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Partita del cuore, Pecchini querela Aurora Leone

L'ex dg della Nazionale Cantanti porta in tribunale la componente di The Jackal

Partita del cuore, Pecchini querela Aurora Leone
31 maggio 2021 | 15.54
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Gian Luca Pecchini, ex dg della Nazionale Cantanti, querela Aurora Leone, componente di The Jackal che aveva denunciato un episodio di sessismo prima della Partita del Cuore, disputata a Torino la scorsa settimana. Pecchini, travolto dalla bufera, ha lasciato l'incarico. Ora, passa al contrattacco. ''Alla luce dei molteplici e continui attacchi mediatici, come già anticipato in un’intervista ho deciso di rivolgermi allo studio dell’Avvocato Gabriele Bordoni per presentare querela nei confronti di Aurora Leone e di chi con lei mi ha leso nella reputazione, così da tutelare i miei diritti, la mia immagine e, soprattutto, la mia dignità di uomo e di professionista'', dice l'ex dg.

''L’iniziativa assunta con querela per diffamazione aggravata presso la Procura di Torino è stata necessaria per ristabilire la verità dei fatti -spiega l'avvocato Gabriele Bordoni, penalista al quale si è rivolto Pecchini in seguito a quanto accaduto- l’uso diretto e personale dei sistemi di comunicazione di massa consente ampia libertà di espressione a chiunque ed è un valore da salvaguardare che va tenuto però ben distinto dalla loro strumentalizzazione; la critica e le opinioni sono sacrosante, ma non lo è affatto la propalazione di notizie infondate, confuse e lesive, tali da innescare in poche ore la demolizione della reputazione di una persona, difficilmente recuperabile in seguito''.

''Si pensa in questi giorni -continua il legale di Pecchini- di introdurre una legge a contrasto della discriminazione per motivi fondati sul sesso o sul genere, ma si ripensa anche di riattivare forme di censura a contrasto della disinformazione, soprattutto attraverso la rete. Sono sintomi di un malessere culturale e sociale, potenzialmente inducenti pericolose derive che nella vicenda di Pecchini trovano occasione per essere considerate e discusse. Ma, intanto, va tutelata nella sede competente la dignità di un uomo, della sua famiglia e del suo lavoro, proteggendolo dal linciaggio morale e da superficiali, frettolose quanto feroci condanne mediatiche, disancorate dalla reale dimensione dei fatti. Tanto si impone in uno stato di diritto'', conclude.

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