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Napoli, detenuto 93enne scarcerato in anticipo: "Risarcimento per il sovraffollamento"

Il garante regionale Ciambriello: "Non ci può essere certezza della pena senza rispettare la dignità umana"

Carcere di Poggioreale - Fotogramma
Carcere di Poggioreale - Fotogramma
13 novembre 2024 | 16.05
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Scarcerato in anticipo un detenuto di 93 anni dal carcere napoletano di Poggioreale. Era uscito recentemente per andare a scontare la pena alternativa in detenzione speciale nella comunità. Alla fine di ottobre, ha ricevuto dall’Ufficio di sorveglianza di Napoli il riconoscimento di 193 giorni di liberazione anticipata concessa a titolo di risarcimento del danno, come previsto dall’Ordinamento Penitenziario (che riconosce l’abbuono di un giorno di pena per ogni dieci giorni di detenzione se vissuta in condizioni disumane), in riferimento al periodo valutato dal 18-09-2018 al 10-10-2024, trascorso nel carcere di Poggioreale.

Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello, che segue da tempo il detenuto, dichiara: “Giusto e doveroso il provvedimento di scarcerazione del magistrato di sorveglianza, ma la vicenda ripropone il tema del sovraffollamento e, più in generale, delle condizioni inumane in cui versa la popolazione carceraria; più grave ancora se proviamo ad immaginare un uomo ultranovantenne ristretto in condizioni inumane nel carcere di Poggioreale in celle da 8 e 10 persone in spazi angusti. Insieme a considerazioni di ordine etico concorrono ragioni di natura giuridica che rendono gravemente illegittima l’esecuzione della pena in questo Paese. Ciò perché da un lato si pretende una punibilità ispirata a criteri di certezza e puntualità, ma dall’altro restano nel vago i doveri di provenienza giuridica legati alle modalità di esercizio del “diritto di punire”; vale a dire con criterio di umanità e per finalità rieducative, per obbligo derivante dalla carta costituzionale. Ciò significa - conclude Ciambriello - che la pena criminale è ancora eseguita con modalità illegali. Non ci può essere certezza della pena senza rispettare la dignità umana”.

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