In Italia 60 luoghi dove poter affidare il proprio bambino in mani sicure, salvati dal 2006 13 bambini
Culle per la vita e parto anonimo in ospedale: sono queste le opportunità per le donne, magari ancora minorenni, che arrivano al termine della gravidanza e non possono tenere il proprio bambino. Alternative sicure agli abbandoni in chiesa, in strada, nei cassonetti o a epiloghi altrettanto drammatici, come i parti fai-da-te, rischiosi tanto per la mamma quanto per il bambino. Un problema tornato d'attualità dopo la vicenda della 16enne che ha dato alla luce in casa a Sesto San Giovanni (Milano) un bimbo, trovato morto dai sanitari del 118.
60 CULLE PER LA VITA IN TUTTA ITALIA
Le culle per la vita in Italia sono una sessantina. La prima, nel 1992, è stata aperta a Casale Monferrato. L'ultima è stata appena inaugurata a Cosenza ed è la prima della Calabria. Quasi tutte le altre regioni italiane (fanno eccezione Friuli, Molise, Sardegna e Trentino) ne sono dotate. Quella che ne ha il maggior numero è la Lombardia, dove se ne contano dieci, quattro delle quali nella sola provincia di Milano (una quinta è momentaneamente fuori uso). L'elenco, diviso per regioni e con le informazioni dettagliate sugli indirizzi, è consultabile sul sito Culleperlavita.it (che tuttavia - viene precisato in un banner - "declina ogni responsabilità sulla proprietà e il corretto funzionamento delle culle"). Il sito, gestito dal Centro di ascolto alla vita (Cav) offre sostegno alle donne in difficoltà, che stiano per partorire o che abbiano già partorito.
CULLE PER LA VITA E PARTI ANONIMI, LE DIFFERENZE
Nel primo caso il consiglio è solo uno: "Vai in ospedale, potrai partorire gratuitamente e in modo anonimo, sia che tu sia italiana o straniera, non riconoscere il tuo bambino e permettergli di essere accolto da una famiglia in adozione. Comunque non abbandonarlo!", raccomanda Culleperlavita.it. Nel caso di bambini già nati, la soluzione è la culla per la vita, la versione moderna della ruota degli esposti. Trovata e raggiunta quella più vicina, si può - in totale anonimato - aprirla con un pulsante, lasciare il bambino e attendere la chiusura. Nella culla, termica e collegata a vani o stanze, il bebè sarà al sicuro, prima di essere affidato ai sanitari per le prime cure e dato poi in adozione a una famiglia.
CULLE PER LA VITA, 13 BAMBINI SALVATI IN ITALIA
Sono 14 i bambini affidati alle culle per la vita in Italia: il primo fu Stefano nel 2006, accolto al Policlinico Casilino di Roma. La stessa culla venne riattivata nel 2019 e nel 2020. Tre bambini salvati come alla Mangiagalli di Milano, a cui si aggiungono Azzurra, presa in cura nel 2016 ad Abbiategrasso (Mi); i fiorentini Daniela e Francesco; la piccola Anna nata a Genova nel 2021; l'ultima arrivata, Noemi, accolta a Bergamo nel 2024 e i baresi Luigi e Maria Grazia. Nella stessa culla, quella della parrocchia San Giovanni, a inizio del 2025 è stato lasciato Angelo, trovato morto il 2 gennaio per ipotermia.
CULLE PER LA VITA, COSA DICE LA LEGGE
Una vicenda che ha scosso profondamente l'Italia e fatto emergere la necessità di una normativa sulle culle per la vita, come chiede da anni la psicologa Teresa Ceni Longoni, presidente del Centro di ascolto alla vita (Cav) e responsabile del sito Culleperlavita.it. "Le culle per la vita vanno riconosciute come strumenti salva-vita, al pari di un defibrillatore, e vanno normate: devono esserci dei criteri chiari per chiunque voglia aprire una culla, oggi purtroppo non è così", racconta all'Adnkronos. L'altro problema, su cui Ceni Longoni sollecita il Parlamento, è la tutela delle donne che vi fanno ricorso. "E' necessario - spiega - che vengano equiparate a una mamma che fa un parto anonimo in ospedale, mentre oggi sono passibili di denuncia per abbandono di minori, al pari di una mamma che lascia il figlio in un cassonetto. E questo è assurdo: le culle offrono un servizio salva-vita, non si possono penalizzare le donne che ne usufruiscono".
CULLE PER LA VITA, LA PETIZIONE PER UNA LEGGE QUADRO
Un'utilità sociale di quello che la presidente del Cav definisce "un gesto estremo di accoglienza" su cui, soprattutto dopo il caso di Bari, sta crescendo la consapevolezza. "C'è un'opinione pubblica che si sta mobilitando", dice. E in effetti, dopo la morte di Angelo, è stata lanciata da CitizenGo una appello online che chiede al Parlamento di approvare una legge quadro sulle culle per la vita e sul parto anonimo, equiparando le due scelte e dotando ogni punto nascita del Paese sia del presidio salva-vita per le donne che hanno già partorito, sia di un'équipe multidisciplinare che possa supportare quelle che decidano di farlo in modo anonimo in ospedale.