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Caso Garlasco, Andrea Sempio in caserma a Milano per prelievo Dna

Il 37enne non ha rilasciato dichiarazioni. La legale: "E' tranquillo perché innocente. L’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione"

Andrea Sempio  e Chiara Poggi
Andrea Sempio e Chiara Poggi
13 marzo 2025 | 10.20
LETTURA: 2 minuti

Andrea Sempio in caserma oggi a Milano per il prelievo del Dna. Il 37enne amico del fratello della vittima, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, è stato convocato nella caserma in cui si trovano gli uffici della sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri, per prelevare il Dna e compararlo con la traccia maschile trovata sulle unghie della 26enne. Arrivato in via Vincenzo Monti con il taxi, accompagnato dagli avvocati, il 37enne non ha rilasciato dichiarazioni.

Sempio, già indagato otto anni fa e poi archiviato, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Pavia per omicidio "perché con il concorso di altri soggetti o con Alberto Stasi cagionava la morte" di Chiara Poggi.

Legale Sempio: "Siamo sereni, non abbiamo nulla da temere"

"Certo, non abbiamo nulla da temere”. Così l’avvocata Angela Taccia, uno dei legali che assiste Andrea Sempio, ha risposto ai cronisti che le chiedevano se collaboreranno con le indagini dei carabinieri. “Siamo sereni”, ha detto il legale, uscendo dalla caserma Montebello di Milano insieme al 37enne.

"Il ragazzo è tranquillo perché è innocente”, ha detto l'altro legale di Sempio Massimo Levati. Riferendosi al test del Dna, ha precisato che il suo assistito “non si è sottoposto volontariamente perché volevamo l’ordinanza del gip, una persona terza”. E ai cronisti che gli chiedevano se sia corretto oggi rivalutare i reperti, l’avvocato ha risposto: ”Quali reperti? Non ci sono reperti. Andrea è innocente, non c’entra niente. Non aveva nessun rapporto con Chiara”. A chi lo incalzava chiedendogli delle telefonate fatte da Sempio prima dell’omicidio a casa Poggi, il legale ha risposto: “Lui cercava l’amico Marco, non Chiara, non sapeva che fosse partito, altrimenti non avrebbe telefonato”. Quanto allo scontrino del parcheggio conservato dall’amico del fratello della vittima per oltre un anno, “sono cose superate, già archiviate”.

L’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, non vorrei che lo sia ancora dopo otto anni", ha detto ancora Levati. Una macchinazione - ha aggiunto il legale - “organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente hanno preso il Dna di Andrea”. Se la Procura ora sostiene che sia compatibile con quello prelevato sotto le unghie della vittima, lo fa - ha detto l’avvocato - “perché qualcuno ha rimestato sotto”.

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