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**Migranti: pg Bono, 'stop insulti ai magistrati, istituzioni prendano distanze'**

Gaetano Bono,  sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Caltanissetta
Gaetano Bono, sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Caltanissetta
08 marzo 2025 | 11.29
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"Innanzitutto un plauso per il comunicato della prima presidente della Suprema Corte e componente di diritto del Csm, Margherita Cassano, che ha stigmatizzato le dichiarazioni di alcuni membri apicali del governo sulla sentenza delle Sezioni Unite civili della Cassazione, che hanno riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni subiti dai migranti della nave Diciotti per il mancato immediato sbarco. Poi l’amara riflessione di constatare che la più alta carica della magistratura, chissà con quanto imbarazzo dal punto di vista istituzionale, si è vista costretta a esprimere concetti basilari, al limite dell’ovvio, per la vita democratica di un Paese". A dirlo all'Adnkronos è Gaetano Bono, sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Caltanissetta.

"Non ci dovrebbe essere bisogno di ricordare che uno Stato dovrebbe assicurare a ogni magistrato le condizioni per agire con l’autonomia e l’indipendenza garantite dalla Costituzione - aggiunge -. Mentre, invece, si assiste a critiche alle sentenze che tracimano in insulti e che, come giustamente ha ricordato la presidente Cassano nel suo comunicato di ieri, mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto. Per non parlare di quando le critiche vengono rivolte direttamente alla persona del magistrato che così viene esposto al pubblico ludibrio, come se la decisione giudiziaria fosse un atto personale, e viene fatto bersaglio di tutti coloro che, a torto o a ragione, hanno di che dolersi della sua decisione. Ma non solo, perché così facendo - prosegue il procuratore generale presso la Corte d’appello di Caltanissetta - si rischia di intimorire sia quel singolo magistrato, sia tutti coloro che nel futuro saranno chiamati a prendere decisioni particolarmente difficili, e che automaticamente potrebbero porsi il problema del se e come la loro persona verrà attaccata a seconda del tenore della decisione, fino ad arrivare all’assurdo di preferire, al posto dell’interpretazione ritenuta giusta in scienza e coscienza, quell’interpretazione della legge che faccia soccombere le ragioni della parte più debole, in modo da prevenire le reazioni negative della parte più forte".

Per il pg Bono "se le istituzioni del nostro Paese non manderanno nettamente un segnale di presa di distanza da un tal modo di concepire la critica ai provvedimenti giudiziari, verrà legittimata una prassi che consentirà a chiunque in futuro di mettere alla gogna la persona del magistrato, con buona pace del principio della separazione dei poteri e dell’indipendenza della magistratura, perché a quel punto varrebbe il potere (anche solo mass-mediatico) del più forte che potrebbe essere una pubblica amministrazione, un facoltoso imprenditore, una big tech, un mafioso, eccetera, e i cittadini vedranno cancellarsi ineluttabilmente il principio di eguaglianza di tutti davanti alla legge perché, per dirla con Orwell, ci sarà sempre qualcuno che, imponendo la sua influenza fuori dal processo, sarà più uguale degli altri. Mi rifiuto di credere che si voglia questo, ma volenti o nolenti ci si arriverà se non si cambierà rotta", conclude.

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