, aldilà delle ripercussioni secondarie alle varie lesioni fisiche, feriscono profondamente nello spirito e nella motivazione gli operatori e rendono sempre meno sereni i nostri turni di servizio". Per Balzanelli "occorre, quindi, dare risposte maiuscole sul piano istituzionale".

"Dal 2017 ad oggi - ricorda - la Sis118 evidenzia e motiva al legislatore che il 118 rappresenta la 'colonna vertebrale' del Servizio sanitario nazionale, una colonna sempre più disarticolata, con tutte le gravi conseguenze che ne derivano. Di pari passo, dal 2017 ad oggi le aggressioni a danno del personale che opera nel Sistema dell’emergenza sono esponenzialmente aumentate. Dobbiamo andare oltre quelle attestazioni di solidarietà, così gradite ma del tutto inefficaci. Ci pare atto dovuto, da parte delle istituzioni, fare sintesi e decidere di cambiare le cose. Sino a quando il Sistema dell’emergenza, territoriale ed ospedaliero, viene lasciato, di governo in governo, nelle condizioni di sostanziale abbandono, deprivato di mezzi, con personale medico demotivato, mal pagato e sempre più in fuga, e dunque sempre più insufficiente rispetto alle necessità imposte dall’altissima rilevanza e delicatezza e complessità del servizio, pagheranno sempre i due protagonisti di queste storie: i cittadini e gli operatori. Entrambi vittime".

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