
"La capacità di rientrare nella normalità dopo l'omicidio fa pensare a una personalità disturbata con tratti di narcisismo". L'analisi di Cinzia Mammoliti, esperta di violenza di genere e autrice di libri sul tema
Preoccupano "superficialità e futili motivi con i quali si giustifica l'omicidio". Ma anche "la giovane età, la spietatezza, la freddezza e la crudeltà mentale, correlate a un concetto di 'proprietà' della vittima". Così all'Adnkronos Salute Cinzia Mammoliti, criminologa clinica autrice di libri dedicati anche alla violenza sulle donne - come 'Il manipolatore affettivo e le sue maschere' (Sonda editore) - sulle dichiarazioni di Mark Samson, omicida di Ilaria Sula, in cui si rileva un comportamento quasi 'normale' dopo l'omicidio. Emerge "un mondo interiore caratterizzato principalmente da affettività, mancanza di empatia e crudeltà mentale", secondo l'esperta.
Inoltre "le modalità dell'omicidio e la capacità di rientrare, dopo averlo commesso, in una dinamica di relazioni normali con altre persone, simulando addirittura che la vittima è ancora in vita, fa pensare a una personalità disturbata, con tratti di narcisismo". Per Mammoliti, in questo caso, come in quello dell'omicida di Sara Campanella in Sicilia, il ritratto è quello di "giovani completamente incapaci di gestire le emozioni e di provare sentimenti veri, nonché di concepire l'alterità, quindi l'altro diverso da sé, e abbracciare un concetto etico di cultura del rispetto. Vivono il rapporto come un qualcosa di prettamente funzionale alle loro esigenze, ai loro bisogni. E questo emerge anche dalla premeditazione".
L'esperta mette in evidenza, poi, il problema dell'educazione familiare. "La madre che aiuta il figlio a occultare il cadavere, per quanto possa essere giustificabile un istinto materno primordiale di intervenire a tutela del figlio, la dice anche lunga su quanto questo giovane possa essere stato assecondato in una forma di educazione che - ipotizzo, ovviamente non conoscendo il caso - molto probabilmente l'ha visto al centro dell'attenzione viziato e poco autonomo".
Per quanto riguarda il quadro generale della violenza agita sulle donne, i numeri "ci dicono che siamo a un femminicidio ogni due giorni - continua Mammoliti - Una statistica che nel tempo si è mantenuta abbastanza costante, ma si nota maggiore efferatezza in questi omicidi, nonché una più giovane età dei soggetti coinvolti. Abbiamo avuto, nel giro di pochi giorni, due omicidi che hanno avuto come protagonisti ragazzi molto giovani - aggiunge riferendosi anche alla morte di Ilaria Campanella - accomunati entrambi, per quanto riguarda gli autori, da caratteristiche di spietatezza, freddezza e crudeltà mentale. Ragazzi senza delle basi né etiche né affettive. Una situazione molto preoccupante che evidenzia l'urgenza di iniziare a fare qualcosa di serio a livello di educazione e formazione".
Per Mammoliti "inasprire le pene non è un vero deterrente, come dimostrano esempi internazionali, quindi più che sulla punizione dobbiamo concentrarci sulla prevenzione, che è sempre troppo poca. E' una battaglia che porto avanti da quasi vent'anni come consulente, formatrice, ricercatrice. E, purtroppo, mi rendo conto che investire su questo non sembra rappresentare una priorità, nonostante la gravità del problema". Secondo l'esperta urge puntare su "una formazione che deve avere alla base le scuole, coinvolgendo i bambini, gli insegnanti e, a salire, le istituzioni che devono essere preparate. E non parlo solo di forze di polizia e forze dell'ordine, ma di tutti, anche magistrati, avvocati e tutti i liberi professionisti che lavorano nell'ambito della sicurezza, che devono essere preparati e informati, fino ai servizi sociali, perché siano maggiormente in grado di saper riconoscere un pericolo di violenza".
A livello di potenziamento della cultura del rispetto, "è necessario elevare il livello di priorità assegnato alla formazione alle relazioni. Credo che bisognerebbe seriamente iniziare a fare educazione sentimentale e affettiva all'asilo - suggerisce la criminologa - perché stiamo prendendo una deriva che è veramente molto, molto inquietante". (di Raffaella Ammirati)