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Papa in Nuova Guinea, appello per detenuto italiano: "Francesco aiutaci"

La lettera al Pontefice di Juanita Costantini per il suo compagno Carlo, recluso nel Paese dal 2020

Carlo D'Attanasio, il cittadino italiano detenuto in Papua Nuova Guinea
Carlo D'Attanasio, il cittadino italiano detenuto in Papua Nuova Guinea
06 settembre 2024 | 14.55
LETTURA: 2 minuti

Da più di quattro anni è bloccato in Papua Nuova Guinea, accusato di traffico di droga prima, di terrorismo internazionale poi. Lui è l'italiano Carlo D'Attanasio, oggi ha 55 anni, nel 2019 partito in barca a vela per un giro del mondo e che invece ha trovato la sua ultima tappa proprio nel Paese oceanico. Da 4 anni fermato nel Paese, e malato di tumore al colon. Per questo Juanita Costantini, che con Carlo ha avuto un figlio, all'Adnkronos affida un vero e proprio appello per Papa Francesco, nella speranza che il viaggio del Pontefice in Papua Nuova Guinea possa riuscire a sbloccare la situazione.

"Nel marzo del 2020 - sottolinea Juanita Costantini - Carlo approda in Papua Nuova Guinea e decide di fermarsi per una sosta che si prolunga per 5 mesi, quando, in procinto di ripartire per terminare la sua impresa, un piccolo aeroplano si schianta sull’isola subito dopo il decollo. All’interno del velivolo la polizia rinviene 611 chili di cocaina, probabilmente destinati all’Australia. Due giorni dopo vengono fermati due papuani e Carlo viene, senza alcuna spiegazione, arrestato. Accusato. Incarcerato. Dopo alcuni mesi, però, le accuse contro Carlo di traffico di droga cominciano a vacillare. La stessa stampa locale comincia a dubitare delle accuse nei confronti di Carlo e, poiché non hanno rinvenuto prove, l’accusa passa da traffico di droga a terrorismo internazionale". Poi, tutto si ferma, fra processi che non si celebrano e legali che spariscono.

"Nel frattempo Carlo è costretto in una piccola cella fatiscente. Con tanti altri detenuti. Senza servizi igienici. Inizia un calvario umano. Le sue grida di innocenza perdono la forza. E Carlo - continua Juanita nell'appello al Papa- inizia a manifestare malori continui. Dolori lancinanti. Da qui la richiesta di essere sottoposto ad esami diagnostici, con tutti i ritardi del caso. A inizio marzo, dopo un anno e mezzo di attesa, arriva la colonscopia. E la diagnosi è di adenocarcinoma del colon di 10 centimetri. Carlo è stato sottoposto a intervento, portatore di due enterostomie, perde sangue, è cachettico, ha una ferita aperta in addome, astenico e sotto droghe antalgiche. Anemico. Fisicamente e moralmente è sfinito, Sua Santità. Necessita di urgente ulteriore intervento chirurgico. E di speranza e preghiera". Perché, conclude Juanita, "sono cinque anni che mi sveglio e vado a dormire con l’assenza del mio amore e condivido il suo dolore in ogni momento dentro di me. E quando guardo gli occhi dolci del nostro piccolo Enea non so più come rispondere alle sue domande e garantire la serenità che merita". (di Lorenzo Capezzuoli Ranchi)

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