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Afghanistan, Bertolotti (Ispi): "Il governo dei Talebani rispecchia equilibri, preoccupa la presenza di Haqqani"

"La sua unità militare è tra le più feroci - non rispetteranno alcun accordo con la comunità internazionale"

(Foto Afp)
(Foto Afp)
07 settembre 2021 | 20.09
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La composizione del governo dei Talebani annunciato a Kabul ''rispecchia esattamente gli equilibri di potere della galassia talebana''. Ma quello che deve preoccupare la comunità internazionale è l'incarico di ministro degli Interni affidato a Sirajuddin Haqqani, ricercato dall'Fbi e ''comandante di un'unità militare tra le più feroci, autore di attacchi complessi a Kabul negli ultimi 15 anni, l'uomo che ha introdotto gli attentati suicidi in Afghanistan''. Inoltre ''c'è il rischio che Haqqani possa collaborare con gruppi terroristici che hanno obiettivi fuori dall'Afghanistan e che potrebbero usare il Paese come base la logistica''. Lo spiega all'Adnkronos Claudio Bertolotti, ricercatore associato Ispi e direttore di Start InSig, partendo da ''un'unica certezza: i Talebani non hanno mai rispettato un accordo firmato con le controparti'', ma ''continueranno a dire quello che la comunità internazionale vuole sentirsi dire''.

Analizzando la composizione del governo ad interim dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, Bertolotti parla di ''soluzione che soddisfa i principali gruppi nelle varie shura, in particolare in quella di Quetta guidata dal mullah Hibatullah Akhundzada che ha due bracci destri''. Uno è il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del mullah Omar scelto come ministro della Difesa. ''E' un soggetto definito riformista - spiega l'analista - E' interessante che il suo nome fosse già comparso nel periodo 2015-2017, quando il movimento talebano era frantumato e indebolito per lotte intestine conseguenti alla morte del mullah Omar e dall'elezione, non da tutti condivisa, del suo successore, il mullah Mansour''. Quest'ultimo per due anni aveva tenuto nascosta la morte del Mullah Omar e fatto dichiarazioni a suo nome, ma poi, ''per trovare legittimità del suo ruolo politico, si strinse al mullah Yaqoob. E poi, ancora, a Sirajuddin Haqqani''.

Mansour venne poi tradito dai suoi e ucciso in un raid aereo americano. ''Gli sopravvivono Sirajuddin Haqqani e Yacoob, che diventano bracci destri di Akhundzada nella sua riorganizzazione dei Talebani che va a eliminare componenti estremisti, ma mantiene ben saldi i rapporti con il Pakistan'', prosegue Bertolotti, che vede appunto nel ''governo talebano attuale un perfetto equilibrio delle varie istanze e dei ruoli politici dei gruppi al potere e delle tribu''. L'elemento che ''preoccupa non poco dovendo interagire con questo governo'' è appunto Haqqani ministro degli Interni. ''La rete Haqqani è fortemente legata ad al-Qaeda - spiega - anche per una serie di vincoli matrimoniali''.

Anche il primo ministro, il mullah Hassan akhund, è ''una vecchia conoscenza della galassia talebana in quanto è tra gli elementi politici di spicco del periodo 1996-2001, quando ha ricoperto anche l'importante ruolo di ministro degli Affari esteri. Oltre a essere molto legato al mullah Omar, lo è anche a Akhundzada''.

Mentre entra in carica il governo ad interim dei Talebani, ''che potrebbe durare un giorno o anni'', è ''il movimento di resistenza'' della Valle del Panshir che ''è destinato a soccombere perché la comunità internazionale ha deciso di non sostenerlo'', prosegue Bertolotti, convinto che ''l'Occidente abbia chiuso in modo molto poco responsabile un impegno che si era assunto tra pochi alti e molti bassi per 20 anni''. E dato che ''i Talebani non hanno mai rispettato un singolo punto dell'accordo firmato a Doha con gli Stati Uniti'', per Bertolotti ''non faranno nulla di quello che la comunità internazionale continua a chiedere, come diritti delle donne, rispetto dei diritti umani...''. Insomma, ''nelle aree che sono fuori dall'attenzione mediatica, le violenze consuete dei Talebani continueranno, con una applicazione rigida e severissima della sharia''.

La differenza è che ''stanno emergendo forme di protesta popolare e sociale delle donne, che in modo molto coraggioso si espongono per puntare il dito contro i talebani. Ma questo i media non lo potranno più raccontare, perché saranno sempre meno presenti sul territorio''.

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