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Omicidio Jhoanna Quintanilla, il compagno resta in carcere: "Può inquinare prove"

Per la giudice delle indagini preliminari di Milano sussiste anche il pericolo di fuga visti i suoi legami con l'estero. L'uomo agli investigatori: "Non volevo, colpa di un gioco erotico finito male"

Jhoanna Quintanilla - Facebook
Jhoanna Quintanilla - Facebook
09 febbraio 2025 | 14.00
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Resta in carcere Pablo Gonzalez Rivas, il 48enne accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e occultamento di cadavere della compagna Jhoanna Nataly Quintanilla, uccisa nella notte tra il 24 e il 25 gennaio. Lo ha deciso la giudice delle indagini preliminari di Milano Anna Calabi. Per la gip, che ieri per circa due ore ha interrogato l'operaio salvadoregno, sussiste il pericolo di fuga visti i suoi legami con l'estero e il rischio di inquinamento probatorio.

La confessione: "Morta durante gioco erotico"

Un delitto che il 48enne racconta come 'involontario': "Non volevo, stavamo facendo un gioco erotico" le parole dette ieri durante l'interrogatorio di convalida del fermo davanti alla giudice Anna Calabi. Dopo averla strangolata "mi è preso il panico e ho deciso di disfarmi del cadavere".

Investigatori cercano il corpo, un borsone come bara

La bara della baby sitter di 40 anni è un borsone da palestra che l'indagato - come mostrano le telecamere interne dello stabile - trascina dall'appartamento al bagagliaio dell'auto alle ore 2.45 di sabato 25 gennaio. Solo nel tardo pomeriggio, circa 18 ore dopo il delitto, se ne libera gettando il borsone sulla strada, in un fosso vicino a una rotonda tra Cassano d'Adda e Treviglio.

Un'indicazione vaga che non aiuta i numerosi carabinieri impegnati da giorni nelle ricerche, nonostante il maltempo. Il ritrovamento del corpo è centrale per gli inquirenti perché può accertare se le parole di Pablo Gonzalez Rivas sono credibili.

Le contraddizioni di Gonzalez Riva

Contro il salvadoregno ci sono una serie di contraddizioni rese ai carabinieri. La prima riguarda proprio la notte del delitto quando sostiene di essersi addormentato e di non essersi accorto che la compagna fosse uscita. Le immagini delle telecamere, invece, lo mostrano mentre - tra le ore 2 le ore 3 del 25 gennaio scorso - fa avanti e indietro, più volte, dall'appartamento in piazza dei Daini al garage.

Ai militari parla della vittima come di un'amica, una coinquilina, non invece di una compagna con cui convive da sei anni. Ed è sospetta anche la denuncia che arriva solo una settimana dopo la scomparsa.

I dubbi della procura

Per la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo la strategia dell'indagato è chiara: tentare di evitare l'accusa di omicidio volontario e tentare la carta del preterintenzionale evitando così l'ergastolo. Alla tesi di un gioco finito male la procura non crede - così come la giudice Calabi che ha convalidato il fermo per omicidio volontario - e attende di conoscere il vero movente del femminicidio di Jhoanna Nataly Quintanilla.

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