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A Roma i funerali del generale Graziano, feretro avvolto dal tricolore - Video

Le esequie nella basilica di Santa Maria degli Angeli, presenti La Russa, Crosetto e Tajani

21 giugno 2024 | 10.56
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Si celebrano nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, i funerali del generale Claudio Graziano, presidente di Fincantieri e già capo di Stato maggiore della Difesa sulla cui morte sono in corso indagini per istigazione al suicidio. Il feretro del generale è avvolto dal tricolore.

Presenti alle esequie, insieme al Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, i Ministri della Difesa e degli Esteri Guido Crosetto e Antonio Tajani, con il presidente del Senato Ignazio La Russa e il senatore Maurizio Gasparri. Nell'affollata basilica, anche il presidente del Covi, il generale Francesco Paolo Figliuolo e il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello.

L'omelia: "Attoniti di fronte a questa morte"

“Siamo attoniti di fronte a questa morte; siamo nell’angoscia. Ricordare Claudio significa ricordare un uomo saggio, nel senso più ampio del termine; un militare la cui vita è diventata ben presto stella, non solo per le persone più vicine ma per l’Italia, l’Europa, il mondo”. Sono le parole della lunghissima e commovente omelia del Monsignore Santo Marcianò. “Ha brillato, il generale Graziano, in una carriera giunta a vette di incarichi prestigiosi e compiti di altissima responsabilità ma partita dal sogno semplice di seguire egli stesso, come una stella - continua il monsignore - la vocazione militare: il suo ideale di vita di sempre, fin dal fascino esercitato in lui dalle letture giovanili dei racconti degli alpini, interiorizzate assieme ai tanti libri che ha sempre continuato a divorare”.

“Un uomo di grande cultura, Claudio, che nella coscienza ha attinto decisioni cruciali, fedele all’organizzazione e ai valori alti della tradizione militare italiana, ma aperto all’innovazione e alle esigenze di altri popoli; è diventato, così, protagonista di straordinarie missioni diplomatiche e iniziative di pace, specie in terre martoriate da diversi conflitti, contribuendo a estinguere fuochi di guerra apparentemente inevitabili e combinando le strategie di difesa con il necessario supporto umanitario”, continua nel ricordo l'Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, che ha poi aggiunto: “La sua grande umanità, assieme alla serietà, alla professionalità e alla competenza universalmente riconosciutegli, lo ha reso una vera guida, che ha indotto molti alla giustizia, come continua la Sacra Scrittura. Maestro e punto di riferimento, in campo militare e sociopolitico, a livello nazionale e internazionale. Sì, una stella, un uomo saggio perché animato dalla sapienza di un’intelligenza vivace, di un cuore aperto al bene degli altri, di uno sguardo ampio e profondo, nel quale tutti ci siamo sentiti compresi, accolti, ospitati e la cui mancanza sembra lasciarci nell’angoscia”.

Marcianò ha poi parlato di angoscia. “L’angoscia che invade il tempo, pure quello personale, spesso in maniera drammatica, come forse egli stesso avrà sperimentato. Lacrime, tante lacrime - ha sottolineato - che Claudio ha versato, fino alla fine, per la perdita della sua amata Marisa. Una coppia speciale, unitissima, quasi in simbiosi. Un grande amore sponsale, ferito dal vuoto di non aver avuto figli ma, in un certo senso, reciprocamente generativo: sembravano madre e padre l’uno per l’altra; ed era soprattutto lui ad affidarsi alla cura materna di Marisa, a tratti quasi come un bambino con quella fragilità, che forse alla fine in lui ha prevalso, ma comune a tutte le creature umane: il bisogno di amare e di essere amati”.

“La sete di amore era, per questa coppia e per Claudio in particolare, un cuore spalancato all’accoglienza degli altri - ha ricordato il Monsignore - specie di tanti giovani, e un’apertura straordinaria all’amicizia vissuta con lealtà, vicinanza, condivisione di progetti e di gioie”.

“Commuove come, accanto all’unanime riconoscimento di un esemplare uomo delle Istituzioni e di un militare tra i più importanti, per l’Italia e non solo, la definizione che più ricorre negli innumerevoli messaggi di cordoglio sia ‘amico’”, ha detto ancora il monsignore.

“Claudio era un amico - ha ribadito - Lo era anzitutto per voi, uomini e donne delle Istituzioni; e il vostro legame fa emergere ancor più la bellezza della sua persona e, per così dire, il lato bello della missione di servizio alla cosa pubblica portata avanti assieme, da uomini e donne capaci di solidarietà, impegno, trasparenza, dedizione, nel servizio disinteressato al bene comune, alla giustizia, alla pace. È un motivo di gratitudine infinita pensare che il suo cammino abbia intercettato e cambiato il cammino di tante generazioni di comandanti, militari, colleghi di lavoro, parenti e amici. È stato un amico e, per molti di noi, un vero fratello”.

“È vero, Claudio avrà vissuto, nell’ultimo tempo, un pianto inconsolabile - ha poi aggiunto - ma il pianto di Gesù si confonde con il suo e, ne siamo certi, diventa anche per lui Vita che libera dal sepolcro; che scioglie dai lacci di tutto ciò che è buio, dolore, e morte. Mentre ci uniamo al grazie corale e unanime, sentito e convinto, per la vita del generale Claudio Graziano; mentre lo affidiamo con fiducia al Dio di amore, di tenerezza, di misericordia, noi lo ricordiamo come stella saggia e sapiente. Soprattutto, noi lo sentiamo amico e fratello. Dandogli l’ultimo saluto, ci impegniamo a vivere la vita in pienezza: nella preziosità del calore familiare; nella fraternità delle relazioni umane; nella fedeltà a un lavoro che è vocazione, nell’instancabile ricerca di Dio che, solo, può accogliere ed estinguere l’umana sete di giustizia, di amore, di pace. Grazie, Claudio, grazie fratello e amico. Ti vogliamo bene!”.

Crosetto: "Non abbiamo saputo capire il vuoto che si era creato"

“So di rappresentare adesso non soltanto la Difesa, ma il presidente del Senato, il Presidente del Consiglio, i miei colleghi ministri che sono presenti, quelli non presenti, i miei ex colleghi, i rappresentanti della Camera, del Senato, di tutte le forze armate, di quelle che oggi hanno voluto accompagnarlo e di quelli che sono stati i vertici e non solo, quelli che l'hanno conosciuto, tutti i comparti dagli esteri ai servizi, perché era un uomo delle istituzioni”. Inizia così il lungo ricordo del Ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha preso la parola nella basilica di Santa Maria degli Angeli.

“Le istituzioni della Repubblica tutte sono qua a rendere omaggio al suo servizio. Oggi c'è la Repubblica, la sua grande famiglia della Difesa di cui è entrato a far parte nel 1972, a Modena - ha ricordato - Ha fatto tutto quello che poteva fare un uomo. Oggi sono qua anche come ministro della Difesa e lo voglio ringraziare da membro di questa grande famiglia per come si è comportato per l'affetto che ha dato per il modo per la gente che ho voluto dare. Anche sbagliando come ricordava prima. Per come si è comportato, per l'umiltà dello spirito, per la dedizione totale data alla difesa. Non possiamo dimenticarlo. Abbiamo voluto occuparci noi, la sua famiglia della Difesa, del suo saluto finale, lo consideravamo un onore e un dovere per quello che lui ci ha dato”.

“Ma poi c'è una terza persona qua che è Guido - continua - ed è quello che con più difficoltà parla. Perché? - ha chiesto commosso - Perché non abbiamo saputo leggere la profondità del dolore? Perché in tanti che gli abbiamo voluto bene e che l'abbiamo visto fino all'ultimo giorno, non abbiamo saputo fare quello che gli uomini devono sempre fare, guardare al di là degli occhi, non abbiamo saputo capire quale vuoto si è creato. Io e Ignazio - prosegue riferendosi al presidente del Senato La Russa - quando abbiamo saputo la notizia, ci siamo chiesti perché non abbiamo capito. Questo tragico gesto ci ha insegnato quello che nella vita conta di più, che non ha senso nessun traguardo, nessun successo. Siamo qua oggi perché c’è stata una scelta. Hai preferito - ha proseguito rivolgendosi idealmente al generale - lasciare tutti noi, hai preferito lasciare questo mondo, gli onori, gli amici, perché non c'è perché quello che ti interessava non c’era più. E allora io ti posso lasciare solo un augurio. Riprendendo la canzone degli alpini, mi auguro che tu potrai passeggiare per le cime delle montagne di un paradiso con Marisa che fa molti più chilometri di te e tu brontolando la insegui ma non la molli mai. Grazie di tutto, ti vogliamo bene”.

La Russa: "Aveva deciso che la sua strada era salutare noi e stare con sua moglie"

“Da qualche giorno ci interroghiamo su cosa avremmo potuto fare qui, ma in realtà per chi lo ha conosciuto bene non credo che il suo gesto sia stato un gesto di disperazione, un gesto improvviso. Io credo che lui ci abbia pensato, che abbia deciso che la sua strada era quella di salutare noi e stare con sua moglie Marisa, come aveva sempre fatto”, il ricordo del presidente del Senato Ignazio La Russa, uscendo dalla basilica. “Io li conosciuti tutti e due - ha aggiunto - per me, come per Guido, era ormai un fratello che è rimasto tale pur essendo un uomo delle istituzioni. Ricordo che ha cominciato nelle istituzioni con me, come capo di Gabinetto, prima era stato solo un militare, però poi ha attraversato governi di centrodestra e di centrosinistra e ha avuto da tutti un riconoscimento doveroso per le sue capacità e per la sua linearità. Quando si parla di un uomo delle istituzioni - ha concluso - ecco sappiate che l'esempio è proprio Claudio Graziano. Lo è stato veramente fino in fondo, anche se per noi è prima di tutto un fratello”.

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