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Partita del cuore, Pecchini: "The Jackal dicano la verità"

All'Adnkronos, all'indomani delle dimissioni scaturite dal 'caso Aurora Leone': "Su di me macchina mediatica del fango, a rischio mia reputazione"

Partita del cuore, Pecchini:
26 maggio 2021 | 20.10
LETTURA: 3 minuti

"Quello che chiedo ai The Jackal è di essere sinceri e di dire la verità su quanto è accaduto". Il 'caso Aurora Leone' alla vigilia della Partita del cuore ha portato alle dimissioni di Gianluca Pecchini, direttore generale della Nazionale Cantanti, che con l'Adnkronos rompe il silenzio dopo la denuncia social. "Ieri c'è stata la Partita del Cuore e questo è quello che conta davvero ma oggi è il giorno dopo. Mi sono dimesso per il bene della rete e della raccolta fondi, quello che chiedo ai The Jackal è di essere sinceri e di dire la verità su quanto è accaduto - dice Pecchini - Se non dovessero farlo dovrò tutelare la mia immagine da questa macchina mediatica del fango che mi hanno scatenato contro, sia a titolo personale che dell'Associazione a cui ho dedicato 40 anni di vita e che ha raccolto 100 milioni di euro compresi i 300mila euro di ieri sera''.

''Io e i The Jackal non giochiamo ad armi pari - sottolinea - io non ho neanche Facebook. Loro usano una macchina mediatica contro cui io non posso competere. Vorrei che loro fossero sinceri e che dicessero come sono realmente andate le cose, questo caos mediatico rischia di rovinare la mia immagine, la mia reputazione e la mia famiglia visto che ho anche tre figlie. Ieri mattina per senso di responsabilità mi sono beccato tutti gli insulti e ho dato le dimissioni perché sennò rischiava di saltare la manifestazione. Ma ora è il momento di fare chiarezza''.

Pecchini all'Adnkronos racconta così la sua versione dei fatti su quanto accaduto al J Hotel: "Eravamo tutti nella sala del ristorante del J Hotel e io stavo andando a controllare dove si sarebbero seduti Mogol, che è il nostro fondatore, Donna Allegra Agnelli e tutti gli altri ospiti. Tradizionalmente -spiega- al tavolo della Nazionale Cantanti ci si siedono solo i calciatori e i cantanti. In quel momento i cantanti smettono di essere artisti e diventano una squadra di calcio che il giorno dopo deve scendere in campo per raccogliere fondi''.

"I The Jackal venivano da Napoli e mi avevano spiegato che avevano chiesto, vista la distanza che dovevano percorrere in treno, di poter anticipare il loro arrivo che era previsto per il giorno dopo e quindi verso di loro era stata fatta una agevolazione -racconta ancora Pecchini- Io sono andato lì e ho semplicemente detto loro: 'Ragazzi questo è il tavolo della Nazionale Cantanti' e gli ho chiesto se gentilmente si potevano sedere in altri tavoli e così hanno fatto visto che hanno mangiato nel tavolo a fianco''.

''Non so perché Aurora abbia raccontato questa storia -aggiunge - l'ho vista un po' stizzita quando le ho detto che quello era il tavolo della Nazionale Cantanti ma non mi sarei mai immaginato un caos del genere. Loro (i The Jackal) continuano a dire che io ho detto frasi sessiste e a infangare il mio nome nonostante io li abbia visti forse per 46 secondi''.

''Lavoro in questo settore da 40 anni -ribadisce Pecchini- non abbiamo mai fatto discriminazioni verso nessuno, se per Aurora la discriminazione è che la nostra squadra deve porter stare seduta al tavolo insieme per poter parlare delle proprie cose allora sì, sono sessista'', conclude ironico.

(di Alisa Toaff)

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