
Giuseppe Mazzola fu ucciso con Graziano Giralucci nell'assalto alla sede del Msi di Padova del 1974. Il figlio all'Adnkronos: "Era disarmato quando fu ferito prima di essere finito con un colpo alla testa. L'ex brigatista raccontava di aver raccolto il testimone della Resistenza, mio padre da carabiniere la guerra di Liberazione l'ha fatta sul serio"
"Mio padre è stato assassinato senza pietà nel 1974. Era disarmato quando fu ferito prima di essere finito con un colpo alla testa nei locali di Via Zabarella. Insieme a Graziano Giralucci è stata la prima vittima delle Brigate Rosse. Un'azione figlia di una campagna d'odio, altro che battaglia ideologica. Quel dolore non mi ha più abbandonato, ma oggi dico che Dio abbia pietà di Franceschini, anche se lui non ne ha avuta". Così, all'Adnkronos, Piero Mazzola, figlio di Giuseppe, ucciso nell'assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano in via Zabarella a Padova. Nell'agguato del 17 giugno 1974 da parte di un gruppo delle Brigate Rosse morirono Giuseppe Mazzola, carabiniere in congedo, e Graziano Giralucci, agente di commercio, entrambi militanti Msi.
Alberto Franceschini, tra i fondatori della Br, scomparso l'11 aprile scorso, fu condannato per concorso morale a 18 anni per il duplice omicidio. "Sì certo, lui non era lì presente ma sapeva tutto - sottolinea Piero Mazzola - Dai libri di storia si è per caso mai appreso che Hitler o Himmler abbiano aperto personalmente i rubinetti del gas nei campi di concentramento? Quando si parla di concorso morale, chi non mastica di diritto è orientato a pensare a qualcosa di minor conto. Franceschini non ha aperto il fuoco ma ha deliberato: sapeva benissimo cosa i compagni sarebbero andati a fare. Uno aveva una pistola con silenziatore e il giorno prima erano andati ad allenarsi al tiro sui Colli Euganei".
Piero Mazzola ricorda di aver vissuto in prima persona tanti processi e che l'ex terrorista rosso alla fine "se l'ha cavata" grazie alla legislazione premiale e alle legge sulla dissociazione. Non porta rancore ma non riesce a riscattare figure che per lui "sono stati volgari assassini". Il paradosso, poi, aggiunge, "è che Franceschini raccontava di aver raccolto il testimone della Resistenza, mio padre da carabiniere la guerra di Liberazione l'ha fatta sul serio".