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Papa, ex parroco Lampedusa: "L'incontro con Francesco e le sue lacrime per i migranti"

Don La Magra ricorda: "Gli donai un Vangelo trovato su un barchino, non trattenne la commozione. Perdiamo la voce degli ultimi della Terra"

L'incontro tra Papa Francesco e don Carmelo La Magra
L'incontro tra Papa Francesco e don Carmelo La Magra
23 aprile 2025 | 16.02
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"Viene a mancare la voce degli ultimi della Terra. Lascia un grande vuoto, un vuoto che, in parte, abbiamo già sperimentato durante i giorni del lungo ricovero in ospedale. Adesso, però, questa assenza è ancora più forte, perché Papa Francesco sembra essere l'unico leader mondiale a parlare degli ultimi, di pace, di diritti degli esseri umani in un contesto in cui si torna ai nazionalismi, agli armamenti, alla guerra finanziaria. E quando ciò accade a pagare in prima persona sono proprio i poveri, gli ultimi, i piccoli". Don Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa che oggi guida la comunità ecclesiale di Racalmuto (Agrigento), ricorda ancora gli incontri con Papa Francesco. Due volte ha incrociato il suo sguardo, ha stretto le sue mani. La prima il 27 aprile del 2017 nell'aula del Sinodo in occasione del Forum internazionale dell'Azione cattolica.

"Gli regalai un Vangelo trovato sui barconi dei migranti - racconta all'Adnkronos -. Il Papa lo accolse come un dono prezioso, lo consegnò ai suoi collaboratori e disse loro di metterglielo da parte con cura. A un certo punto non riuscì più a parlare. Non trattenne le lacrime. Il nostro fu un incontro di sguardi, di pianto e di commozione". In quel Vangelo "strapazzato dalle onde del mare", ricorda oggi don Carmelo, erano sottolineate "alcune frasi di salmi che riprendevano la sorte del giusto perseguitato, sembrava un po' di rileggere, attraverso i versetti, la sorte dei migranti in Libia". Il secondo incontro risale all'8 luglio 2019. "Mi invitò a concelebrare la messa che per alcuni anni il Papa ha officiato nel ricordo del viaggio a Lampedusa". Poco prima Bergolio e don La Magra si fermarono a parlare. "Erano giorni particolari", ricorda l'ex parroco di Lampedusa da sempre in prima linea nell'accoglienza dei migranti. Erano i giorni in cui don Carmelo dormiva all'addiaccio sul sagrato della chiesa di San Gerlando attendendo lo sbarco dei naufraghi soccorsi dalla Sea Watch e a cui era impedito di scendere a terra. "Raccontai al Pontefice quello che stavamo facendo e gli dissi anche che nella Chiesa il nostro gesto non era capito da tutti. Mi guardò, strinse il pugno come a darmi forza e mi disse 'Voi continuate così'".

"Conserverò il ricordo di questi incontri preziosi, un dono grande - dice l'ex parroco di Lampedusa -. Mi colpì la profondità del suo sguardo e la commozione dei suoi occhi, il fatto di non voler nascondere le lacrime davanti al ricordo dei morti o alla sofferenza delle persone". Oggi dopo Bergoglio c'è il rischio che la Chiesa torni indietro su questi temi, che prevalga uno spirito conservatore? "Essere conservatori nella Chiesa significa conservare la verità del Vangelo, il comandamento dell'amore, la scelta preferenziale dei poveri - spiega don Carmelo -. Questo fa parte non della sensibilità di un Papa ma del messaggio evangelico. Credo che la Chiesa non corra il rischio di tornare indietro. Andrà avanti con altre sensibilità, con altri modi. I cardinali discuteranno sul profilo necessario in questo tempo, certamente ci mancherà la familiarità dei gesti di Francesco ma avremo parole e gesti nuovi che sapremo interpretare e leggere".

In queste ore si susseguono i messaggi di cordoglio dei grandi della Terra. "Credo che la voce di Papa Francesco abbia dato fastidio a tanti leader mondali. Se questi messaggi sono veri, se realmente i potenti del mondo ammirano e apprezzano l'impegno di Francesco per i piccoli e i poveri dovrebbero ascoltare quel messaggio. Un segno sarebbe iniziare a parlare di 'cessate il fuoco' e tregue in ogni angolo insanguinato da conflitti. Questo sarebbe il modo giusto di commemorare un uomo che per la pace e per i poveri ha speso tutta la sua vita. Servono fatti, altrimenti è solo vuota retorica", conclude. (di Rossana Lo Castro)

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