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Caso Garlasco, Stasi continua a dirsi innocente: così 'rischia' la semilibertà

Tra i requisiti che il Tribunale di Sorveglianza valuta c'è anche quello della resipiscenza, ossia l'aver compreso il proprio errore

Alberto Stasi - (Fotogramma/Ipa)
Alberto Stasi - (Fotogramma/Ipa)
24 marzo 2025 | 17.54
LETTURA: 1 minuti

Il continuare a dichiararsi innocente rischia di mettere nei guai Alberto Stasi, condannato a 16 anni in via definitiva per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Il 41enne dal gennaio 2023 esce dal carcere milanese a Bollate per il lavoro esterno (concesso per buona condotta), ossia svolgere mansioni contabili e amministrative con rigide prescrizioni sugli orari di uscita e di rientro in cella.

A breve Stasi potrebbe iniziare a beneficiare della semilibertà. In questo caso però tra i requisiti che il Tribunale di Sorveglianza valuta c'è anche quello della resipiscenza, ossia l'aver compreso il proprio errore. Da quando è diventata nota la notizia che la Procura di Pavia indaga su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, Stasi è diventato bersaglio di telecamere e microfoni e all'inviata di Mattino 5 ha ribadito la sua innocenza e che "bisognerà approfondire" sul perché il Dna dell'indagato è sui margini delle unghie della vittima.

In un altro caso mediatico, a Salvatore Parolisi - condannato per l'omicidio della moglie Melania Rea - sono stati revocati i permessi premio dopo un'intervista con cui ha svalutato il processo, il percorso di reinserimento e la figura della donna. In ambienti vicini alla Sorveglianza si fa notare che a Stasi, se ha come obiettivo la semilibertà, conviene tenere la bocca chiusa.

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