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Nada Cella, testimonianza choc del fratello di Anna Lucia Cecere: "Potrebbe anche averla uccisa"

La donna è imputata per l'omicidio della segretaria nel 1996 a Chiavari nel Genovese

Nada Cella, foto da Chi l'ha visto
Nada Cella, foto da Chi l'ha visto
15 aprile 2025 | 19.30
LETTURA: 2 minuti

"Mia sorella potrebbe anche aver ucciso Nada Cella". Il fratello minore di Anna Lucia Cecere, Maurizio, parla della loro difficile infanzia al processo a Genova che vede la sorella imputata per l'omicidio della segretaria nel 1996 a Chiavari. Il testimone chiave ha raccontato che avevano un padre violento e alcolizzato che arrivò a incendiare la casa con i figli dentro. "Anna Lucia era la più grande, si occupava di me. Ma era irascibile, non accettava di essere contraddetta. Ho rotto i rapporti con lei". Ai cronisti ha, poi, detto: "Penso che possa aver ucciso. Ma è solo una mia sensazione".

Il bottone ritrovato sulla scena del delitto

L'udienza si è aperta con l'intervento di un esperto di bottoni, Stefano Cannara, che ha confermato la compatibilità tra il bottone ritrovato sulla scena del delitto e quelli sequestrati a Cecere nel 1996. Per la procura si tratta di un dettaglio centrale per dimostrare che l'assassina sia lei.

L'ex fidanzato dell'imputata

"Era gelosa, possessiva" racconta Adelmo Roda, ex fidanzato di Anna Lucia Cecere. "Dopo il 2021, quando fu di nuovo indagata, cercava di convincermi che la nostra relazione fosse durata più a lungo". L'uomo ha ricostruito la loro storia iniziata a metà anni '90 tra serate al Dolcevita e litigi sempre più frequenti: "Era un carattere difficile, non accettava contraddittorio. Una volta mi mise fuori casa e scrisse parolacce contro di me sui muri". A incrinare definitivamente il rapporto fu la scoperta, da parte della madre di Roda, che Cecere aveva un figlio avuto da una relazione precedente. "Non ero innamorato, ma le volevo bene - ha detto -. Fu difficile lasciarla, ma mia madre si oppose e io scelsi la mia famiglia". Secondo quanto riferito, la donna aveva staccato alcuni bottoni da una giacca di Roda che lui usava per andare a pescare. Uno di quei bottoni, secondo l'accusa, sarebbe compatibile con quello trovato sotto il corpo di Nada. "Li aveva tolti perché le piacevano – conclude Roda –. Lo fece nell’estate del '95, quando ormai la nostra storia era già finita".

Il teste ha raccontato anche i contatti avuti nel 2021, quando Cecere - già convocata dagli inquirenti - iniziò a chiamarlo e mandargli messaggi, cercando di convincerlo che la loro relazione fosse durata fino al '96. "Voleva far sembrare che in quel periodo fosse legata a me e non interessata a Soracco, il datore di lavoro di Nada. Quando l'ho messa alle strette, ha interrotto ogni rapporto".

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