La prima giornata del Festival in archivio
C'è una ragione per la quale questo Sanremo è un inedito e la conosciamo, ahimè, proprio tutti, dal Nord al Sud del mondo. Si chiama Covid 19. Non a caso il dibattito sull'Ariston, vuoto per motivi di sicurezza sanitaria, è durato un bel po'. Le poltrone vuote sono state, quindi, una novità annunciata. Renderle persino complici richiedeva un salto, ironico e chissà, magari benaugurante per il prossimo Festival. Un salto che Fiorello ha compiuto subito con il suo discorso alle poltrone vuote: "Non avete mai potuto vedere il Festival, avete visto sempre la parte peggiore dell'essere umano", ha detto elencando tutti i posteriori celebri che si sono seduti nella platea di Sanremo. Poi ha coinvolto le poltrone in una coreografia di gruppo: "Su i braccioli, giù i braccioli", per concludere: "Una poltrona senza culo è come Zingaretti senza la D'Urso". E' il suo mestiere sdrammatizzare con l'arte e senza dubbio il suo 'Discorso alle poltrone' non è stato alto come 'Il discorso del Re', ma coraggioso sì, perché al di là di tutto, ci si mette in gioco come esseri umani.
Le curiosità di questa kermesse canora targata Covid sono state numerose. Partiamo dalle prime due: l'apertura al buio per il 71° Festival di Sanremo per iniziare subito con ironia e, per dirla con Fiorello, "per fare gli scongiuri seri senza che nessuno ci veda", e la lettera al festival scritta dal direttore artistico Amadeus che ieri ne ha letto un passo. Una lettera in cui ha spiegato cosa lo abbia spinto testardamente a mettere in pista questo Festival 71 e cosa ha compreso nel viaggio che lo ha condotto a preparare la kermesse in questa situazione sanitaria con relativi protocolli al seguito. "Abbiamo scoperto - ha scritto Amadeus - che la normalità è una cosa straordinaria. E proprio per riavere un po' di quella normalità, abbiamo lavorato in maniera straordinaria. Ecco, oggi Sanremo riparte. Con i cantanti e le canzoni, l'orchestra e i giornalisti e tutti quei lavoratori che con professionalità mi aiuteranno a portare in scena uno spettacolo di qualità. Non avrò spettatori in sala ma mi rincuorerò pensando al pubblico della tv e, soprattutto, a quella signora col paltò cammello di Ponte Milvio", la vedova con i capelli grigi incontrata al supermercato che anelava un po' di normalità, anche attraverso il tradizionale Festival della canzone italiana in tv.
Ma le curiosità sono andate avanti. Ed è intervenuto Fiorello a riportare il baricentro sul gioco facendo il suo ingresso con un look esagerato alla Achille Lauro, rossetto viola, smalto nero e mantello di fiori, intonando la sua versione del brano vincitore del primo festival di Sanremo, 'Grazie dei fior'. Quel carrello però, sebbene elegante e persino di materiale quasi trasparente, usato per poggiare buste e fiori evitando che gli oggetti passassero di mano in mano come da protocollo, ha ricordato costantemente a tutti che questo è il Festival targato Covid. Sanremo è una Festa sì, ma vuole essere anche la fotografia del Paese e delle sofferenze, anche fuori dai confini. Anche questa volta, infatti, nella prima serata, Amadeus ha trovato uno spazio per ricordare l'attivista e ricercatore egiziano Patrick Zaki, da tempo in carcere, esprimendo l'auspicio che torni libero nella sua Bologna. Niente sagome di Zaki in latea, quindi, come sperava Amnesty, ma il ricordo non è mancato, così come il 'No' di Sanremo alla violenza sulle donne attraverso la simbolica scarpa rossa portata sul palco da Loredana Bertè che si è esibita in una sorta di medley dei suoi brani più famosi, portando come sempre la sua autenticità sul palco, al di là di mode o effetti scenici che non corrispondano al suo sé. Ultima curiosità, l'elogio del bacio al tempo del coronavirus da parte della giovane attrice Matilda De Angelis, una vera e propria lezione giocosa ma tristemente capace di portare all'attenzione generale l'irrompente semplicità essenziale di certi gesti nella vita. (di Veronica Marino)